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Seduzioni di un kolossal d'Oriente

di Sara Mamone
  The Flowers of War
Data di pubblicazione su web 13/02/2012  

Già si annovera tra i film più costosi della storia Cinese, The Flowers of War prodotto negli studios di Nanchino per circa 92 milioni di euro e diretto dal regista feticcio Zhang Yimou, habitué della Berlinale benché non più capace di ripetere l’exploit di Sorgo Rosso che gli valse l’Orso d’oro nel 1987. Le ambizioni del film sono smisurate come i suoi costi e l’impegno produttivo e organizzativo tale da implicare nel regista anche un logorante impegno di concertatore delle numerose troupes. Grande l’impegno, grande la Storia che riporta all’epoca della guerra Cino-giapponese di Sorgo Rosso. Non più nella marginalità della campagna ma nel cuore della vicenda bellica, anzi nell’episodio estremo della conquista della capitale da parte delle truppe giapponesi nel dicembre del 1937. La conquista della città, meglio nota come il massacro di Nanchino o lo stupro di Nanchino è considerata dagli storici come l’episodio più efferato dopo l’olocausto hitleriano ma non ha posto nell’orrore memoriale occidentale poiché l’episodio avvenne prima della dichiarazione ufficiale di entrata in guerra delle potenze occidentali.

 


Nella ricostruzione postbellica trovò a lungo complicità anche in un Giappone militarmente ancora retto dall’esercito responsabile di quel massacro mentre l’avvento in Cina del regime comunista di Mao Tse-tung non favorì certo intenerimenti occidentali, sia pure postumi. Eppure è difficile trovare nella nefasta catena di nefandezze belliche una concentrazione di orrori pari a quelli perpetrati dall’esercito giapponese che lasciò 200.000 vittime civili massacrate dopo la promessa della grazia, tutte mutilate, tutte le donne e le ragazze violentate. Di questo immane massacro (che descrive con la magistrale potenza visiva che gli è propria) Zhang Yimou  fa la cornice di un più definito episodio. Quello che vede protagonista un gruppo di studentesse che si rifugiano nella cattedrale di Westminster sperando di trovare scampo nella chiesa dichiarata luogo di asilo. Anche un gruppo di prostitute si rifugia nelle cantine della chiesa iniziando una difficile convivenza fatta di reciproche incomprensioni che culmineranno però nell’eroico finale nel quale alle terrorizzate vergini convocate ad un banchetto dei vincitori si sostituiranno proprio loro avviando le ragazze alla salvezza e se stesse a morte certa.

 


 
E qui già scricchiola un po’ la costruzione del racconto e la seduzione delle immagini non basta a sanare la sostanziale banalità dei caratteri e degli sviluppi interni. Per non parlare dell’individuazione dell’elemento unificatore delle due vicende nell’americano John Miller imbalsamatore chiamato a dare dignità al corpo del cappellano defunto di Westminster e a poco a poco trasformato da avventuriero in prete salvifico, dispensatore di saggezza, di umanità, di coraggio. E, per giunta, pronto ad innamorarsi di una delle prostitute che poi manderà al  massacro. Come se non bastasse l’avventuriero/prete ha la faccia di Christian Bale, uomo pipistrello volato incongruamente.    



The Flowers of War
cast cast & credits
 


La locandina




 
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