drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

Lamento per Green

di Roberto Fedi
  E.R. Medici in prima linea
Data di pubblicazione su web 28/11/2002  
Nonostante lo scriteriato anticipo al lunedì, dal martedì ormai tradizionale da anni (ma chi è il genio che ha queste idee?), speriamo che non vi siate persi la puntata del 25 novembre di E.R. (L'ultimo addio). Oppure ci auguriamo che la Rai, in un momento di intelligente resipiscenza - figuriamoci - la trasmetta di nuovo, anche di notte. Perché è stato un momento alto di narrazione televisiva.

Di E.R. abbiamo già parlato. Ma allora nemmeno sospettavamo che Mark Green, già una volta in pericolo di vita per un cancro al cervello e salvato in extremis da una operazione di avanguardia a New York, non ce l'avrebbe fatta a contrastare la ripresa del male. E invece è accaduto. Lentamente all'inizio, con piccole ma terribili avvisaglie (e prolessi narrative eccezionali per discrezione e capacità strutturale); e poi precipitosamente alla fine, con assoluto realismo, il dottor Green se ne è andato. Ha rifiutato le spossanti chemioterapie, ha salutato come se fosse la fine di una giornata qualsiasi, ed è partito. Ha deciso di passare gli ultimi giorni in pace, con la figlia Rachel fino ad allora un po' trascurata per colpe non sue (abitava con la madre, divorziata, a St. Louis), e con la moglie Elizabeth, anche lei medico, e l'altra figlia quasi neonata. Ma soprattutto si è dedicato a Rachel, alla ricerca del suo passato che la figlia quattordicenne non conosce.

Si sa che nei serials accade così: gli attori, divenuti famosi, cercano altre strade, e lasciano la serie. Era già successo al dottor Ross (George Clooney), e sta succedendo da qualche episodio al dottor Benton (Eriq La Salle). In questi casi gli sceneggiatori inventano una soluzione: un viaggio, un lavoro altrove. Ma mai ci era accaduto di vedere un'uscita così drammatica (la morte per cancro), così straordinaria nella sua semplicità, così narrativamente intensa, così eccezionalmente servita dalla regia, dagli sceneggiatori, e dall'attore, il bravissimo Anthony Edwards.

La morte, insomma, all'ospedale contrastata ogni giorno, o tragicamente vista come una sconfitta, è divenuta la protagonista: questa volta vissuta con tristezza ma serenità, con dolore ma consapevolezza, e coraggiosamente 'scelta' da uno dei protagonisti, che l'ha vinta tante volte ma non può sconfiggerla per sé. E così un giorno è arrivata una lettera, che il dottor Carter, il nuovo perno su cui ruoterà la serie da ora in poi (è stata quasi un'investitura), ha letto: una lettera di Green dalla spiaggia lontana su cui è andato con la figlia a passare gli ultimi giorni. Una lettera serena: solo, interrotta. In una postilla, brevemente, la moglie Elizabeth informava che Mark era morto quella mattina, alle 6.04. Come un doloroso referto che abbiamo visto tante volte ("ora della morte…" sentenzia sempre il medico sconfortato, visti inutili i tentativi di rianimazione), ma che ora non prevede un altro malato da curare d'urgenza, un'altra barella, un'altra corsa senza tregua. Narrativamente, un caso esemplare di reticentia.

Il regista e gli sceneggiatori, mai così bravi come ora, hanno però regalato al dottor Green un ulteriore episodio lento, pacato, parlato. La vita era ripresa, triste, dopo quella lettera. Ma, nell'episodio più recente, in una analessi strepitosa e inimmaginabile, ecco che Green riprende dalla porta dell'ospedale da dove è uscito come tutte le sere, e solo con la figlia va lontano, verso il mare, verso un posto bellissimo. Ripercorre la sua infanzia, le racconta ciò che non le ha mai raccontato, le insegna ciò che non le ha mai insegnato, le dice ciò che non le ha mai detto. Sta sempre peggio, ma senza che la regia ne approfitti: con discrezione, come la recitazione di Edwards, drammaticamente ma senza piagnistei o sdolcinatezze (l'attrice che interpreta la figlia, bravissima anche lei, offre un esempio di come nei film come questo dovrebbero recitare i figli: in modo scabro, quasi spigoloso, ma affettuoso). La figlia capirà.

La morte la vediamo, in una scena eccezionale per tatto e bellezza figurativa, in campo lungo, senza parole. Come una moderna Pietà. L'ultima canzone che ha ascoltato, e che la figlia gli ha fatto sentire con il suo walkman, è Over the Rainbow, che a lui piaceva e che lei non capiva: ma nella bella versione di Bill Frisell, anche questa semplice, elegante e discreta. È altrettanto essenziale la scena dei funerali: carrellata di primi piani sugli amici, e basta. Ci sono tutti: manca Ross, l'amico più vero. Sarà perché Clooney ormai costa troppo, sarà perché non ne vuol più sapere di E.R. Ma il regista (John Wells) è così attento che, laconicamente, fa avvertire quella mancanza. Aspettiamo di vederlo alla fine della carrellata, e non c'è. La vita, e la morte, non sono mai consolatorie.

La morte di Green lascia un vuoto: mai accaduto prima di 'sentire' un'assenza così. E all'ospedale riprende il caos: questa volta è vaiolo, che non si era più manifestato in America dagli anni Quaranta. Muore una bambina, vittima sacrificale. Come tutti gli eroi, anche Green è celebrato post mortem dall'eccezionalità e dallo scatenarsi delle forze della natura. Alla fine, stanco, Carter è con la sua infermiera. La bacia. "Dimmi che andrà tutto per il verso giusto", sussurra lei, come tutti provata dalla vita. Lui le dice di sì: e noi non sappiamo se il nuovo Eroe si riferisce alla loro storia, o - in uno straordinario ripensamento su se stesso come personaggio - alla Storia della narrazione. Anche da questo si vede la grandezza di chi inventa, costruisce e racconta: dalla capacità di essere (come Boccaccio, come Verga, come Melville e tutti i grandi) capace, in sottofondo, di pensose, inquietanti riflessioni metanarrative.


E.R. Medici in prima linea

cast cast & credits
 
 


E.R.









 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013