Ecco cosa si intende per “teatro necessario”, come un tempo si chiamava la rassegna pisana “off”, oggi riconfigurata sotto letichetta di “Teatri di confine”. Un teatro che parli di realtà, con ironia e disincanto, che spalanchi delle domande, che sveli dei meccanismi. Più bello da vedere che da spiegare, con la musica, la radio, il dialetto, con le storie di uomini di cui sappiamo poco, ma che comprendiamo nei più intimi tormenti.
Lino Musella e Paolo Mazzarelli sono due attori così bravi da riuscire a raccontare attraverso il filtro di un sentimento e di uno sguardo, a mostrare con gli occhi dei loro quattro personaggi le sfaccettature di un mondo intero. Primo: Il trader finanziario Geremia Cervello: brillante e antipatico riciclatore di denaro per conto di una grande banca, detto “Cash machine”. Viene incastrato come capro espiatorio di un sistema che deve uscirne pulito. Secondo: Lavvocato Alberto La Parola: bocca sottile e veloce, longa manus di una giustizia dirottata. Cerca di raccogliere in video una falsa confessione: «Noi siamo la grande macchina della realtà e lei è un insetto». E come nella migliore tradizione shakespeareana, la messinscena della finzione dentro il teatro ribalta la convenzione scenica e si traduce in rivelazione, urlo e strappo di verità. Terzo: Il carcerato di Poggioreale detto “Eros”: criminale comune e di camorra, vittima di una vita, di un mondo, in cui picchiarsi, rubare, imbrogliare, morire, sono gli unici modi per esistere. Faceva le magliette da vendere alla festa del papà e della mamma: «Tengo un modo per entrare nelleconomia mondiale, ma sto qua dentro una finestrella. E non ci sta niente da capire». Quarto: La viscida guardia carceraria siciliana, in cerca di potere e piacere: «Io me ne sto qui con una minchia di 35 centimetri, e tutti dormono».
Foto di Angelo Maggio
Negli stacchi rapidi tra un personaggio e laltro, la storia si delinea fin troppo chiaramente e senza grande suspense, ma lumanità che si vuole raccontare è tagliata in due dalla speranza. Scissa tra chi crede di poter fare ancora qualcosa e chi cerca di attaccarsi a ogni mezzo per star bene con se stesso. Lumanità che sta fuori e che sta dentro. Nel sapiente uso dei passaggi radiofonici durante i cambi di scena, si ascoltano le voci registrate di Radio Napoli. Tutti i detenuti a Secondigliano e Poggioreale ogni sera si attaccano alla radio, e aspettano i saluti dei familiari che chiamano da casa, e che altrimenti non potrebbero sentire: leco delle voci care si intesse con la base rap-dub dei CoSang, e diventa un canto disperato. «Pronto?» «Pasquale, buonasera sono Nunzia da Secondigliano. Faccio i saluti a mio marito Carmine, con un prestissimo ritorno a casa a lui e ai suoi amici di stanza. Amore ti amoooo». «Pronto? » «Pasquale, ciao sono Rita dalla Sanità, un saluto e un abbraccio a mio fratello Antonio a Poggioreale, Padiglione Genova, stanza 82». E il dj Pasquale, che conosce e ricorda tutti: «Ma non hanno cambiato la stanza ad Antonio?», e consiglia: «Mi raccomando, però, Babbo deve sentirvi su». Documenti reali, da risentire su youtube (http://www.youtube.com/watch?v=HFYENVLtJ0U), che raccontano linferno del carcere.
Foto di Angelo Maggio
Nella trama di questatmosfera dura, seppur ricoperta da una patina di affetti lontani, e di irresistibile sberleffo partenopeo, la scena di Musella-Mazzarelli è un carcere un po edulcorato di notti insonni, di accadimenti, di incontri. Con rabbiosa passione lex trader con la BMW metallizzata cerca di far capire al rapinatore di banche chi siano i veri criminali, gli squali che mangiano tutto, che volatilizzano i soldi delle mafie e innescano un continuo bisogno di denaro, con leffetto ultimo di creare solo povertà. «Fuss bell»: sarebbe bello vederli crollare, questi grattacieli di potere, ma lincertezza di quello che potrebbe accadere dopo il crollo è ancora più immobilizzante, per chi non ha speranza né progetti, per chi da sempre abita nelle piaghe di un sistema rannicchiato in un piccolo spazio di sopravvivenza. Abbagliati da un fastidioso neon negli occhi, che solo accresce la voglia di capire e vedere meglio, si esce senza risposte, ma con lurgenza e linquietudine di decidere da che parte stare, mentre il crack fuori non si ferma.
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