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Le abitudini non si cambiano

di Assunta Petrosillo
  Napoli. Interno. Giorno
Data di pubblicazione su web 27/06/2012  
                                 

Il teatro esce in strada, per i vicoli del centro storico di Napoli, tra la gente e la vita “reale”, per raccontare la cultura di un popolo in maniera ironica, grottesca. Si tratta di uno spettacolo che in pochi giorni è diventato un cult, che ha suscitato un notevole interesse di pubblico, tanto che sono state inserite altre tre repliche.

 

L’appuntamento non è nel foyer di uno dei tanti teatri partenopei, ma nel cortile di Palazzo Carafa, in Via San Biagio dei Librai. Lo spettacolo, che nel titolo ricorda la cinematografia neorealista di Vittorio De Sica, nasce da un progetto della compagnia C.R.A.S.C. (Centro di Ricerca sull’Attore e Sperimentazione Culturale), scritto da Beatrice Baino e Carmine Borrino e ideato e diretto da Marco Luciano.

 

Tutto il viaggio è visto come un unico piano-sequenza, non si tratta di una passeggiata tra le memorie e i monumenti della città, ma di un viaggio “emozionale”, che coinvolge non solo lo spettatore ma anche la gente del posto e i passanti.

 
Il tutto ha inizio – all’interno di Palazzo Carafa – nello studio del medico di base Carmine Marino (Emilio Massa), che in attesa dell’arrivo del suo sostituto, il dottor Biagio Spedalieri (Roberto Cardone), istruisce la segretaria su cosa e come fare in sua assenza. Un esempio di malasanità dei giorni nostri. Apprendiamo dal dialogo tra il dottore e la segretaria che i soldi pagati per la crociera provengono dall’IVA imposta sulle ricette mediche (di circa 1500 pazienti), e che tutti i pazienti sono dirottati in case di cura di “conoscenza” del dottor Marino. La stessa segretaria “tuttofare” ha attivato presso la propria casa una “succursale” per le visite di controllo e “firma” le ricette mediche come sostituta del suo datore di lavoro.

 

Si mette in scena un quadro “clinico” corrispondente alla malsana realtà italiana. E mentre i due confabulano e si accordano sul da farsi, sopraggiunge il “vero” sostituto: il dottor Spedaliere. In giacca e cravatta grigie, preciso e ligio al suo “camice”, si presenta all’esimio collega, come un moderno Charlot. Si siede con calma, sistema con perizia le sedie nello studio, e ritto sulla schiena – come uno scolaretto alle prime lezioni – chiede al collega istruzioni per la sua permanenza. Il medico Marino senza nessun tipo di remore invita il collega ad eseguire le sue stesse pratiche, perché come lui stesso afferma «le abitudini non si cambiano!». Cardone tratteggia − con una formidabile mimica facciale −  il suo personaggio. Non condivide le idee del suo collega, prova ad esprimere la sua “non gradita” opinione con poche parole, inascoltate.

 

Dopo l’accesa discussione  i due medici s’incamminano – per le visite domiciliari −  in quello che potremmo definire il viaggio negli inferi. La prima sosta avviene nella casa di un paziente, ormai dipartito, per certificarne la morte. Lungo il percorso, il dottor Marino, spiega al collega che la vedova del defunto è già in accordo con lui per trasformare le proprietà del marito in Bed e Breakfast.

 

In coda, dietro i due dottori, ci inoltriamo nella casa del defunto, dove ad attenderci oltre alla vedova, in sottoveste e vestaglia nera di seta, troviamo il defunto disteso sul letto in una stanza-santuario, tra quadri e statue di madonne addolorate, crocefissi, e ai piedi del letto il nipote piangente. Quest’ultimo agghindato come un cantante neomelodico napoletano, vestito a lutto, dedica al nonno una canzone ’O nonno è muorto. La donna, intanto, nell’altra stanza si esibisce in Summertime,  mentre il povero Spedalieri/Cardone rimane pietrificato. Marino, intanto, parla al telefono per concludere altri affari. La situazione è delirante. La vedova “contratta” – per poter ritirare la pensione del defunto − con il dottor Marino il giorno del decesso da registrare sul certificato. Il tutto di fronte agli occhi increduli del dottor Spedalieri/Cardone.

 

Dopo la contrattazione, finita a buon esito per la vedova, i due s’incamminano in Vico Purgatorio ad Arco, un vicolo che collega San Biagio de Librai a Via Atri. Nel vicolo − tra biancheria stesa e bambini in canottiera, donne affacciate dai loro “bassi” che salutano i dottori e intonano i versi di ‘O nonno è muorto – Marino/Massa preannuncia al collega Spedalieri/Cardone che la prossima paziente è una giovane donna agli arresti domiciliari, mentre si interrogano sul significato filosofico della morte.

 

Nel “basso” di Lucia, scalza in babydoll, assistiamo all’ennesimo tuffo nel presente. La donna nasconde nel bagno un giovane uomo nudo, che si scoprirà essere il poliziotto che la sorveglia. In un divertente e commovente quadro, Lucia, riesce a circuire anche il dottor Marino/Cardone, che per suggellare la sua amicizia si beve «na’ tazulella e’ cafè», con chiaro riferimento alla canzone-denuncia di Pino Daniele.

Da qui la situazione si sposta in casa dell’anziana Titina, in via Atri. Lungo il tragitto si assiste a scene di forte impatto realistico – dal giovane venditore ambulante di calzini Made in Naples e non in Cina, alla “sceneggiata”, tutta in dialetto napoletano, di una giovane e compiacente donna che chiede certificati “facili” al dottor Marino/Massa.

 

In casa di Titina una grande tavola apparecchiata accoglie gli spettatori, che prendono posto. Qui la situazione esplode, in questa casa vive insieme a donna Titina (che ci ricorda Regina Bianchi), una giovanissima donna albanese (Luana Papaleo), incinta. La giovane attrice riesce a rendere la situazione ancora più struggente con la sua forza espressiva e il suo “finto” accento italo-albanese.

 

Si scoprirà che la donna è incinta del dottor Marino/Massa – il quale da diversi anni pranza a “scrocco” dall’anziana signora  – e che non vuole riconoscere il bambino come suo figlio legittimo.

 

Alla giovane, dopo una furiosa discussione con il dottor Marino, nel servire a tavola agli spettatori un piatto di paccheri al ragù, si rompono le acque. Il dottor Marino si rifiuta di aiutare la giovane a partorire e il dottor Spedaliere/Cardone interviene e, preso il coraggio a quattro mani, decide di denunciare il suo collega, mentre si siede a tavola e invita gli spettatori a pranzare e festeggiare la nuova nascita.

 

Il messaggio è forte e chiaro, e gli spettatori applaudono sotto il segno di una nuova rinascita civile.




Napoli. Interno. Giorno
cast cast & credits
 


                                  
 





 

 

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 

 

 

 

 

 

 

 


 
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