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Un vistoso passo indietro

di Sara Mamone
  Un mundo misterioso
Data di pubblicazione su web 18/02/2011  

Oltre ad essere misterioso il mondo, misteriose sono anche la ragioni della scelta - e pure in concorso! - del film di Rodrigo Moreno, regista argentino giovane e già pluripremiato in particolare per il ben diversamente interessante El custodio nel 2006 proprio a Berlino. Una delle linee direttrici del festival è quella della scoperta di talenti nuovi più che di acclarati genii e, soprattutto, con logica conseguenza, quella di una protezione paterna nei confronti di coloro che ben hanno meritato al loro primo passaggio, offrendo quindi e offrendo al pubblico anche le successive prove. Operazione coraggiosa e non sempre premiata visto che spesso le scommesse non trovano positive conferme.  Se, per fare un esempio, la nuova prova di Farhadi è un felice esempio di maturazione, questa di Moreno segna un vistoso passo indietro che si riverbera anche sul lavoro precedente, il cui splendido interprete forse arricchiva l’opera di uno spessore ingannevole.


 



Qui gli interpreti sono assai modesti e l’assunto presuntuosetto (“raccontare la storia dell’iniziazione di un amabile stordito con sullo sfondo la paralisi di una società minacciata dalla rovina economica”) non salva dalla sensazione di una banalità che gira a vuoto, tra citazioni di cinema europeo (il protagonista che ama le donne e le segue come un Jean-Pierre Léaud da attardata provincia sudamericana) e riprese abilmente sfrangiate. Dalla prima sequenza in cui dopo l’amore la ragazza gli comunica di aver bisogno di tempo - ma quanto? - per sé stessa, all’inquadratura finale in cui nello stesso appartamento i due si trovano sul bordo del letto prendendosi per mano, l’inconsistente cammino di formazione del giovane protagonista accompagna lo spettatore accrescendone piano piano il fastidio per la gratuità degli episodi, per la banalità di una formazione on the road rafforzata dallo snobismo per la scelta di una macchina R6 fabbricata in Romania (la Tokha, digradazione dalle molte risonanze della mitica R4 francese).

 

 


 

Anche il passaggio dall’Argentina all’Uruguay per un fallimentare invito ad una festa di capodanno pare senza capo né coda. Una certa grazia descrittiva sta solo nel rapporto con il meccanico a cui il protagonista affida le sorti della sua scalcinata vettura: un solitario artista della composizione, che gli restituisce un corpo vivo e funzionante assemblando magnificamente parti di altre marche e condividendo con lui in officina il brindisi augurale. Un po’ pochino, in effetti. Una parziale attenuante al fastidio di questo film può essergli forse riconosciuta nella saturazione dei problemi di coppia ai quali abbiamo assistito e che stanno invadendo anche le tematiche di cinematografie fino ad ora alle prese con problemi di ben altro respiro.

 

 

Un mundo misterioso
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