drammaturgia.it
Home | Cinema | Teatro | Opera e concerti | Danza | Mostre | Varia | Televisioni | Libri | Riviste
Punto sul vivo | Segnal@zioni | Saggi | Profili-interviste | Link | Contatti
cerca in vai

Il favoloso mondo di Jeunet

di Elisa Uffreduzzi
  L'esplosivo piano di Bazil
Data di pubblicazione su web 10/01/2011  

Jean-Pierre Jeunet l’ha fatto ancora: ha creato un microcosmo di amabili emarginati, le cui vicende si svolgono parallelamente all’ordinaria quotidianità di Parigi. Se l’espediente dell’affabulazione al servizio di una vicenda edificante non è nuovo, certo lo è il peculiare metodo-Jeunet di metterlo in atto: per chi aveva nostalgia del favoloso mondo di Amélie Poulain, ecco una nuova fiaba che denuncia senza ammorbare, diverte senza essere sguaiata. A Jeunet il merito di trasmettere la sua morale pacifista senza scadere nella retorica.

Il film si apre con un prologo che narra l’antefatto: la morte del padre di Bazil a causa di una mina e l’assurdo episodio della sparatoria di cui lo stesso Bazil (Dany Boon) è spettatore, per puro caso. Si ritrova così con una pallottola conficcata nel cranio a vita.

Perso il lavoro e l’appartamento, viene “adottato” da una stravagante famiglia: ne fanno parte Placard (Jean-Pierre Marielle), un venditore ambulante miracolosamente scampato alla ghigliottina, nonché abile scassinatore; Tambouille (Yolande Moreau), la “mamma” di casa, le cui due figlie sono misteriosamente scomparse; Calculette (Marie-Julie Baup), una ragazzina capace di calcoli impossibili in pochi secondi; Petit Pierre (Michel Cremades), l’artista del gruppo, dotato di una forza straordinaria a dispetto dell’esile figura; la Môme Caoutchouc (Julie Ferrier), una contorsionista; Remington (Omar Sy), un uomo di colore che ama parlare per “giochi di parole” e Fracasse (Dominique Pinon, attore-feticcio di Jeunet), l’autore del record di uomo-cannone del 1977. Rifiutati dalla società, hanno fatto del recupero dei rifiuti chi un mestiere, chi un’arte. Saranno proprio loro ad aiutare Bazil a compiere la sua rocambolesca vendetta nei confronti dei commercianti d’armi colpevoli d’aver prodotto la pallottola che ha in testa e la mina che ha ucciso suo padre.  




 

La storia è un pastiche di generi differenti: dal noir che compare sotto forma di citazione (nelle immagini del Grande sonno di Howard Hawks che Bazil guarda al videonoleggio) al film d’azione (è quella dei Micmacs À Tire-larigot, gli imbrogli a non finire, come recita il titolo originale); dal film sentimentale (la storia d’amore tra Bazil e la ragazza Caucciù), a quello comico (le innumerevoli situazioni paradossali e ironiche messe in scena) e al dramma (le tragedie di Bazil, ma anche quelle dei suoi “familiari”).

Caratterizzano l’atmosfera irripetibile del film la presenza dell’elemento circense (la contorsionista, il mimo, l’uomo-cannone); gag come quella dell’orchestrina che compare nella testa del protagonista in continuità con la musica fuori campo e gli stravaganti esercizi mentali che egli esegue di quando in quando.

Torna la componente delle piccole gioie percettivo-sensoriali che già contraddistingueva Il favoloso mondo di Amélie: laddove a Mademoiselle Poulain piaceva tuffare la mano in un sacco di legumi, rompere la crosta della crème brûlée con la punta del cucchiaino e far rimbalzare i sassi sul canale Saint Martin; Bazil adora spremersi in bocca formaggini senza scartarli e ancora, l’attitudine giocoso-consolatoria del protagonista è data dal fingere di parlare una lingua straniera d’invenzione (si veda la scena dell’offerta delle frittelle a tavola) e dalle sfide a una sorta di morra cinese (con cui Bazil recupera il suo cappello di lana e “vince” un bacio della ragazza Caucciù).

 

 


 

Per raccontarci questa parabola dei giorni nostri, Jeunet fa un uso abbondante di zoom e movimenti di macchina come carrellate e panoramiche, ricorrendo a inquadrature fisse con semplice stacco di montaggio solo quando strettamente necessario. Lungi dal distrarre dalla narrazione, questa modalità di regia conferisce al film un ritmo fluido ma non serrato e accentua l’aspetto “fiabesco” della vicenda: ogni inquadratura ha il sapore della scoperta, non sappiamo mai dove ci porterà e quello che sembrava un totale si restringe fino a mostrarci un dettaglio che non sospettavamo (come nella cesta di vimini del prologo in cui scopriamo il protagonista bambino in fuga dall’orfanotrofio) o si allarga fino a includere un altro personaggio (vedi la scena nel cimitero di Montmartre, dove scopriamo la presenza della ragazza Caucciù, oltre a Bazil e il mimo). A sostegno di questa fluidità di regia, interviene la fotografia di Tetsuo Nagata, che vela l’immagine di una trama soffusa e vagamente d’antan, dove un colore giallognolo prevale sul resto della scala cromatica.

Consolida il clima “folle e assurdo” della vicenda la colonna sonora, che costituisce una sorta di “basso continuo” piuttosto uniforme ma non monotono. Per le musiche originali, Raphaël Beau crea un mélange di rumori, fisarmonica, violini e pianoforte, racchiusi in ritmi di tango, valzer e marcette; mentre maestose musiche orchestrali sottolineano i momenti di maggiore tensione dell’azione. Spicca la canzone Tout l’amour que j’ai pour toi, per la presenza della voce, per la sonorità nettamente diversa dalle altre musiche del film (vi si avvicina solo il brano Pont De Crimée) e per la dirompente cadenza di paso doble: ancora una volta i ritmi di danza la fanno da padrone, come già i valzer di Yann Tiersen avevano accompagnato le vicende di Amélie Poulain. Sia in quel caso che nel nuovo film, è il suono della fisarmonica a connotare prevalentemente le musiche, conferendogli un sapore tra il parigino stereotipato e il gitano.

Oltre a uno stile sonoro tanto singolare, trovate geniali come la casa costruita con materiali di recupero dove abitano Bazil e famiglia e le improbabili invenzioni di Petit Pierre (il topolino meccanico, il bodybuilder a comando, ecc.), contribuiscono a creare un nuovo “favoloso mondo” in puro stile Jeunet.


L'esplosivo piano di Bazil
cast cast & credits
 






 
Firenze University Press
tel. (+39) 055 2757700 - fax (+39) 055 2757712
Via Cittadella 7 - 50144 Firenze

web:  http://www.fupress.com
email:info@fupress.com
© Firenze University Press 2013