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Wiener Staatsballet Gala, Ravenna Festival 2011 - Corella Ballet, 54° Festival dei Due Mondi di Spoleto

di Gabriella Gori
  Wiener Staatsballet Gala, Ravenna Festival 2011 - Corella Ballet, 54° Festival dei Due Mondi di Spoleto
Data di pubblicazione su web 27/07/2011  

Sono due stupende realtà di danza il Balletto della Staatsoper di Vienna e il Corella Ballet, due organici così lontani per genesi e struttura eppure così vicini per spirito e qualità. Uno spirito e una qualità che hanno nei rispettivi direttori, Manuel Legris e Ángel Corella, il trait d’union per il modo di concepire la direzione artistica basata sull’estrema preparazione e professionalità dei singoli elementi e dell’intera compagine. 

Il Balletto della Staatsoper di Vienna, come altre prestigiose Compagnie di Ballo europee, ha “la casa madre” in un Teatro d’Opera e si colloca nel novero di quei soggetti depositari di una grande tradizione teatrale e di un consolidato repertorio accademico aperto alle innovazioni coreografiche odierne.

Dall’altra il Corella Ballet, che ha sede a La Granja de San Ildefonso in provincia di Segovia, è l’incarnazione della volontà di un artista che gioca il tutto per tutto per realizzare un sogno. Fondare una compagnia di balletto classico nella patria del flamenco, autonoma dai Teatri d’Opera e sostenuta da finanziamenti privati, che – come dice lo stesso Ángel – «rispecchi nelle scelte il nuovo volto del balletto di oggi. Un balletto in cui il classico si contamina con la vita, cambia di segno e di forma, ma resta sempre la vetta della danza».




Due progettualità coreutiche e coreografiche che idealmente s’incontrano nei principi che guidano i rispettivi direttori e portano alto il vessillo di due “filosofie” gestionali che proseguono, il Wiener Staatsballet la strada indicata da secoli dal Ballet de l’Opéra de Paris, fondato da Luigi XIV nel 1661, il Corella Ballet la via rivoluzionaria e privatistica iniziata dai Balletti Russi di Diaghilev nel 1909. 

Un’occasione d’oro dunque assistere, a distanza di pochi giorni, a due applauditissimi appuntamenti con il Balletto dell’Opera di Vienna impegnato al Ravenna Festival in un Gala sui generis al Palazzo Mauro De André, e il Corella Ballet al 54° Festival dei Due Mondi di Spoleto in una “serata d’autore” nella vetusta cornice del Teatro Romano.    

Diretto da Manuel Legris, l’étoile dell’Opéra di Parigi che nel 2009 ha dato l’addio alle scene e nel settembre 2010 è diventato “Ballettdirektor” del Wiener Staatsballet, il corpo di ballo austriaco scende in campo a Ravenna con i suoi migliori elementi in un programma che riflette le linee guida di Legris tese a ridare lustro alla formazione tersicorea viennese, riposizionandola tra le “grandi consorelle” internazionali, e mettere alla prova il suo “management”.

Ricco e articolato, il palinsesto di questo Gala è all’insegna del classicismo per la presenza di alcuni “pezzi forti” del repertorio otto-novencentesco e di creazioni di “volti” emergenti della coreografia contemporanea, che esaltano la levatura del corpo di ballo a cominciare dallo stesso Legris nel passo a due da Manon di MacMillan, su musica di Massenet, con Nina Polákova e nel solo The Picture of… dell’afro-tedesco Patrick De Bana su musica di Purcell.   

Due momenti in cui l’artista francese appare in tutta la sua caratura di danseur noble nei panni del Cavaliere des Grieux accanto ad una dolcissima Nina-Manon, e di interprete sopraffino nel “monologo interiore” di De Bana. Un solo di rara raffinatezza per la gestualità musicale e la coscienza del dettaglio di un passo, di un legato, di una figura, che esprimono la poesia del movimento di stampo accademico.

E sempre per dare spazio a nuovi autori anche l’altro solo, Mopey del tedesco Marco Goecke sul Concerto per violoncello e archi di Carl Philipp Emanuel Bach, resta impresso per la fluidità dei passaggi contemporanei, intrisi di petits battements pirouettes in attitude,  che coniugano atletismo e velocità grazie a Masayu Kimoto. Un ballerino che cattura gli sguardi sviluppando per la maggior parte di schiena e di taglio il fraseggio coreografico.

Ancora all’insegna delle tendenze coreutiche contemporanee è il pregevole Canon in d major, un trio firmato da Jiří Bubeníček su musica di Johann Pachelbel in cui Denis Cherevychko, Roman Lazik e Mihail Sosnovschi tessono una tela di morbidi e virili intrecci ripetendo a canone le sequenze, intervallate da singole performance, in un lavoro di indubbio tratto “autoriale”.

Vero e proprio tributo di Legris alla danse d’école è il suo Donizetti pas de deux con la brillante Kiyoka Hashimoto affiancata dalla giovanissima promessa italiana, Davide Dato. Un ventenne dotato di sorprendente ballon che insieme a Kiyoka anima una creazione fresca, leggera che alleggerisce con brio il “peso” della tradizione e diverte.




