Il
teatro esce in strada, per i vicoli del centro storico di Napoli, tra la gente
e la vita “reale”, per raccontare la cultura di un popolo in maniera ironica,
grottesca. Si tratta di uno spettacolo che in pochi giorni è diventato un cult, che ha suscitato un notevole
interesse di pubblico, tanto che sono state inserite altre tre repliche.
Lappuntamento
non è nel foyer di uno dei tanti
teatri partenopei, ma nel cortile di Palazzo Carafa, in Via San Biagio dei
Librai. Lo spettacolo, che nel titolo ricorda la cinematografia neorealista di Vittorio De Sica, nasce da un progetto
della compagnia C.R.A.S.C. (Centro di Ricerca sullAttore e Sperimentazione
Culturale), scritto da Beatrice Baino
e Carmine Borrino e ideato e diretto
da Marco Luciano.
Tutto
il viaggio è visto come un unico piano-sequenza, non si tratta di una
passeggiata tra le memorie e i monumenti della città, ma di un viaggio “emozionale”,
che coinvolge non solo lo spettatore ma anche la gente del posto e i passanti.
Il
tutto ha inizio allinterno di Palazzo Carafa nello studio del medico di
base Carmine Marino (Emilio Massa),
che in attesa dellarrivo del suo sostituto, il dottor Biagio Spedalieri (Roberto Cardone), istruisce la
segretaria su cosa e come fare in sua assenza. Un esempio di malasanità dei
giorni nostri. Apprendiamo dal dialogo tra il dottore e la segretaria che i
soldi pagati per la crociera provengono dallIVA imposta sulle ricette mediche
(di circa 1500 pazienti), e che tutti i pazienti sono dirottati in case di cura
di “conoscenza” del dottor Marino. La stessa segretaria “tuttofare” ha attivato
presso la propria casa una “succursale” per le visite di controllo e “firma” le
ricette mediche come sostituta del suo datore di lavoro.
Si
mette in scena un quadro “clinico” corrispondente alla malsana realtà italiana.
E mentre i due confabulano e si accordano sul da farsi, sopraggiunge il “vero” sostituto:
il dottor Spedaliere. In giacca e cravatta grigie, preciso e ligio al suo
“camice”, si presenta allesimio collega, come un moderno Charlot. Si siede con calma, sistema con perizia le sedie nello
studio, e ritto sulla schiena come uno scolaretto alle prime lezioni chiede
al collega istruzioni per la sua permanenza. Il medico Marino senza nessun tipo
di remore invita il collega ad eseguire le sue stesse pratiche, perché come lui
stesso afferma «le abitudini non si cambiano!». Cardone tratteggia − con una
formidabile mimica facciale − il suo personaggio.
Non condivide le idee del suo collega, prova ad esprimere la sua “non gradita”
opinione con poche parole, inascoltate.
Dopo
laccesa discussione i due medici
sincamminano per le visite domiciliari −
in quello che potremmo definire il viaggio negli inferi. La prima sosta
avviene nella casa di un paziente, ormai dipartito, per certificarne la morte.
Lungo il percorso, il dottor Marino, spiega al collega che la vedova del
defunto è già in accordo con lui per trasformare le proprietà del marito in Bed e Breakfast.
In
coda, dietro i due dottori, ci inoltriamo nella casa del defunto, dove ad
attenderci oltre alla vedova, in sottoveste e vestaglia nera di seta, troviamo
il defunto disteso sul letto in una stanza-santuario, tra quadri e statue di
madonne addolorate, crocefissi, e ai piedi del letto il nipote piangente.
Questultimo agghindato come un cantante neomelodico napoletano, vestito a
lutto, dedica al nonno una canzone O
nonno è muorto. La donna, intanto, nellaltra stanza si esibisce in Summertime, mentre il povero Spedalieri/Cardone rimane
pietrificato. Marino, intanto, parla al telefono per concludere altri affari.
La situazione è delirante. La vedova “contratta” per poter ritirare la pensione
del defunto − con il dottor Marino il giorno del decesso da registrare sul
certificato. Il tutto di fronte agli occhi increduli del dottor Spedalieri/Cardone.
Dopo
la contrattazione, finita a buon esito per la vedova, i due sincamminano in
Vico Purgatorio ad Arco, un vicolo che collega San Biagio de Librai a Via Atri.
Nel vicolo − tra biancheria stesa e bambini in canottiera, donne affacciate dai
loro “bassi” che salutano i dottori e intonano i versi di ‘O nonno è muorto Marino/Massa preannuncia al collega Spedalieri/Cardone
che la prossima paziente è una giovane donna agli arresti domiciliari, mentre
si interrogano sul significato filosofico della morte.
Nel
“basso” di Lucia, scalza in babydoll,
assistiamo allennesimo tuffo nel presente. La donna nasconde nel bagno un
giovane uomo nudo, che si scoprirà essere il poliziotto che la sorveglia. In un
divertente e commovente quadro, Lucia, riesce a circuire anche il dottor
Marino/Cardone, che per suggellare la sua amicizia si beve «na tazulella e cafè»,
con chiaro riferimento alla canzone-denuncia di Pino Daniele.
Da
qui la situazione si sposta in casa dellanziana Titina, in via Atri. Lungo il
tragitto si assiste a scene di forte impatto realistico dal giovane venditore
ambulante di calzini Made in Naples e
non in Cina, alla “sceneggiata”, tutta in dialetto napoletano, di una giovane e
compiacente donna che chiede certificati “facili” al dottor Marino/Massa.
In
casa di Titina una grande tavola apparecchiata accoglie gli spettatori, che
prendono posto. Qui la situazione esplode, in questa casa vive insieme a donna
Titina (che ci ricorda Regina Bianchi),
una giovanissima donna albanese (Luana
Papaleo), incinta. La giovane attrice riesce a rendere la situazione ancora
più struggente con la sua forza espressiva e il suo “finto” accento
italo-albanese.
Si
scoprirà che la donna è incinta del dottor Marino/Massa il quale da diversi
anni pranza a “scrocco” dallanziana signora e che non vuole riconoscere il bambino come
suo figlio legittimo.
Alla
giovane, dopo una furiosa discussione con il dottor Marino, nel servire a tavola
agli spettatori un piatto di paccheri al ragù, si rompono le acque. Il dottor
Marino si rifiuta di aiutare la giovane a partorire e il dottor
Spedaliere/Cardone interviene e, preso il coraggio a quattro mani, decide di
denunciare il suo collega, mentre si siede a tavola e invita gli spettatori a pranzare
e festeggiare la nuova nascita.
Il messaggio è forte e chiaro, e gli spettatori
applaudono sotto il segno di una nuova rinascita civile.
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