Le
vite di Luke (Ryan Gosling), abile motociclista
in uno spettacolo circense e dellufficiale di polizia Avery Cross (Bradley Cooper) si scontrano quando il
primo intraprende la “carriera” del rapinatore di banche, per poter mantenere
il figlio che ha appena scoperto di aver avuto da Romina (Eva Mendes). Dunque un delinquente e un rappresentante delle forze
dellordine contrapposti: fin qui nulla di straordinario, ma i ruoli si
invertono proprio a partire dal loro incontro-scontro. Dal momento della
sparatoria che li vede protagonisti-antagonisti, infatti, diventa sempre più
difficile individuare “buoni” e “cattivi”.
Impegnato
in un ruolo smaccatamente simile a quello del protagonista di Drive (Nicolas Winding Refn, 2011), in Come un tuono liperattivo Ryan Gosling
fa ancora un ottimo lavoro, prestando a Luke la sua faccia da insolente, capace
di momenti di sofferta commozione come nella sequenza strappalacrime del
battesimo del figlio, appena trovato e già perso. Seguiamo in piano ravvicinato
la sua reazione, le lacrime che scendono silenziose, muto commento al ridente
quadretto della famiglia perfetta che gli si staglia di fronte in campo lungo.
Bradley
Cooper dal canto suo recita la parte del poliziotto corrotto e redentore – nei
confronti dei colleghi – al tempo stesso, costituendo lungo tutto il film una
sorta di doppio di Gosling/Luke, cui le più limitate capacità mimiche
consentono tuttavia una ridotta gamma espressiva. A loro volta i due personaggi
speculari di poliziotto e rapinatore sono duplicati dalle figure dei rispettivi
figli, in un gioco di rimandi che vorrebbe aggiungere suspense alla trama,
recuperando il tema dantesco delle “colpe che ricadono sui figli”.
Il
volto dai lineamenti naturalmente “drammatici” aiuta la Mendes, molto
convincente nella sua interpretazione di madre ferita. Completa e dà lustro al
cast la presenza di Ray Liotta, in
un cammeo tagliato su misura per lui: il ruolo da caratterista del poliziotto
corrotto e senza scrupoli.
Stilisticamente
la regia di Derek Cianfrance presenta
felici soluzioni come il piano sequenza iniziale che segue Luke dal camper
allingresso nellarena o le scene in cui il paesaggio sfreccia accanto alla
moto scomponendosi in miriadi di pixel che assumono suggestive note pittoriche
impressionistiche. La fotografia “effetto polaroid” di Sean Bobbitt è responsabile del coinvolgimento emotivo
spettatoriale, mentre aderisce impercettibilmente a un cliché di “vite dannate”, cui dà man forte levocativa colonna sonora
scritta da Mike Patton.
Cianfrance
ancora una volta (si pensi a Blue
Valentine, 2010) rivolge la sua attenzione al microcosmo familiare, pur
rivisitato in chiave di thriller poliziesco. Il potenziale di un plot non straordinario ma avvincente si
esaurisce strada facendo, diluito - fino a disperderne le sostanze - da un
andamento episodico, frammentario e discontinuo, che stanca e non trova ragion
dessere. Ne risulta che sembra di assistere non tanto a un film, quanto
piuttosto al montaggio in sequenza di una serie di puntate di un buon serial
tv. Forse avrebbe avuto più fortuna in quella forma.
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