Sempre in onore della più blasonata scuola accademica non poteva mancare il Cigno Nero dal pas de trois de Il lago dei cigni di Čajkovskij-Petipa, con una forte e sicura Liudmila Konovalova, attorniata dal principe Alexandru Tcacenko e da un affascinate Mihail Sosnovschi, nelle vesti di Rothbart.  In tutù nero impreziosito da brillanti e un diamante rosso sul petto come nella versione del Lago firmata da Nureyev per l’Opera di Vienna, Liudmilla volteggia e “sfida” il Cigno Bianco del successivo pas de deux coreografato da Nureyev e interpretato da Nina Polákova e Roman Lazik. Un  passo a due inserito per ribadire il forte legame che il grande danzatore russo ha avuto con Legris all’Opéra di Parigi e con l’Opera di Vienna.

Ma in questa “carrellata” di capolavori non poteva mancare George Balanchine presente con Tarantella pas de deux su musica di Louis Moreau Gottschalk e Čajkovskij pas de deux danzati da Maria Yakovleva e Denis Cherevychko in un fuoco di fila di virtuosismi ideati dal padre del neoclassicismo in danza. Neoclassicismo di cui Legris mostra gli esiti estremi proponendo The Vertiginous Thrill Of Exactitude di William Forsythe su musica di Franz Schubert. Una travolgente coreografia postneoclassica “tinteggiata” dal rosso dei costumi maschili e dal verde dei celeberrimi tutù a corolla che scatena Franziska Wallner Hollinek, Kiyoka Hashimoto, Liudmila Konovalova, Masayu Kimoto, Davide Dato, in un agone fisico e tecnico all’ultimo respiro.

E all’ultimo respiro ma questa volta per l’intensità della passione amorosa sono il passo a due da Anna Karenina di Boris Eifman su pagine di Čajkovskij e quello di Roland Petit da Il Pipistrello di Johann Strauss figlio con la coppia Olga Esina e Kirill Kourlaev. Due protagonisti che bene sottolineano le differenze di stile del primo duetto, intenso, tragico, involuto, e del secondo tutto giocato sul lirismo e la purezza delle linee che inneggiano alla bellezza e bravura dei protagonisti.

Bravura e bellezza che tornano prepotentemente a spopolare anche nello spettacolo del Corella Ballet guidato da Ángel con la collaborazione della sorella Carmen, entrambi ancora in forza all’American Ballet Theatre lui come Principal, lei come Solista.




Chiamato da Alessandra Ferri, curatrice della sezione danza del Festival dei Due Mondi di Spoleto e premiata con il Premio Air France “Cultura oltre i Confini”, il Corella Ballet debutta in Italia con un organico formato da una trentina di ottimi elementi provenienti da tutto il mondo e quattro coreografie “doc”.   

Si comincia con Bruch Violin Concerto N.1 di Clark Tippet, rimontato da David Richardson, che su musica di Max Bruch presenta in una serie di gradevoli quadri neoclassici il gruppo “spagnolo” elegantemente vestito da Dain Marcus e illuminato da Jennifer Tipton.

In Clear di Stanton Welch, ripreso da Steven Woodgate su musica di Bach, un sestetto maschile vestito da Michael Kors per Céline e ravvivato dall’aggraziata presenza di un elemento femminile, è protagonista di una coreografia piena di forza ed energia in un continuum di legati postclassici che attraversano il palcoscenico orizzontalmente e diagonalmente, assecondando con la geometricità delle sequenze la partitura bachiana.  

Meraviglia delle meraviglie è Soleá, una creazione di Maria Pagés su musica di Rubén Lebaniegos, canto Ana Ramón, chitarra Rubén Lebaniegos, percussioni Chema, Uriate e  zapateado della stessa Pagés, che vede danzare sotto le luci chiaroscurali di Luis Perdiguero lo strepitoso  Ángel Corella e l’affascinate Carmen in un duetto mozzafiato. Duetto che stravolge classicamente il flamenco per dare vita a qualcosa di ibrido quando Ángel esegue elettrizzanti manèges e pirouettes à la seconde sulla melodia flamenca e  Carmen risponde con lo “zapateado” sulle punte in un’ideale sfida tra due codici espressivi diversi. Infine insieme si lasciano trasportare dall’erotismo degli  esasperati cambrés gitani accentuati dalle emblematiche pose della testa, delle braccia e delle gambe che si accavallano, si piagano e tornano in posizione eretta.    




Dulcis in fundo è DGV: Danse à grand vitesse, un’intrigante coreografia di Christopher Wheeldon, rimontata da Jason Fowler su musica di Michael Nyman ed eseguita per gentile concessione del Royal Ballet con costumi colorati e scene di Jean-Marc Puissant. Intriso di linguaggio postclassico il pezzo scorre velocissimo sulle luci di Jennifer Tipton chiamando alla ribalta il Corella Ballet che si mostra capace di sostenere una creazione nata per il blasonato Royal Ballet e di reggere il temibile confronto. Un confronto da cui esce vincente confermandosi un complesso eccellente di cui Corella può andare orgoglioso in attesa di fondare una Scuola Internazionale di Balletto fra le più grandi d’Europa, che assicurerà un’alta formazione accademica alle nuove leve della danza.        





Manuel Legris, direttore del Balletto della Staatsoper di Vienna
Manuel Legris, direttore del Balletto della Staatsoper di Vienna



Ángel Corella, direttore del Corella Ballet
Ángel Corella, direttore del Corella Ballet

 
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