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Paparapiglia (2)

di Roberto Fedi
  giovanni paolo II a Montecitorio
Data di pubblicazione su web 15/11/2002  
Il papa va in Parlamento: è la prima volta nella storia, ed avviene giovedì 14 novembre, alle ore 11 circa. La visita suscita polemiche, qualche parlamentare non apprezza e non è presente, ma insomma la cosa ha un qualche rilievo. Come quasi tutti hanno detto in questo caso, si tratta di un gesto simbolico di superamento di antichi steccati fra Stato e Chiesa, la sanzione di una 'pacificazione' definitiva dopo Porta Pia. Forse, chissà, anche un'intrusione della Chiesa nello Stato.

Eccetera eccetera. Qui interessa, ovviamente, solo la pars televisiva di tutta la faccenda: come, cioè, la Rai ha 'servito' il cosiddetto evento storico. Non capita mica tutti i giorni di far vedere in diretta nazionale, Rai1, una cosiddetta giornata storica mentre si svolge. Infatti ben 13 telecamere della Rai seguono l'evento, e tre giornalisti Tv: la diretta, inoltre, è di quelle senza limite, dura il tempo che dura l'evento. Da Milano sono in collegamento Giorgio Rumi, storico cattolico, e Paolo Mieli, giornalista non cattolico e di famiglia ebraica (come lui stesso precisa, su sgangherato invito del conduttore da Roma, che si confonde subito e accomuna laici e non cattolici, come se fosse la stessa cosa).

Già qui la faccenda è curiosa. Con tutto il rispetto per Paolo Mieli, noto giornalista, non si capisce perché accanto a Giorgio Rumi (docente universitario) non sia stato messo uno storico di professione, come se di storici non cattolici non ce ne fossero in questo paese: ma lasciamo perdere. Ma il guaio è nei tre conduttori, due dall'interno di Montecitorio e uno all'esterno. Mai visto un trio peggio assortito di così, e soprattutto un duo, quello formato da Giuseppe De Carli e una tale Anna (il cognome ci sfugge) in diretta, l'uno a fianco dell'altra, dall'interno dell'emiciclo. Che, come minimo, avrebbero dovuto andare un po' a ripetizione dai commentatori delle partite di calcio, che - bene o male - parlano in coppia almeno senza smentirsi o sovrapporsi.

I due invece, evidentemente improvvisati conduttori e commentatori, passano buona parte del tempo a parlarsi addosso, uno sull'altra e viceversa; a togliersi la parola; a scambiarsi battute a microfono aperto del tipo 'lo passiamo ora il servizio?'; a entrare in diretta con i tempi sbagliati (all'inizio, mentre stanno scorrendo i titoli di testa, 'Anna' inizia la cronaca, e poi si accorge dell'errore, si ferma e riparte dopo qualche minuto). La banalità dei commenti è da antologia: mentre i due petulanti si tolgono la parola a vicenda e si sovrappongono con effetti fastidiosissimi, hanno però il tempo di ripetere non si sa quante volte che l'evento è storico, che è la prima volta, che ci saranno Pera e Casini (e vorrei vedere!), e anche Ciampi (idem), e anche Berlusconi e Fini (idem idem), che 'in questo momento la regia ci dice che…', che 'forse ci colleghiamo con Fabio Zavattaro all'esterno… no, forse no'; 'scusa Zavattaro ma stiamo vedendo che' , 'dimmi Anna…' (il modello antico, anzi l'archetipo, è Tutto il calcio minuto per minuto: 'scusa Ciotti', 'dimmi Ameri' ecc.); 'vediamo il servizio…' 'no, ci dicono che…'; che il Papa percorrerà esattamente 200 metri dentro Montecitorio; che le poltrone rosse sono state tolte per fare spazio; che Montecitorio si è rimesso a nuovo ed è stato tirato a lucido (tappezzerie rifatte ecc.: accidenti, ma come è di solito?); e così banalizzando.

I servizi esterni sono degni della Televisione Vaticana: interviste a preti e Rettori della Cattolica, a cui si fanno domande del tipo 'ma lei crede che si possa fare politica senza ispirazione religiosa?' (la risposta è naturalmente negativa); nessuna intervista a laici dissidenti (ce n'erano più d'uno). Non di rado i servizi filmati sono annunciati e poi smentiti; quando va bene, i commenti semplicemente sottolineano l'ovvietà, del tipo: 'sentite l'applauso', 'vedete il Santo Padre', 'ed ecco un applauso fragoroso'… Quando va bene scattano le frasi celebri: 'siamo emozionati…' , 'l'applauso in piedi è durato quasi 10 minuti'; per non parlare di inopportune note autobiografiche: 'tante volte sono stata in quest'aula, ma mai ho provato un'emozione così…'. Sono battute che ormai non dicono più nemmeno i cronisti della Champions League di calcio.

Personalmente, essendo fra quelli (pochi) che ritengono fondamentale la laicità dello Stato, rimaniamo perplessi di fronte al presidente Casini che nel suo intervento dice del papa che, lui polacco, ha saputo "conquistare l'Italia". Quindi a questo punto spengiamo il televisore, non per spregio, ma semplicemente perché la cosa non ci riguarda.





 
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