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Miller, Walter e i giovani d’oggi

di Vincenzo Borghetti
  Luisa Miller
Data di pubblicazione su web 22/06/2012  
                                 

È un rapporto difficile e allo stesso tempo sorprendente quello tra Luisa Miller e il teatro. Difficile come quello di altre opere della prima fase creativa di Verdi, tutte più o meno presto sostituite da titoli più recenti. Luisa debuttò con successo al San Carlo di Napoli nel 1849, e poi bruciò in fretta la sua vita sui palcoscenici, per tornare solo in modo sporadico, persino nelle piazze più “verdiane” della penisola. Sorprendente perché Luisa, diversamente dalle altre, ha da subito goduto di ottima fortuna critica. Già Vincenzo Torelli, che recensiva la prima rappresentazione napoletana, scriveva che Verdi aveva con Luisa inaugurato il suo «secondo periodo». Questo cambiamento sarebbe stato poi sancito da Abramo Basevi: il maggiore critico verdiano ottocentesco nel 1859 parlò di Luisa come l’inizio della «seconda maniera», l’opera con cui il compositore metteva a frutto le esperienze dei turbolenti “anni di galera”. Ciò non è però bastato a farla rientrare nel repertorio. Anche dopo che l’autore fu elevato a monumento nazionale, Luisa continuò a restare nell’ombra, ripresa di tanto in tanto, soprattutto in concomitanza con ricorrenze speciali. In questo senso il caso della Scala è emblematico: dal 1851 (anno della sua prima rappresentazione) fino ad oggi l’opera è tornata in questo teatro solo sei volte, l’ultima delle quali (2001) in forma di concerto e solo per due serate in occasione del centenario verdiano. Luisa ritorna adesso in versione scenica nella stagione 2011-12, guarda caso in prossimità del bicentenario del 2013.

 


(Fotografie di Marco Brescia & Rudy Amisano)


La regia della nuova Luisa scaligera è stata affidata a Mario Martone, che ha realizzato un allestimento di grande intelligenza. La sua semplicità è a dir poco raggelante: dell’ambientazione alpina resta solo un bosco, cupo, incombente; del castello di Walter severe tribune di legno (scene di Sergio Tramonti; luci di Pasquale Mari; i costumi – contemporanei – sono di Ursula Patzak). Su questi sfondi si staglia un letto matrimoniale, unico significativo arredo scenico, attorno al quale si condensano le vicende affettive dei protagonisti. Nella lettura di Martone il letto è il simbolo dell’amore dei protagonisti, della loro fragile intimità minacciata e poi violata da genitori ingombranti; non a caso il letto di Luisa e Rodolfo è sempre collocato o all’esterno o in spazi privi di qualsiasi protezione, e quindi sempre esposto alle intromissioni di altri: sia il conte Walter, sia anche Miller letteralmente ci “mettono sopra le mani”, con le conseguenze tragiche che il dramma poi rivela. Su quel letto Luisa e Rodolfo potranno alla fine solo morire insieme.

 


(Fotografie di Marco Brescia & Rudy Amisano)

 
Un’opera di Verdi in cartellone alla Scala è sempre questione delicata. In queste occasioni il pubblico milanese si fa di solito molto suscettibile, prontissimo alle manifestazioni più rumorose, specie quando ci sono opere che, come Luisa, sono caratterizzate da una scrittura in parte belcantistica. Col risultato che queste opere alla Scala alla fine si vedono poco, tanto rischiose sono diventate. Questa Luisa Miller è stata invece una scommessa vinta dalla direzione del teatro. Il merito va innanzitutto al direttore Gianandrea Noseda: dalla sinfonia (una delle pagine orchestrali più belle che Verdi abbia mai composto), ai momenti lirici, ai complessi ensembles la sua concertazione è stata perfetta, emozionante per la ricchezza di sfumature (gli a solo dei fiati, per esempio), così come per il ritmo drammatico appassionato ed incalzante. Elena Mosuc ha offerto una gran prova come Luisa. Come per altre eroine verdiane, questo ruolo richiede di padroneggiare le agilità, e al contempo una notevole caratura espressiva. Il soprano ha dominato sia l’uno sia l’altro registro, emergendo nella sua statura interpretativa soprattutto nel difficile (e splendido) terzo atto. Da locandina, il tenore Marcelo Álvarez avrebbe dovuto vestire i panni di Rodolfo, ma, indisposto, è stato sostituito da Piero Pretti, che in questa produzione canta nel secondo cast. L’annuncio è stato fatto pochi minuti prima dell’inizio dell’opera e, come si può immaginare, il pubblico, privato della star, ha rumoreggiato spazientito. Nonostante queste premesse, Pretti ha ottenuto un ottimo successo, e a ragione. Il ruolo è forse ancora un po’ pesante per la sua voce di tenore lirico, ma Pretti ha affrontato tutte le difficoltà con slancio e generosità, dimostrando anche una ricca gamma di accenti nelle sezioni più patetiche.

 


(Fotografie di Marco Brescia & Rudy Amisano)

 

Leo Nucci è stato un Miller ideale. La sua voce conserva il suo colore e la sua omogeneità; nel conferire autorità vocale e attoriale al ruolo del padre verdiano il baritono non ha rivali: il suo duetto con la figlia nel terzo atto (Andrem raminghi e poveri) è stato uno dei momenti più emozionanti della serata. Ottimo il resto della compagnia: Daniela Barcellona (un autentico lusso per il ruolo di Federica), Vitalij Kowaljow e Kwanghchul Youn (eccellenti, soprattutto il secondo, nei panni rispettivamente del conte di Walter e di Wurm). Benissimo anche i comprimari Valeria Tornatore (Laura) e Jihan Shin (un contadino).

 

Grande successo per tutti, con numerose chiamate; trionfo personale di Nucci.



Luisa Miller
Melodramma tragico in tre atti


cast cast & credits
                                                      

Luisa Miller (atto I): Rodolfo (Marcelo Álvarez), Luisa (Elena Mosuc)


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Luisa Miller (atto II): Luisa (Elena Mosuc), Federica (Daniela Barcellona)

 

 
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