Tomas Alfredson, partendo dallomonimo libro scritto nel 1974 da John Le Carré (qui anche nelle vesti di produttore), rispolvera una classica spy-story degli anni 70 (con tanto di cortina di ferro e comunisti cattivi), già oggetto, nel lontano 1979, di una serie televisiva. La storia è quanto di più canonico si possa trovare in film come questo: George Smiley, un vecchio dirigente del servizio segreto britannico salvificamente pensionato dal suo capo dimissionario (un sempre carismatico John Hurt), viene richiamato in servizio dal governo per scoprire chi, tra i suoi ex-colleghi, stia facendo il doppio gioco, fornendo informazioni allUnione Sovietica. Chiaramente niente è come sembra, anzi, a dire la verità, tutti i membri del direttivo dei servizi segreti britannici appaiono subito cattivi e pronti a sbranarsi luno con laltro (tranne Smiley, ovviamente). Il racconto si sviluppa nel modo fin troppo consueto con tanto di finale risolutore che sembra rimettere a posto le cose, e per fortuna che Alfredson inserisce alcuni salti temporali, che confondono un po le cose, altrimenti sarebbe fin troppo semplice ed epidermico individuare la talpa.
Per Tinker,Tailor, Soldier, Spy valgono le stesse considerazioni che possono essere fatte per Contagion di Steven Soderbergh, come il regista americano fa con i disaster movie, così Alfredson si diverte a decostruire il genere spionistico alla 007, traducendolo nel suo esatto contrario, fin dallincipit dove una missione (nel caso fallita) precede i titoli di testa. Spariscono quindi le belle donne (tranne limmancabile ragazza russa in difficoltà), le scene dazione e i personaggi carismatici, il protagonista è una specie di anziano nerd con enormi occhiali di tartaruga, con laplomb e la vitalità fisica di un tipico maggiordomo inglese, gli uffici dei servizi segreti del Regno Unito sono riportati ad una grigia realtà burocratica, così come burocrati sono i responsabili dei vari uffici, pronti ad approfittare di ogni minima occasione pur di fare carriera, molto più fedeli a sé stessi che a Sua Maestà. Alfredson (che ha fatto parte del gruppo comico svedese Killinggänget), tratteggia con grande ironia la vita tuttaltro che avventurosa ed esaltante di questi impiegati che si ritrovano in squallide feste aziendali con i festoni di carta alla pareti, a cantare tutti insieme lInternazionale, davanti ad un Babbo Natale con la maschera da Lenin, ma i meriti del regista si esauriscono qui e Alfredson finisce per confezionare un film fin troppo corretto (erano anni che non si vedevano i panorami-cartolina delle varie città in cui si sposta lazione), lasciando agli attori lonere di risollevarne le sorti.
La vera forza del film, infatti, è proprio nellinterpretazione straordinariamente pacata che Gary Oldman offre nel ruolo del protagonista, privo praticamente di trucco si invecchia credibilmente di oltre dieci anni, dando vita ad un perfetto antidoto alla fin troppo virile fisicità dellultimo 007; tutto ciò lo fa risultare migliore perfino del fresco premio Oscar Colin Firth, che veste i panni di un imbolsito James Bond da dopolavoro, che seduce le mogli dei colleghi alle feste aziendali.
Insomma Tinker,Tailor, Soldier, Spy è unoperazione nostalgia ben riuscita, che ci riporta a quel tempo lontanissimo in cui cerano i telefoni di bachelite, le macchine da scrivere, si inviavano i crittogrammi ed era chiaro dove stavano i buoni e dove i cattivi, che però, usciti dalla sala, si lascia dimenticare fin troppo facilmente.
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