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Paul McCartney live all'Arena di Verona

di Michele Manzotti
  Paul McCartney live
Data di pubblicazione su web 28/06/2013  

 

I fuochi d’artificio e i coriandoli tricolore nel finale probabilmente erano superflui. Ma il padrone di casa voleva fare le cose in grande. Se poi si chiama Sir Paul McCartney, ovvero un personaggio che ha segnato indelebilmente la musica del secondo Novecento, la festa aveva la garanzia di riuscita. Perché quella dell’ex Beatles all’Arena di Verona era una vera e propria festa, con uno schema in parte già scritto attraverso però la proposta di varie sorprese. L’unica data italiana di Paul McCartney è stata presa d’assalto dagli appassionati di tutte le età: dai coetanei  dell’artista, arrivato splendidamente alle settantuno primavere, fino a insospettabili pattuglie di giovanissimi che probabilmente avevano mandato a memoria dai dischi di nonni e padri le canzoni dei Beatles. Perché se il gruppo si è sciolto nel 1970, e nonostante McCartney abbia avuto una lunga carriera con i Wings e solista, gli spettatori erano venuti per un repertorio che nonostante i decenni di età resta tuttora indimenticabile.

 

Durato quasi tre ore, il concerto ha quindi sancito quanto sia ancora forte il ricordo dei “Fab Four” nel pubblico. McCartney però non ha voluto dimenticare il lungo periodo dei Wings e il ricordo della prima moglie Linda Eastman, che del gruppo faceva parte. A lei ha dedicato Maybe I’m amazed, mentre del gruppo post Beatles sono state proposte alcune perle. Innanzitutto Band on the Run, dall’omonimo album del 1974, Hi Hi Hi, Nineteen Hundred and Eighty Five, Let Me Roll It (con una citazione di Foxy Lady di Jimi Hendrix) e Live and Let Die, brano immancabile nei concerti di “Macca” resa in modo spettacolare sul palco con bocche di fuoco, botti e simulazioni di esplosioni (ricordiamo che è tratta dalla colonna sonora dell’omonimo film di 007 con Roger Moore). Queste sono parte delle sorprese per il pubblico che sono proseguite per tutto il concerto nella scaletta beatlesiana.

 

Perché se era prevedibile che McCartney proponesse Blackbird, Let it Be, Hey Jude e Yesterday lo è stato meno quando ha suonato Lovely Rita e Being for the Benefit of Mr.Kite da Sgt. Pepper’s. O quando si è lanciato nel rock di Paperback Writer, Day Tripper e Helker Skelter. O lo swing di Your Mother Should Know da Magical Mistery Tour, documentario musicale del 1967 restaurato da poco. E il tributo agli anni d’oro è proseguito con l’omaggio ai colleghi scomparsi John Lennon (Here Today) e George Harrison, del quale ha interpretato Something attaccandola con l’ukulele così come fece nel 2002 al Concert for George alla Royal Albert Hall di Londra. Questa è stata forse l’unica licenza che Paul si è preso in una reinterpretazione dei brani dei Beatles quasi rigorosa, in modo da ricreare nel pubblico la sensazione di riascoltare il disco. Solo che non era il disco, era tutto vero con uno dei protagonisti (e che protagonista!) a regalare al pubblico un concerto mai visto dato che i Beatles nel 1966 smisero di suonare dal vivo.

 

Il successo annunciato ha avuto conferma nel canto all’unisono dei tredicimila dell’Arena di molti dei brani dei Beatles, dall’iniziale Eight Days a Week alla conclusiva Golden Slumbers/Carry That Weight/The End dal lato B di Abbey Road. Era quello che il pubblico voleva da Paul. Anzi da Sir Paul, il baronetto per eccellenza della musica.


Paul McCartney live



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