Coreografo raffinato e incline a riscoprire i personaggi del mito che hanno una valenza simbolica, Virgilio Sieni in Kore. La ragazza indicibile affronta quello di Persefone ispirandosi al testo La ragazza indicibile. Mito e mistero di Kore del filosofo Giorgio Agamaben e ai pastelli di Monica Ferrando. «Unintensa relazione di fisicità, poesia e pensiero filosofico» che ha valso a Virgilio il premio dallAssociazione Nazionale dei Critici di Teatro e si integra con le motivazioni del terzo Premio Ubu (2000, 2003 e 2011) e del Premio Lo Straniero attribuitagli dallomonima rivista di Goffredo Fofi. Tre riconoscimenti che collocano lartista fiorentino tra le figure di spicco della danza contemporanea nazionale e internazionale.
Un “geniaccio” che a Firenze nel blasonato Teatro della Pergola ha presentato in prima assoluta e in stagione la sua Kore/Persefone, dea degli Inferi, simbolo delleterno avvicendarsi tra vita e morte. Una “ragazza indicibile” al centro di un lavoro di forte impatto visivo e sonoro che privilegia la teatralità dellaccadimento scenico rispetto alla “coreuticità” di quello danzato.
Virgilio, che firma regia coreografia e scene, coglie del mito greco di Persefone, identificata a Roma con Proserpina, il senso metaforico tralasciando la rappresentazione del rapimento da parte di Ade con la complicità di Zeus, la discesa agli Inferi, i viaggi della madre Demetra per ritrovarla, e crea uno spettacolo incentrato su Kore e le sue metamorfosi (bambina, animale, madre, vergine) accompagnandola con le belle musiche di Angelo Badalamenti e Francesco Giomi, i versi esplicativi in greco e in italiano pronunciati dallo stesso Sieni, le luci abbacinanti di Marco Santambrogio.
Una sorta di “melologo” intervallato da silenzi in cui linterprete di Kore/Persefone, la più che brava Ramona Caia, si muove in uno spazio ancestrale, misterico, delimitato da sottilissime strisce candide che lo rendono ovattato e adatto ad ospitare le tre lunghe sequenze in cui si snoda il percorso iniziatico della “ragazza indicibile”.
Nella prima Kore, idolo e icona della dea della preghiere votive, è a petto nudo con lunghi capelli biondi, fasciata e avviluppata da una gonna color avorio, e compie una serie di gesti che la vedono ripiegarsi su se stessa “dando respiro” alla fisicità del corpo.
Nella seconda la stessa figura femminile, questa volta in nero e con un turbante che le copre il volto, lascia la posizione eretta per eseguire a terra complicate e contorte torsioni del busto e delle gambe, strisciando e contorcendosi come un animale. Nella terza la mise in rosso rende ancora più strane e invalidanti tutta una serie di posizioni non ultima quella che, partendo dallo yoga, costringe Ramona a comminare su una gamba sola, con laltra piegata e incastrata lateralmente ad angolo retto su quella di appoggio, come fosse stata mutilata.
Nel finale nove donne africane, non professioniste, inscenano un “adagio popolare” su musica di Arvo Pärt quasi a voler celebrare con la loro muta presenza i riti eleusini. Una liturgia pagana richiamata dalla lentezza evocativa delle figurazioni e dallimpossibilità di capire fino in fondo il mistero che si cela dietro al mito di Persefone e a Kore. La ragazza indicibile di Virgilio Sieni.
E questo perché, pur riconoscendo a Virgilio Sieni unindubbia sapientia scenica e una profonda conoscenza del teatro come mezzo espressivo, lo spettacolo indulge alla ripetitività e alla misteriosità, avvalendosi di una protagonista dotata di carisma e di notevole sensibilità interpretativa.
Ramona Caia è infatti il pezzo forte di Kore anche se il coreografo tralascia la sua formazione di danzatrice per trasformarla in esecutrice di un linguaggio del corpo che non è danza ma espressività cinetica. «Geografia di muscoli e tendini» – come la chiama Sieni – che ha ben poco a che vedere con larte tersicorea e molto a che vedere con «il lavoro sul movimento» portato avanti negli ultimi anni da Virgilio. Quel “lavoro sul movimento” premiato dallUbu 2011 insieme alla «ricerca di nuovi linguaggi con interpreti non professionisti», entrambi visibili in questa pièce seniana.
Kore è unopera che per la sua stessa natura porta inevitabilmente a fare delle riflessioni sulla necessità di cogliere le differenze che esistono e continuano ad esserci tra danza in senso proprio e attività cinetica performativa in senso lato.
Forse liter creativo di Sieni sta proprio in questa nuova scelta di campo. Un campo che, pur avvalendosi di una ballerina accademico-contemporanea come Ramona Caia, tende – per usare le parole del coreografo – a «condurre oltre un vocabolario prestabilito» per richiamarsi alle arti marziali, alla quotidianità di gesti normali, alla legnosità delle marionette, alla capacità che il corpo ha di esprimersi al di là di quellinconfondibile arte che risponde al nome di danza.
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