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Andreotteide (2)

di Roberto Fedi
  sen. Giulio Andreotti
Data di pubblicazione su web 20/11/2002  
In questo paese ne possono capitare di tutti i colori. Anche di aprire la televisione, Rai Uno, lunedì 18 novembre alle 23 circa, e vedere Bruno Vespa con Andreotti. Ammettiamolo, si rimane un po' sorpresi. Accanto ad Andreotti un bel gruppo di amici, di varia estrazione: Mastella, Giovanardi, la signora Finocchiaro, Landolfi. Fra il pubblico alcuni avvocati di Andreotti, e l'avvocato della famiglia Pecorelli.

Tutti ovviamente sono nauseati dalla sentenza che ha condannato Andreotti a 24 anni, in Appello. Il ministro Giovanardi si dichiara disgustato; Mastella si autodenuncia come esecutore del delitto Pecorelli, per fare scena; l'on Finocchiaro dichiara che la sentenza è politica e sbagliata. L'on. Landolfi dice che "bisogna fare qualcosa per mettere mano al rapporto fra politica e giustizia" (no comment). Non importa specificare i partiti di appartenenza dei vari signori e signore: sono tutti d'accordo.

Ora, non è nostra intenzione aprire qui un discorso su Andreotti e la sua condanna. Solo di far notare, tranquillamente, due o tre cose.

La prima: Andreotti, per la Giustizia italiana, è in questo momento un condannato. Non in via definitiva (si aspetta la Cassazione), ma in secondo grado. Non risulta che a nessuno nelle sue condizioni, almeno a nostra memoria, sia stato concesso dalla Tv pubblica di farsi l'autodifesa in pubblico, di fronte ad alcuni milioni di persone, senza contraddittorio e con un coro di parlamentari a difesa. Quando Costanzo ospitò la madre di Cogne nel suo Show (e la signora non era mai stata condannata né giudicata), venne giù l'Italia. Giustamente.

La seconda: Bruno Vespa non è un giudice, né uno storico. È un giornalista televisivo che, come disse una volta famosa, aveva come suo referente la Democrazia Cristiana. Non sembra che sia il tipo giusto per parlare di queste cose, in una Tv pubblica che, per sua natura, ha il diritto dell'oggettività.

La terza: Va bene che ormai la Tv fa di tutto, fuorché quello che dovrebbe. Ma che rifaccia i processi appena conclusi, e in via di riapertura in terzo grado, in pubblico, con l'imputato come primadonna che sciorina verbali e dati che nessuno conosce, non si era mai visto. Se questo è il servizio pubblico lo lasciamo giudicare al lettore. A noi sembra un servizio privato: anzi, ad personam.

Postilla accademica. Un avvocato di Andreotti, anzi un'avvocata, Giulia Bongiorno, ha citato a discolpa un brano del famoso 'memoriale' di Moro: che si legge in due lezioni diverse, quella manoscritta, e quella dattiloscritta. Per dimostrare come la seconda fosse stato "manipolata" (parole sue) dalle BR, e quindi inattendibile. Stando al brano citato, a suo dire esemplare, verrebbe voglia di invitare l'avvocata a farsi un bel corso di base, anche soltanto un "modulo" come si dice oggi, di filologia italiana. Dove si vede come anche le scienze umane siano meno inutili di quello che molti, ed evidentemente anche gli avvocati, ritengono.





 
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