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Pagelle di fine anno

di Roberto Fedi
  Del Noce, Venier, Lanza, Tonini
Data di pubblicazione su web 30/12/2002  
È tempo di concorsi, di pagelle e di classifiche, perché a fine anno come suol dirsi si tirano le somme, e qualche volta si riesce a formulare anche qualche buon proponimento. Proponiamo allora, oltre a quello già bandito da questa Rivista Web, anche un nostro giochino, sotto forma di graduatoria. Potete farlo durante il cenone di fine anno, fra una portata e l'altra. È un quizzino a risposte libere. La domanda è: chi sono i quattro personaggi che, ad apertura di televisore, non vorreste mai vedere? Quelli che vi guastano la giornata, o la serata, o vi fanno pensare che si stava meglio quando si stava peggio, o vi spingono più facilmente alla parolaccia anche in periodo di Natale?

La scelta, si capisce, è amplissima. Allora restringiamola: e limitiamoci alla Rai, che ha tre canali pagati con il canone (aumentato dalla Finanziaria) e le tasse degli italiani. Anche qui non si scherza: un esercito. Prendiamo allora i personaggi più celebri, quelli che sono in video spesso, che contano, che ammaestrano, che vengono riconosciuti per strada, quelli che la 'gggente' chiama per nome - e che accettano volentieri la confidenza, perché sono nazionalpopolari (ci scusiamo con Gramsci) e democratici.

Come è giusto, cominciamo noi. I nostri nomi, in ordine sparso, dopo attenta riflessione sono i seguenti: Mara Venier, Fabrizio Del Noce, Cesare Lanza, e un prete a scelta (ce ne sono più in Tv che in seminario). Siamo rimasti incerti fino all'ultimo nella scelta fra un prete e Bruno Vespa: ma poi abbiamo convenuto che era sempre la stessa minestra riscaldata. E quindi vada per il prete: con l'avvertenza, appunto, che equivale a un Vespa, più o meno. Un clone, per rimanere sull'attualità.

Capirete la nostra sorpresa, allora, quando domenica 29 dicembre, verso le 17, su Rai Uno, accendendo la Tv abbiamo visto … un Re! diranno i nostri piccoli lettori. No - quello era appena andato dal papa, senza passare per i canali istituzionali. No bambini: quattro pezzi di legno, pardon (accidenti a Pinocchio e a Benigni), quattro pezzi e basta: nell'ordine la Venier, Del Noce, Lanza e il cardinale Tonini, appunto il prete di turno. Appurato che costui non era Vespa en travesti, e sperando che, avendoli beccati tutti insieme in un colpo solo, si fosse più fortunati in altre occasioni, ci siamo messi un po' a guardare la scenetta.

Intanto, il contrasto fra il Tonini e il Lanza era notevole: non sul piano concettuale, figuriamoci; bensì proprio sul piano drammaturgico anzi della presenza scenica. Così a occhio e croce, un Lanza vale circa otto Tonini - di lì a poco, smessi i panni dell'intellettuale pensoso sui destini del mondo, il Lanza (con la Venier) si è messo a fare una pantomima di tribunale in toga nera discettando su maghi e streghe, con personaggi in maschera da trivio, fanciulle seminude e altri gadget a richiesta. Ma lì, nella saletta dei destini del mondo, i quattro Cavalieri dell'Apocalisse ci hanno spiegato, seri e compresi, che si deve essere onesti, seri, che la vita è un dono (guardandoli, veniva da pensare che è proprio vero che a caval donato non si deve guardare in bocca), che le frivolezze sono merce scadente, che si deve credere nella bontà di Dio e via discorrendo. Il Tonini, scatenato, strillava come da un pulpito; il Lanza annuiva come Ollio; il Del Noce, serissimo e nerovestito anche lui, scuoteva assorto il corvino capillizio, appena uscito da una tintura esagerata e naturalmente tutt'altro che frivola; la Venier assisteva e interloquiva indossando la faccina B, quella pensosa (la faccina A è quella romanesca e sguaiata: altre non se ne conoscono).

Al culmine di una predica un po' nevrastenica ma ispirata, insomma alla Savonarola, il Tonini dopo aver lanciato anatemi sulle clonazioni, il progresso, i beni del mondo e compagnia bella (intorno, intanto, si intuivano e si intravedevano musicanti, maghetti, nani e ballerine, gente che fa gli oroscopi, e fanciulle quelle sì da clonare) si è rivolto alla Venier (faccina B): "e tu - ha strillato al culmine del pathos, come se parlasse a tutto il mondo, in quel momento rappresentato al meglio dalla faccina B - "e tu quanto daresti a Dio per le sue opere? Dieci? ma dieci e lode!!!". Come un falco, anzi come un corvo (per la chioma, naturalmente), il Del Noce da esperto uomo di spettacolo e di televisione ha colto la pagella, pardon la palla, al volo. "E su questa bella frase", ha chiosato contento, mentre anche il ciuffo gli brillava come un albero di Natale, "chiudiamo la nostra discussione" eccetera eccetera, e ha spedito Tonini e pubblico a far merenda.

Non vorremmo essere irriverenti, ora che anche Benigni straparla come un pievano in crisi di astinenza. Ma seguendo il dotto ragionamento del Tonini, e vedendo quello spettacolo, per noi Dio (pardon) meriterebbe sì e no la sufficienza.



 
 
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