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Il pasto nudo del bestiario tv

di Roberto Fedi
  Documentario
Data di pubblicazione su web 02/07/2002  
Alla televisione le bestie sono di casa. Non è una metafora - troppo facile. Si intende parlare qui proprio di appartenenti al regno animale, che urlano, saltano, strillano, abbaiano, fischiano, vanno a quattro zampe, strisciano, tirano pedate o zampate, si azzuffano, si grattano, magari hanno pelo fulvo.

Il fatto è che, specialmente in estate o prossimità, quando sullo schermo la scelta è minima, le bestie sono una gran risorsa. In orari da disperati - la mattina, il primo pomeriggio - ma qualche volta anche in fascia pre-serale (ad esempio, sempre su La7, alle 18.50 con il perfetto programma del National Geografic), accendere la televisione è spesso come aprire un catalogo di qualche Vattelappescatour che promette vacanze esotiche con zoo safari nella savana. E allora ecco che sfilano arche di Noè di elefanti, giraffe, leoni, zebre, coyote, orsi, gazzelle, pitecantropi, formiche giganti, coccodrilli, jene, gnu, tapiri, rinoceronti, pantere, antilopi, giaguari, zebù e compagnia, con siparietti preziosi di animaletti o animaloni o animalacci mai visti né sospettati; per non parlare di scimmiotti e scimmioni, bertucce e quadrumani, scimpanzé e mandrilli. Praticamente, manca solo Tarzan. Tutti così ben fotografati da farli sembrare più umani, diciamo la verità, di molti presunti umani dello schermo. Ma andiamo oltre.

Questi programmi sono tutti acquistati all'estero, e si vede dalla bontà della confezione, e spesso anche dal commento, che poco concede al folklore e all'antropomorfismo. Quindi il problema non è quello della qualità e dell'interesse, di solito mediamente più che accettabili. E nemmeno consiste in certe cadute alla Licia Colò (una che se non ci fossero le bestie le avrebbe inventate), così morbida e morbidamente compresa di sé da sembrare che parli di animali di peluche. Il problema è quello della ripetitività. Al punto che ormai fioccano anche le parodie: era per esempio notevole quella del duo Bonolis-Laurenti a Striscia la notizia, forse la cosa migliore della coppia - oltre alla pubblicità paradisiaca del caffè.

Cerchiamo di spiegarci. Vedere un leone che, quatto quatto, salta addosso a una gazzella (poniamo) e se la mangia viva, la prima volta fa un certo effetto, e d'accordo che sarà anche la dura legge della jungla, ma ci dispiace un mare per la povera bestia. Ma se cambiamo canale, un po' choccati, e dopo dieci minuti rivediamo un leone (un altro, si spera, anche se sembrano tutti uguali) che, anche lui quatto quatto, salta addosso a una gazzella (questa un'altra di sicuro) e ne fa un boccone, l'effetto scema. Un po' disgustati da queste cenette all'aperto, anche se ammirati dalla potenza della natura e pensosi sullo struggle for life, facciamo un po' di zapping. Ma come per magia, su un altro canale (siamo sempre in ore da disperati: mattino-pomeriggio), riecco arrivare un leone, di sicuro parente dei primi due, che al pari dei consanguinei quatto quatto risalta addosso a una terza gazzella, l'acchiappa e - ormai l'avete capito - se la mangia in un amen. Un'indigestione di gazzelle. Beh, ora qui si esagera - dite voi. Così fate un giro, e magari capitate in mezzo a un film di Little Tony col ciuffo cotonato che canta Cuore matto, e allora precipitosamente tempestate il comando a distanza, e ridài: leoni che sbudellano gazzelle.

Insomma la domanda è questa. Possibile che, in tutti i documentari sulla vita selvaggia (egregi, ripetiamo), ci sia sempre almeno un leone che si pappa una gazzella? Si ha quasi il sospetto - la cosa avrebbe interessato di sicuro Achille Campanile - che il Re della foresta, se non altro per il ruolo e si presume per contratto, appena vede un operatore con la cinepresa si senta in dovere di sbafarsi, magari controvoglia ma sempre quatto quatto, l'ennesima gazzella. Sarà mai capitato che la poveretta, in un giorno particolarmente fortunato in cui nella savana non c'erano cineprese (che in Africa, sembra di capire, sono più numerose delle zanzare), se la sia battuta e ora viva felice e contenta? E poi dicono che le gazzelle (o a scelta antilopi, cinghialetti, porcelli africani e chi più ne ha più ne metta) si estinguono. Per forza.





 
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