Urlare al cielo
Che fare quando tutto va a rotoli, la società non funziona, la famiglia è solo un peso, la solidarietà tra ragazzi conosce solo le forme violente dell'organizzazione per bande? Victoria Mahoney tenta con questo suo primo lungometraggio (nato dopo le proficue esperienze al Sundance Festival e la collocazione tra i nuovi volti del cinema indipendente americano) di dare un quadro ragionevole di una società che ha smarrito da tempo le coordinate ma che, nonostante tutto, sa ancora trovare in sé le energie per uscire, forse, dal baratro. Lei per prima raccoglie tutte le sue energie e realizza un film di cui è regista, autrice e produttrice. Questa unità è la cifra del suo film, semplice, coerente, di corto raggio ma di forte presa emotiva, proprio per la percezione di questa coerenza interiore che si manifesta nei ritmi sempre ben controllati, in una alternanza sapiente di accelerazioni e rallentamenti intimisti ma anche nella precisa e non certo rinunciataria scelta degli interpreti: dalla fin troppo graziosa Zoe Kravitz (cantante figlia d'arte di grande talento) a Yolonda Ross , a Jason Klarke e Antonique Smith, oltre al fin troppo esplicito prelievo di Gabourey Sidibe (over size diva del momento, ultra nominata a Golden Globe e Oscar come protagonista di Precious).
Pur nella violenza del tema, fisica ma soprattutto interiore, il tono non è a forti chiaroscuri, ma crepuscolare. Il disagio della società è quello della protagonista che la incarna e rappresenta, Sweetness/dolcezza costretta a crescere in fretta in una famiglia mista in cui non difetta l'amore ma il senso di responsabilità, il perno di una morale che difenda dal vortice della casualità. Il padre è un bianco alcolizzato i cui comportamenti oscillano a seconda del grado etilico, la madre una affettuosa donna di colore incapace di difendersi e di difendere le figlie che ovviamente, così prive di difesa all'interno della famiglia, lo saranno ancora di più sull'esterno, nel quartiere organizzato per bande, nella scuola in cui paiono funzionare solo spaccio e violenza. Le due sorelle, legate dal legame fortissimo che solo nasce nell'assenza di un vero sostegno familiare entrano in contatto col mondo degli adulti in modo opposto: la maggiore fuggendo di casa incinta (ma poi inevitabilmente tornando, madre e sconfitta), la minore, dopo molte umiliazioni, scegliendo lo scontro diretto, annullando i sentimenti, combattendo con sempre maggiore determinazione e imparando assai bene la lezione del quartiere.
Spacciatrice e “bulla” distruggerà la capobanda avversaria, sottraendole spazio e guardaspalle e avviandosi ad una carriera fuori legge brillante e di sicuro esito mortale. Urlare al cielo e dare pugni all'aria non serve a nulla. Chiaro, tutto chiaro. Ma non così chiaro e deterministico dal non far trapelare un barlume di speranza, nella rinata voglia di studiare, in lei, nella percezione della propria degradazione, nel padre. La passeggiata finale, con i due protagonisti per una volta a posto nei loro ruoli naturali di padre e figlia lascia tutti sull'orlo di una possibile speranza. Forse urlare al cielo non è del tutto inutile.
Yelling to the sky
Cast & credits
Titolo
Yelling to the sky |
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Origine
USA |
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Anno
2011 |
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Durata
96 min. |
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Colore | |
Titolo originale
Yelling to the sky |
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Regia
Victoria Mahoney |
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Interpreti
Gabourey Sidibe ( Latonya Williams) Zoe Kravitz (Sweetness O'Hara) Tim Blake Nelson (Coleman) Jason Clarke (Gordon O'Hara) Marc John Jefferies (Lil' Man) Antonique Smith (Ola O'Hara) Shareeka Epps (Fatima Harris) Adam Tomei (Cal) |
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Produttori
Ged Dickersin (Produttore), Diane Houslin (Produttore), Victoria Mahoney (Produttore), Billy Mulligan (Produttore), Alfonso Trinidad (Produttore associato) |
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Produzione
YTTS LLC |
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Scenografia
Kelly McGehee |
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Costumi
Nia Hooper |
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Sceneggiatura
Victoria Mahoney |
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Montaggio
Geeta Gandbhir, William Henry |
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Fotografia
Reed Morano |
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Musiche
David Wittman |