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Non si può: ovvero, una Domenica In (decente)

di Roberto Fedi
  Mara Venier
Data di pubblicazione su web 24/09/2002  
Non si può. C'è un limite, ci pare, fra la decenza e l'indecenza, fra il divertente e il grottesco, fra il gusto e il cattivo gusto. Chi invece volesse vedere come si sorpassa quel limite, e anzi come addirittura si travolge, guardi - se ne ha la forza - Domenica in, che ha ripreso (22 settembre) con la conduzione di Mara Venier, tornata in gloria dopo una serie di tracolli televisivi che avrebbero accoppato un bue. Il che dimostra, se ce ne fosse bisogno, che basta aprire un contenitore la domenica pomeriggio e dentro ci si potrebbe mettere chiunque.

I contenitori sono fatti così. Si prendono un po' di ore di servizio pubblico (i privati non è che siano meglio, ma almeno hanno la scusa dell'audience a tutti i costi, sennò chiudono), ci si mette dentro il peggio della società civile, giornalistica, dello spettacolo, un po' di ballerine con le cosce fuori, un po' di musica mediocre, un po' di calcio che fa sempre bene, un po' di sbeceramenti, e si mescola - non troppo. Il bello del contenitore è che si può vedere a pezzi (anche perché tutto di seguito è umanamente impossibile): mentre si russa stravaccati sul divano in ciabatte, si fuma una sigaretta, si litiga con la moglie, si va al gabinetto, si prende un caffè, si telefona, si dà un ceffone al ragazzino, si fa un rutto, e così via. Insomma, la domenica pomeriggio dell'italiano medio.

O meglio: dell'italiano medio così come se lo immagina il servizio pubblico televisivo. Perché, onestamente, ci si chiede a quale target (pardon) si possa rivolgere un programma che presenta, nell'ordine: Mara Venier, Moira Orfei (arrivata diretta dalla Famiglia Addams, si presume), Little Tony (con ciuffo nero come quarant'anni fa), Fabrizio Del Noce (che andrebbe ribattezzato Fabrizio Del Prezzemolo: è dappertutto), Roberto Gervaso (no comment), lo stilista Balestra (idem), Silvana Pampanini (o la sua mummia: ma qui ogni commento potrebbe sembrare offensivo, quindi abbiamo pietà), Cesare Panza, pardon Lanza, che parla di calcio (con quella stazza) con Maffei e Tosatti, cioè la versione un po' meno grassa (ma non più seria, visto il contesto) di Galeazzi, e un po' di ballerine che sballano e altri ospiti da brivido. Sullo sfondo il Masciarelli, per cui sembra che l'aggettivo 'goffo' sia stato coniato apposta. Per non parlare delle interviste: notevole il Prezzemolo con la Venier, molto compresa di sé, che intervista (novità!) nientemeno che Trapattoni, che discetta di campionati del mondo, di arbitri cattivi, e di potenzialità offensive. Accidenti che scoop. Visto il contorno e il personaggio, viene da pensare che è stato un bene che i nostri eroi siano stati eliminati subito dalla Corea.

Tutto è preceduto da una gazzarra indecorosa di poveretti (italiani medi DOC, quelli sì) che telefonano in dialetti spesso patetici, e quasi svengono dall'emozione di parlare con Mara, fra risate generali. Con equivoci da vergognarsi (se questi qui ne fossero capaci). Chiama una disgraziata dalla Sicilia, e il dialetto e l'emozione e chissà che altro son tali che il paesino da cui chiama viene inteso come "Turchia". "Dalla Turchia!!!", urla la Venier, fuori di sé. Applausi scroscianti - come se a telefonare dalla Turchia ci volesse, eventualmente, chissà quale abilità. Dopo un po', mentre la poveretta urla al telefono il vero nome del suo paesello, inutilmente perché in studio tutti sembrano tarantolati, si ristabilisce la verità. Delusione e risate. Per riportare la serietà in studio, alla Pampanini viene fatta cantare Non ho l'età.

La zona 'seria' viene dedicata al tema dell'amore. Accidenti che originalità. Ne parlano personaggi notevoli, noti per profondità e competenza. Nell'ordine: Mara Venier, Moira Orfei, Roberto Gervaso, Silvana Pampanini e non ci ricordiamo più chi (si chiama rimozione). Il Gervaso tiene banco, petulante e insopportabile; tutti discettano a ruota libera soprattutto di corna (pardon), facendo anche il debito segno con l'indice e il mignolo alzati di prammatica. Una finezza. Poco dopo, entra in scena, emozionata fino al mutismo, una mamma italiana, DOC anche questa, infilata lì dentro da un figlio degenere che la fa commuovere in diretta (la mamma sul serio, la Mara per finta) mentre canta una canzonetta. Non prima di aver parlato di Padre Pio, naturalmente.

In questo contenitore di incultura, di beceri, di furbastri; in questo pollaio di cattivo gusto in cui si discetta di corna come di Padre Pio; in questo caravanserraglio modesto, da dopolavoro di provincia estrema, pieno di brutte musiche, brutte facce, pessimi ballerini, sciagurate ballerine e cantanti afoni; in questa paccottiglia di minestre rifatte e di romanesco sbracato; ebbene, in questa schifezza maleodorante a un certo punto è arrivato, e sembra che ci sarà sempre, il cardinale Ersilio Tonini, per l'angolo spirituale. Era intervistato da Fabrizio Del Prezzemolo, tanto per cambiare. Non sappiamo cosa abbia detto: essendo laici totali, quindi con un gran rispetto per la religione, non ce la siamo sentita. Scusateci.



Domenica In

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