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Cercando "casa"

di Elisa Uffreduzzi
  American life
Data di pubblicazione su web 19/01/2011  

American Life cela dietro l’abito di un godibile road movie la riflessione sul concetto di casa, nell’accezione più intima del termine. Cos’è che fa di un posto la nostra casa? Il luogo? Le persone che lo abitano? I ricordi che porta con sé? È quello che cercano di capire Burt (John Krasinski) e Verona (Maya Rudolph), la coppia di trentenni protagonista del film: ansiosi di trovare un luogo in cui poter mettere radici e far nascere la figlia in arrivo, partono per un lungo viaggio attraverso l’America… per poi scoprire l’antico adagio popolare: non ci si sente al posto giusto da nessuna parte se prima non si fa pace con se stessi.

Sette cartelli in bianco su fondo nero dividono il film in altrettanti capitoli, preceduti da un prologo funzionale alla presentazione dei protagonisti. Con il primo, Away we go (che è anche il titolo originale del film), inizia la storia e dunque il viaggio della coppia, con la gravidanza di Verona e la sua nuova vita, che è poi un altro viaggio.  

 

Partiti in cerca di una “specie di famiglia”, come dice Verona, un posto in cui sentirsi “a casa”, i due stabiliscono una serie di tappe a ciascuna delle quali corrisponde un diverso cartello e che si trasformeranno in una sorta di gironi infernali in cui incontreranno personaggi bizzarri, incarnazioni di diversi quanto volutamente stereotipati stili di vita, attraverso i quali Mendes scardina modi di intendere i concetti di “casa” e “famiglia” differenti ma parimenti fasulli perché tutti figli di altrettante concezioni sociali precostituite.

Infine Verona si rende conto che quello che hanno fatto lei e Burt, è stato cercare una famiglia adottiva per se stessi, piuttosto che sforzarsi di costruirne una propria, della quale essere i genitori. Dovrà trovare il coraggio di fare i conti con il proprio passato, per accorgersi che il posto in cui sentirsi “a casa” è sempre stato lì, a un passo da loro.

 



La sceneggiatura di Dave Eggers e Vendela Vida si adatta perfettamente a una storia semplice che ha il sapore del dialogo quotidiano, ora ironico, ora sentimentale, ora anche inconcludente. Allo stesso modo la macchina da presa si sofferma su particolari non sempre essenziali, come nella splendida inquadratura dei vetri di un grattacielo sui quali vediamo riflettersi e rifrangersi l’immagine dell’aereo in volo all’inizio del viaggio. O ancora la dissolvenza incrociata che svela a poco a poco un cielo assolato dietro i volti dei nostri eroi, che si sono appena scambiati improbabili promesse matrimoniali, sdraiati su un tappeto elastico, in piena notte: a indicare che anche il matrimonio è una convenzione, che una promessa è tale anche senza un prete davanti e che ognuno se la dovrebbe poter cucire addosso secondo ciò a cui attribuisce maggior valore.

La scarna fotografia di Ellen Kuras dà al film uno stile visivo “anni settanta”, in linea con quello dei protagonisti e di vari altri personaggi (si pensi alla coppia neo-hippie che incontrano a Madison, ma anche ai genitori di Burt); tanto che a tratti il film sembra ambientato, se non realizzato, in quel decennio. Non a caso Easy Rider, considerato uno degli archetipi del road movie, è del 1969.

La colonna sonora, curata dal cantautore britannico Alexi Murdoch, è costituita in gran parte da sue canzoni già edite, alle quali si aggiungono qua e là brani di altri artisti, tra i quali Bob Dylan (Meet Me In The Morning). Nel complesso le musiche sono caratterizzate dalla semplicità di arrangiamenti che conferiscono loro una sonorità tra il folk, il country e il rock, decisamente in stile road movie.

 



La musica, il procedere della storia per tappe, la fotografia.… tutto suggerisce l’intenzione di Mendes di stravolgere dall’interno un altro stereotipo, quello del film on the road. Se infatti gli ingredienti sono quelli di norma richiesti dal genere cinematografico di riferimento, tuttavia si ha la netta sensazione che i due protagonisti abbiano lasciato ben poco all’improvvisazione: sanno dove andare, conoscono qualcuno in ciascuno dei posti che visitano, partono con uno scopo ben preciso… insomma manca il cardine del road movie: la volontà di lasciarsi andare al corso degli eventi, senza cercare di controllarli. Sono le stesse parole che pronuncia Verona all’inizio del viaggio a tradirli: «visto? È una cosa emozionante, se ci pensi bene: siamo completamente privi di vincoli, è uno scenario da sogno» …ma essere completamente privi di vincoli non prevede di sapere dove e da chi andare.

American life
cast cast & credits
 






 
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