Non basta fare un film in bianco e nero per fare un film di stile anche se il bianco e nero ha sempre una grazia discreta che non offende. Ma, appunto, non basta. E soprattutto non basta a dare corpo ad un film a cui la felicissima riuscita di The Artist di Hazanavicius toglie ogni originalità. Il giovane regista portoghese Miguel Gomes ritiene per sé impensabile fare un film senza pensare alla storia del cinema e in questa prova parte dal calco di un celebre titolo di Murnau, Tabù appunto, per questo omaggio affettuoso ma un po scolastico al cinema e alla sua storia ma anche per rileggere con grazia e senza enfasi un po del presente e un po del passato del suo paese. Il film è nettamente diviso in due parti: quella per così dire di attualità e quella memoriale. Anche lattualità è girata in bianco e nero poiché si tratta del grigio presente di tre solitudini: quella di Aurora, vecchissima signora decaduta che termina la sua rovina al casinò, quella della rassegnata “badante” capoverdina e quella di Pilar, solitaria e sensibile vicina di mezza età che rappresenta lunica fonte gentile di tenerezza, essendo la figlia lontanissima sia geograficamente che affettivamente.
Sarà proprio Pilar la destinataria dellultimo segreto rivelato dalla vecchia signora con un bigliettino scritto con mano malferma. Come richiesto, il giorno del suo funerale lamica rintraccerà in una casa di riposo un misterioso signore: il narratore della seconda parte, nonché protagonista, attraverso le immagini flou di una pellicola dantan, della rapinosa storia damore coloniale vissuta sotto gli occhi del marito di lei. Questa seconda parte, girata con le tecniche amatoriali del passato, mostra la scriteriata spensieratezza dei due amanti e, in filigrana, quella di una classe prigioniera di una mentalità destinata ad essere spazzata via dalla storia.
Il Portogallo di ieri con le sue colpe e quello di oggi con i suoi rimpianti sono i veri protagonisti di una dolce metafora che funziona anchessa con il garbo del rimpianto ma senza una vera forza narrativa, come offuscata dallintenzionalità di un esercizio di stile che non pare rispondere ad una vera necessità. E il problema delle scelte berlinesi di questa edizione si conferma.
|
|