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Intervista a Nichi Vendola

di Gianni Cicali
  Nichi Vendola
Data di pubblicazione su web 19/11/2010  

Il presidente della regione Puglia, fondatore del SEL, nonché deputato italiano Nichi Vendola è venuto all’università di Georgetown, invitato dal Department of Italian e presentato da Laura Benedetti, chair del dipartimento, per tenere una lezione come guest lecturer su politiche ecologiche e democrazia agli studenti di materie italiane nell’ambito del corso Contemporary Italy, tenuto da Louise Hipwell (Dept. of Italian). Vendola, parlando ‘a braccio’ in maniera molto brillante (e con un uso didatticamente rigoroso, e anche divertente, della lavagna, da ottimo docente), ha agganciato problematiche generali riguardo la ‘questione ecologica’ a concrete realizzazioni e necessità ‘locali’ sia della Puglia, sia dell’Italia nell’ambito internazionale, con le necessarie implicazioni culturali e politiche, ‘invocando’, dopo aver citato in maniera (appropriata) la Genesi, una meditata politica della e per la bellezza, ma anche per la vita (e la sua qualità). La lecture è stata seguita (e molto apprezzata) da un’aula affollatissima di studenti e docenti.  L’on. Vendola ha accettato di rispondere ad alcune domande prima di proseguire per i suoi incontri washingtoniani.

Cosa pensa della ‘riforma’ Gelmini?

Chiamare riforma l’operazione scandalosa messa in piedi dal ministro Tremonti e ripresa con atteggiamento notarile dal ministro Gelmini è veramente penoso. È una controriforma che dà un colpo mortale al diritto alla formazione universitaria per le giovani generazioni e che non considera la parte più preziosa della vita universitaria, quella rappresentata dai ricercatori che dovrebbero essere gratificati dopo anni e anni di svalorizzazione e di precarietà, e che invece semplicemente vengono buttati per strada. Si è tentato soltanto di accorciare le distanze con il mondo del baronato universitario per avere meno conflitti, ma per gli studenti si tratta di una minestra indigesta. La riforma dell’università, la riforma della scuola ‘modello Gelmini’ sono un durissimo colpo all’idea stessa della pubblica istruzione.

Cosa ritiene inaccettabile dell’università italiana?

Intanto, lo scarsissimo investimento sugli studenti, sulle giovani generazioni. È come se gli studenti fossero un inquilino sgradito, un pretesto e non il centro della vita universitaria. È inaccettabile anche l’atteggiamento di un mondo accademico spesso afflitto da nepotismo e incline a promuovere non per merito ma per appartenenza familiare o di gruppo la logica dei baroni. È un università che non è ciò che dovrebbe essere, non è il talent scout per conto dei pubblici poteri: è questa la cosa più penosa. E un giovane talento se emerge deve scapparsene. Questo fa rabbia.

Lo spettacolo si è intimamente fuso con le pratiche di governo per il fatto che il premier è il più importante produttore e distributore italiano (e tra i maggiori al mondo) di cinema e tv, ma in Italia per tanto spettacolo si preannunciano tempi duri...

Non abbiamo una politica per lo spettacolo, abbiamo una politica-spettacolo del premier e dei suoi sodali. Sapendo che il mondo dello spettacolo rappresenta una filiera produttiva che dà lavoro a 300.000 persone in Italia, si può apprezzare quale sia il carattere demenziale delle scelte di tagli lineari che per un mondo già così povero di ossigeno finanziario sono tagli mortali. E per un paese come l’Italia significa rischiare di smarrire la più peculiare vocazione produttiva, quella di produttore di cultura e di civiltà che dovrebbe essere non solo un investimento specifico gigantesco ma anche quell’investimento che veicola presso gli altri apparati produttivi una crescita del valore aggiunto. Se abbiamo apparati produttivi poveri, se siamo il paese che ha il più basso investimento per innovazione, sia di parte pubblica che di parte privata.... ogni volta ce la caviamo per miracolo.

C’è un genere di spettacolo che predilige?

Il cinema mi piace da morire, mi piace molto la lirica, sono un patito di Puccini. Vivo un po’ la frustrazione di non poter fare più come un tempo: andavo tre volte a settimana al cinema, una volta a settimana  a teatro. Adesso ci vado quando capita ma so.... che cos’è!

Poco prima di entrare in una grande aula dell’Intercultural Center della Georgetown University, il presidente Vendola ha ricordato la ricostruzione e riapertura del teatro Petruzzelli di Bari, il cui merito alla sua amministrazione va ascritto, la quale dopo una lunga stasi (delle amministrazioni precedenti) è riuscita in soli due anni a riaprire uno dei maggiori teatri lirici europei: una riapertura troppo a lungo rimandata e finalmente avvenuta. Un evento che per chi ama il teatro (il teatro d’opera in questo caso) è di per sé un grande evento artistico, ma anche produttivo e dunque economico.

 

 



 
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