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La bottega dei Ghirlandaio tra civitas et familia

di Lorena Vallieri
  I santi Jacopo, Stefano e Pietro
Data di pubblicazione su web 04/05/2011  

La mostra Ghirlandaio. Una famiglia di pittori del Rinascimento tra Firenze e Scandicci propone al visitatore un percorso innovativo dedicato all’attività artistico-imprenditoriale dei Bigordi, detti Ghirlandaio. Sfilano così dinanzi agli occhi del visitatore le opere e i giorni di Domenico (1449-1494) e di suo figlio Ridolfo (1483-1561). Ma si rintracciano anche le orme dei fratelli David (1451-1525), Benedetto (1458-1497) e Giovambattista (1466-?), nonché quelle del cognato Bastiano Mainardi da San Gimignano (1466-1513). Accanto a loro allievi e discepoli: Francesco Botticini (1446-1497), Bartolomeo di Giovanni (documentato dal 1488-1501), Lorenzo di Credi (1459 ca.-1537), Domenico Puligo (1492-1527), Francesco Granacci (1469/1470-1543).

 


Bottega di Domenico Ghirlandaio, Deposizione di Cristo
(1479-1480, Scandicci, Badia di San Salvatore e
San Lorenzo a Settimo, sacrestia), particolare 

 

Biografie artistiche in larga parte ancora sfuggenti. Si pensi all’organizzazione a più mani del lavoro artistico di bottega e all’apporto dei tanti aiuti. Biografie, tuttavia, che la curatrice Annamaria Bernacchioni, validamente affiancata da altri studiosi, ricostruisce attraverso l’analisi di una quindicina di dipinti esposti al Castello dell’Acciaiolo di Scandicci. Valga da esempio la Madonna col bambino e San Giovannino presentata per la prima volta al grande pubblico in questo evento. Il dipinto fu acquistato nel 1965 dalla Cassa di Risparmio di Firenze. Allora le pessime condizioni dell’opera non permisero di valutarne la qualità (da ciò l’attribuzione generica: “scuola toscana” del XVI secolo). Il recente lavoro di pulitura ha finalmente riportato alla luce particolarità cromatiche impensate: una ricchezza di sfumature e tonalità che restituisce il dipinto a Ridolfo del Ghirlandaio o, quanto meno, alla sua cerchia.   

La tavola è ora datata con buone ragioni al 1520-1540, periodo in cui si colloca la collaborazione di Ridolfo con Michele di Jacopo Tosini (1503-1577), il suo più fedele allievo. Si pensi al Matrimonio mistico di Santa Caterina (1525-1530), un’opera che i due artisti dipinsero «insieme e in compagnia» (così Vasari). La composizione denota un’impronta volutamente tradizionale di sapore neo-quattrocentesco, e si pone coerentemente in linea con la tradizione di Domenico Ghirlandaio, pur aggiornata dal confronto con la coeva produzione pittorica. Una formula vincente, come scrive David Franklin: «La consuetudine di Ridolfo e della sua bottega all’uso di un lessico più familiare, leggibile e definito, dotato di innegabile vigore e naturalismo “epidermico”, fu la chiave del loro successo e assicurò la popolarità di questo stile, desueto ma funzionale quasi sino alla fine del secolo» (p. 65).

Ridolfo del Ghirlandaio e Michele Tosini,
Matrimonio mistico di Santa Caterina e santi
(1525-1530, Firenze, Università degli Studi,
Rettorato, Villa La Quiete di Montalve), particolare 
 

Dalla familia alla civitas. Come tutte le manifestazioni promosse dall’associazione La città degli Uffizi, questo evento intende valorizzare gli stretti legami tra Firenze e il territorio. La scelta di Scandicci quale sede espositiva non è casuale: intende sottolineare il duraturo legame tra i Ghirlandaio e le parrocchie del comprensorio, in primis l’abbazia cistercense di San Salvatore e San Lorenzo a Settimo. Qui sono ancora visibili la Deposizione di Cristo e l’Adorazione dei Magi e San Benedetto, commissionate nel 1479 a Domenico Ghirlandaio. Perduta, invece, la terza tavola realizzata in quella medesima occasione e dedicata a San Niccolò. Di Domenico sono anche due medaglioni raffiguranti l’Angelo e l’Annunciata: frammenti superstiti della decorazione della Cappella maggiore (1587), mentre è attribuita all’allievo Francesco Botticini una seconda Deposizione (1580-1585).

 


Francesco Granacci, Ingresso di Carlo VIII a Firenze
(1515-1520, Firenze, Galleria degli Uffizi)
 

Parallelamente, il progetto Piccoli grandi musei offre al visitatore la possibilità di intraprendere due diversi itinerari alla scoperta dell’attività dei Bigordi e della loro officina. Il primo tour consente di riscoprire realtà artistiche pregevoli, ma poco note: le case di proprietà dei Ghirlandaio a San Martino e Colleramole, la Chiesa di S. Andrea a Campi Bisenzio, il Museo d’arte sacra di S. Donnino e S. Martino a Gangalandi. Il percorso fiorentino comprende invece gli affreschi nella Sala dei Gigli in Palazzo Vecchio, la Cappella Sassetti in Santa Trinita e la Cappella Tornabuoni in Santa Maria Novella, il Museo degli Innocenti, Palazzo Medici Riccardi.

 

Il catalogo, edito da Polistampa, arricchito da una presentazione di Antonio Natali (pp. 19-24), propone utili saggi di approfondimento: quello della curatrice Annamaria Bernacchioni illustra gli stretti legami tra i Ghirlandaio e Scandicci (pp. 27-51); mentre David Franklin indaga il sodalizio tra Ridolfo e Michele Tosini (pp. 53-67); infine, Maria Pia Zaccheddu ricostruisce la storia del Castello dell’Acciaiolo e di Badia a Settimo, entrambi recentemente restaurati (pp. 69-82). Concludono il volume le Biografie degli artisti (pp. 83-93), il Catalogo delle opere (pp. 95-165) e la Bibliografia citata (pp. 167-174).



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Bottega di Ridolfo del Ghirlandaio, Madonna con Bambino e san Giovannino (1520-1540, Collezione Ente Cassa di Risparmio di Firenze) 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

Benedetto Ghirlandaio, Santa Lucia e donatore (1494, Firenze, Basilica di Santa Maria Novella)
 
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