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Tutta colpa di un gatto?

di Sara Mamone
  Wer, wenn nicht wir
Data di pubblicazione su web 18/02/2011  

Wer, wenn nicht wir (Chi, se non noi) del tedesco Andres Veiel, apprezzato regista e apprezzatissimo documentarista, è l’occasione di un esercizio artistico e morale su un grande mistero moderno che richiama l’intero paese ad un esame di coscienza anche nei confronti del più tragico passato nazista: la storia della banda Baader-Meinhoff affiliata alla Raf (Rote Armee Fraktion) e della tragica fine dei protagonisti nel carcere di Stammheim. Ed è infatti la vicenda più frequentata dal teatro e dal cinema tedeschi contemporanei: perché è una storia che vive di ambiguità, di clamorose ambiguità e si sostanzia di personaggi indecifrabili: Hans Baader, Ulriche Meinhoff, Gudrun Ensslin, Bernward Wesper che dagli inizi degli anni sessanta insanguinarono il paese e, ancor più, ne scossero la coscienza per lo scarto incomprensibile tra la passione culturale e politica (Bernward Wesper proveniva dalla media borghesia colta, Gudrun Ensslin era traduttrice e ricercatrice eccellente, Ulrike Meinhoff era tra le più accreditate giornaliste del paese, solo Andreas Baader era di più ridotta statura intellettuale) e la successiva deriva terroristica. Si tratta certamente di un grande mistero e di un tema inesauribile per la riflessione intellettuale.  

 

 



Soprattutto si tratta di una vicenda troppo complessa per essere espressa al cinema, a meno che non si faccia una scelta radicale (abbiamo visto qui a Berlino un esempio con A Torino loi di Bela Tarr) rinunciando alla completezza (e forse anche alla chiarezza) per sollecitare emozioni, o reazioni, o illuminazioni. Il film di Andrès Veiel prende invece la strada della narrazione lineare, della serietà documentaria, dell’analisi storica, del dettaglio. E, soprattutto, anche per rispetto nei confronti di una delle massime generazionali dell’epoca, quella per cui “il privato è pubblico” e molte delle motivazioni sono individuali soggettive, affianca alla descrizione storica, già sufficientemente articolata e complessa, le motivazioni individuali, ricostruendo quindi la vicenda politica alla luce della biografia, in particolare di Gudrun Ensslin e Bernward Vesper.

 


Il cast del film 


Ed ecco quindi, nell’emozionante e sbagliato antefatto, il rosso gattone di casa Vesper ucciso a fucilate dal padre, celebrato poeta nazista, nella silenziosa disperazione del ragazzino. Ecco il contrasto tra l’opulenza della casa borghese di lui e la modestia piccolo borghese della casa di lei, figlia di un pastore tormentato dal senso di colpa per aver partecipato alla guerra, ecco l’interminabile valzer di liberi accoppiamenti ora bene ora mal digeriti dalla coppia, le riunioni interminabili tra fumi e alcol, ecco l’apparire di Andreas Bader (truccato come Boy George) che sconvolge il già precarissimo equilibrio dei due nel frattempo diventati inaffidabili genitori, ecco sullo sfondo i cattivi maestri della cultura ufficiale di certa “gauche caviar”, ecco in contrappunto le immagini documentarie della storia dell’epoca, dalla visita dello scià di Persia all’"Ich bin ein Berliner" di Kennedy, alla guerra in Vietnam, alle Pantere Nere, ecco troppe cose. Veramente un po’ troppe per pensare che sia tutta colpa di quel gatto rosso. Non che il film sia indegno, al contrario è molto ben interpretato, girato con ferma mano e il procedere degli eventi (e delle loro motivazioni) è sempre saldamente leggibile. Leggibile, appunto, più da saggio o da spunto per dibattiti che da opera della visione: la quale, essendo infinitamente più efficace del discorso finisce per sopravanzarlo nettamente lasciando allo spettatore più immagini insulse di scopate e fumate che indignazione o chiarezza morale. In questi casi quindi forse è meglio essere Visconti, oppure lasciar perdere.

Wer, wenn nicht wir
cast cast & credits
 






 
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