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Jazzascona

di Michele Manzotti
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Data di pubblicazione su web 01/07/2013  

 

Ascona (Canton Ticino) - Dalla street bands alle piccole formazioni fino ai grandi nomi. Con la musica che parte dalla mattina per terminare a notte fonda. Tutto sul lungolago. Questa è la formula del festival Jazzascona e funziona a meraviglia, dato che la località del Canton Ticino sulla riva nord del Lago Maggiore è ogni anno meta di appassionati di jazz. Non tutti, perché nella rassegna mancano solisti e gruppi che si legano a sonorità più sperimentali. Lo stile proposto varia dal dixieland alla canzone jazzata passando attraverso il gospel e il blues. Tanti i concerti in calendario (180 in tutto, per una presenza stimata in 80mila  spettatori nell’arco di nove giorni) in gran parte gratuiti: solo quelli degli artisti di maggiore fama prevedevano un biglietto d'ingesso. Tra questi Mario Biondi, Ornella Vanoni, Robben Ford, i Blind Boys of Alabama e Tania Maria.

 

Quest'ultima ha portato il Brasile ad Ascona con i suoi tre musicisti. Interprete legata alla tradizione con base per le improvvisazioni, Tania Maria rimane prevalentemente una pianista più che una cantante. La voce è spesso utilizzata all'unisono con la melodia suonata dalla mano destra e il canto conta più sulla potenza rispetto al lirismo. Lo show proposto è comunque basato sulla sua personalità e sul ritmo grazie anche alla presenza del batterista Hubert Colau e dell'eccellente percussionista Edmundo Carneiro. Successo previsto e meritato.

Il tempo di uscire dal Jazz Club Torre e il pubblico che aveva assistito a Tania Maria si è trovato di fronte (e per la strada) un quartetto insolito e di ottima qualità. Come leader, il cantante e trombonista irlandese Paddy Sherlock che svolge la sua attività in Francia. Con lui si sono esibiti il chitarrista Thomas Ohresser (dal tocco ispirato alla grande lezione di Django Reinhardt), il bassista americano Marten Ingle e il percussionista Jean Philippe Naerder. L'esibizione di Sherlock è stata perfettamente in tema con il motto del festival 2013, ovvero It don't mean a thing if you ain't got that swing, primi versi del grande hit di Duke Ellington. Le sue canzoni viaggiano su basi jazz e blues con melodie gradevoli adatte alla voce, poco potente ma molto duttile. Valido esecutore di trombone, Sherlock ha tenuto  ferma l'attenzione del pubblico grazie anche a una presenza scenica basata sul divertimento.

 

Contemporaneamente veniva consegnato il premio del pubblico a Gunhild Carling e alla sua formazione. Cantante, trombonista, trombettista, pianista e ballerina di tip tap, Gunhild sul palco è circondata dalla sua famiglia. Dal padre Hans alla tromba alla madre Anja al banjo, ai fratelli Ulf e Max rispettivamente a batteria e clarinetto, fino ai figli. Lo spettacolo della Carling family è imperdibile: la musica ha un modello preciso che parte dalla Creole Jazz Band (il suono di New Orleans) fino ai classici swing e a tante canzoni originali composte, a quanto da loro detto, giorno dopo giorno. Oltre alla bravura tecnica evidenziata dal fatto che molti dei musicisti erano polistrumentisti, la Carling familiy inserisce momenti di arte circense e ballo coinvolgendo tutte le generazioni sul palco. Una bella sorpresa giunta dalla Svezia e un premio indubbiamente meritato.

  

Abbiamo ricordato Ornella Vanoni tra i protagonisti del festival, anche perché oltre al concerto  il cartellone del festival presentava anche la proiezione di Ricetta di donna, un “docu-film” di Alexandra della Porta Rodiani sull'attività dell'artista. ĢIl jazz da sempre fa parte della mia vita - ha spiegato in conferenza stampa - in America ho collaborato con Ron Carter e Gil Evans, incidendo anche un disco. Quando ho avuto la proposta da Dado Moroni e dai suoi musicisti ho detto subito di sì. Io sul palco continuo a divertirmi. Anzi io vorrei lavorare molto di più perché ormai sono consapevole dei miei mezzi artistici. Anni fa decidevo di prendermi agosto libero perché ritenevo fosse giusto avere anche una vita privata a differenza della maggior parte dei colleghi. Oggi mi esibirei sempre, perché in scena sono perfettamente a mio agioģ.


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