Racconto crudele di giovinezza
Premiato dalla giuria di France Cinéma per l'interpretazione dell'attrice protagonista, Sylvie Testud, l'ultimo film di Alain Corneau è un itinerario, grottesco e pungente, alla ricerca della propria identità attraverso la scoperta dell'altro.
Il regista rielabora un romanzo della scrittrice belga Amélie Nothomb per raccontare le disavventure di una giovane belga, Amélie (la Testud) che decide di fare ritorno in Giappone, dove ha trascorso l'infanzia, assunta come interprete da una multinazionale. Il racconto si avvia sui toni di un romanzo di formazione deformato dall'ironia: le continue gaffes della protagonista, incapace di adeguarsi alle convenzioni e ai ruoli della società giapponese, unite alla sfiducia dei superiori nei confronti di chi è diverso, in questo caso perché occidentale, provocano una continua degradazione della ragazza, costretta ad occuparsi di mansioni sempre più umilianti finché, come il portiere del Murnau di L'ultimo uomo, viene costretta al ruolo di custode delle toilettes.
Lo sguardo sarcastico con cui il film osserva la società giapponese e ne mette in ridicolo il sistema gerarchico e spesso ottuso - illustrandolo in sequenze movimentate dall'uso della steadycam - colora il film di un umorismo caustico che lo avvicina a certi aspetti del cinema di Kitano; e a Kitano rimandano anche le piccole parentesi di respiro più fantasioso, quando la ragazza immagina di sfuggire all'atmosfera soffocante dell'ufficio librandosi in aria sopra la città. Ma accanto al registro satirico corre - ed è il pregio maggiore del film - una venatura più profonda, rappresentata dalla relazione ambigua che s'instaura tra Amélie e Fubuki Mori, sua diretta superiore. La sceneggiatura si fa poetica nel descrivere il fascino che la bellezza di Fubuki esercita sulla protagonista; un incanto che sembra irretire Amélie, tanto da farle perdere ogni capacità intellettuale di fronte alla donna. E quando costei diviene la principale persecutrice della ragazza nell'affidarle compiti degradanti, il rapporto vittima-carnefice sembra compiersi: in un susseguirsi di sequenze statiche giocate sull'alternanza di campi-controcampi che chiudono le due attrici nella fissità del primo piano, Amélie scivola nel ruolo della vittima sacrificale, quasi felice di fronte al disprezzo ostentato da Fubuki. È quest'esperienza dell'annullamento di sé nel confronto con chi è radicalmente altro che porta Amélie a scoprire se stessa e la propria vocazione di scrittrice: nell'incontro con la bellezza ostile ed estranea di Fubuki la protagonista riesce a leggere tra le righe di sé e a trovare una chiave di lettura della propria esistenza. Così un film dalla narrazione tagliente e che diverte, diviene analisi di un'anima. Corneau sa mitigare il sarcasmo sciogliendolo nella musicalità delle voci degli attori mescolate alle Variazioni Goldberg di Bach; un innesto musicale affascinante che riporta lo spettatore alla magia del bellissimo Tous les matins du monde (1991). redazione@drammaturgia.it
Il regista rielabora un romanzo della scrittrice belga Amélie Nothomb per raccontare le disavventure di una giovane belga, Amélie (la Testud) che decide di fare ritorno in Giappone, dove ha trascorso l'infanzia, assunta come interprete da una multinazionale. Il racconto si avvia sui toni di un romanzo di formazione deformato dall'ironia: le continue gaffes della protagonista, incapace di adeguarsi alle convenzioni e ai ruoli della società giapponese, unite alla sfiducia dei superiori nei confronti di chi è diverso, in questo caso perché occidentale, provocano una continua degradazione della ragazza, costretta ad occuparsi di mansioni sempre più umilianti finché, come il portiere del Murnau di L'ultimo uomo, viene costretta al ruolo di custode delle toilettes.
Lo sguardo sarcastico con cui il film osserva la società giapponese e ne mette in ridicolo il sistema gerarchico e spesso ottuso - illustrandolo in sequenze movimentate dall'uso della steadycam - colora il film di un umorismo caustico che lo avvicina a certi aspetti del cinema di Kitano; e a Kitano rimandano anche le piccole parentesi di respiro più fantasioso, quando la ragazza immagina di sfuggire all'atmosfera soffocante dell'ufficio librandosi in aria sopra la città. Ma accanto al registro satirico corre - ed è il pregio maggiore del film - una venatura più profonda, rappresentata dalla relazione ambigua che s'instaura tra Amélie e Fubuki Mori, sua diretta superiore. La sceneggiatura si fa poetica nel descrivere il fascino che la bellezza di Fubuki esercita sulla protagonista; un incanto che sembra irretire Amélie, tanto da farle perdere ogni capacità intellettuale di fronte alla donna. E quando costei diviene la principale persecutrice della ragazza nell'affidarle compiti degradanti, il rapporto vittima-carnefice sembra compiersi: in un susseguirsi di sequenze statiche giocate sull'alternanza di campi-controcampi che chiudono le due attrici nella fissità del primo piano, Amélie scivola nel ruolo della vittima sacrificale, quasi felice di fronte al disprezzo ostentato da Fubuki. È quest'esperienza dell'annullamento di sé nel confronto con chi è radicalmente altro che porta Amélie a scoprire se stessa e la propria vocazione di scrittrice: nell'incontro con la bellezza ostile ed estranea di Fubuki la protagonista riesce a leggere tra le righe di sé e a trovare una chiave di lettura della propria esistenza. Così un film dalla narrazione tagliente e che diverte, diviene analisi di un'anima. Corneau sa mitigare il sarcasmo sciogliendolo nella musicalità delle voci degli attori mescolate alle Variazioni Goldberg di Bach; un innesto musicale affascinante che riporta lo spettatore alla magia del bellissimo Tous les matins du monde (1991). redazione@drammaturgia.it
Stupeur et tremblements
Stupeur et tremblementsCast & credits
Titolo
Stupeur et tremblements |
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Origine
Francia, Giappone |
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Anno
2003 |
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Durata
107' |
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Formato
35 mm |
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Colore | |
Regia
Alain Corneau |
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Interpreti
Sylvie Testud (Amélie) Kaori Tsuji (Fubuki) Taro Suwa (Saito) Bison Katayama (Omochi) Yasunari Kondo (Tenshi) Sokyu Fujita (Haneda) Heileigh Gomes (Amélie bambina) Eri Sakai (Fukubi bambina) |
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Produttori
Alain Sarde |
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Produzione
Canal +, Divali Films, Les films Alain Sarde |
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Sceneggiatura
Alain Corneau, dal romanzo di Amélie Nothomb |
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Montaggio
Thierry Derocles |
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Fotografia
Yves Angelo |
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Suono
Pierre Gamet, Gérard Lamps |