Tre novità in un botto solo. Questo in sostanza il ‘biglietto da visita dellAterballetto di Cristina Bozzolini che, al Teatro Valli di Reggio Emilia, roccaforte della compagnia, presenta Come un respiro e H+ di Mauro Bigonzetti e Front Line di Henri Oguike. Un trittico molto applaudito che conferma lenergia e la vitalità di un organico assimilabile, anche se impropriamente, a un corpo di ballo. Un “corpo di ballo” senza dubbio di minore entità e possibilità economiche rispetto a quelli delle Fondazioni Lirico Sinfoniche, ma riconoscibile nello stile, nella coesione, nel repertorio e nellunità di intenti di Cristina Bozzolini. Questo un dato che non passa inosservato nella compagine forgiata da una ‘pasionaria della danza come Cristina che è direttore dal febbraio del 2008, dopo un decennio di direzione di Mauro Bigonzetti, e ne ha fatto il suo organico pur mantenendo uno stretto legame con Mauro, nominato coreografo principale.
Foto di A. Anceschi
Libero dagli obblighi gestionali, Bigonzetti ormai si dedica alla creazione accettando prestigiose committenze da importanti complessi italiani come quello della Scala di Milano, o stranieri come il Balletto di Stoccarda, lOpera di Berlino e il New York City Ballet, senza dimenticare lAterballetto per il quale rimonta Come un respiro su musica di Händel, una coreografia nata in Germania nel 2009 e presentata ufficialmente in Italia al Valli, e H+. Un pezzo “in famiglia” visto che lautore delle musiche è Federico Bigonzetti, ventitreenne figlio di Mauro e Sveva Berti, questultima già elemento di punta del Balletto di Toscana e dellAterballetto. Due lavori che, in apertura e chiusura di serata, tengono a battesimo il debutto di Front Line di Henri Oguike: il coreografo anglo-nigeriano chiamato dalla Bozzolini per ampliare le potenzialità espressive dellAterballetto e proseguire un percorso già iniziato con le mise en dances di Ohad Naharin, Eugenio Scigliano e Valerio Longo
Foto di A. Anceschi
In Come un respiro nove donne e cinque uomini, in semplici mise di Lucia Socci, inanellano una serie ininterrotta di soli, duetti, quintetti, ensemble, che nel fluire continuo dei legati, assecondano “come un respiro” le bellissime note di Händel. Il linguaggio post-classico, grazie alluso acrobatico delle punte, rende sfuggenti i corpi femminili e costringe i virtuosismi maschili a involuti passaggi e ardui lifts per sorreggere, sbilanciare, estremizzare il movimento delle partners, specie nei passi a due veri e propri segni della poetica bigonzettiana. E se il fraseggio è a volte eccessivo – basterebbe contenere il dettato coreografico per rendere il tutto più incisivo – quello che emerge da Come un respiro è un Bigonzetti più rilassato e più incline a sperimentare il gioco coreografico.
Un gioco che, anche se di natura più semplice, torna in H+, pensato da Mauro su musica e testi dei Jazzy Dogs. Il duo composto da Federico Bigonzetti, autore delle musiche e dellesecuzione live alla batteria, e Mark Borgazzi che firma e canta dal vivo i testi. Due ottimi e promettenti elementi che insieme al ‘maestro sviluppano il tema dellacqua, origine e fonte di vita. Vero e proprio inno alle emozioni più ancestrali e primitive. Anche quando, con gusto un po discutibile, Federico scambia il corpo umano per una batteria o si insiste troppo sulla presenza dellacqua, il pezzo scorre veloce per la musica accattivante del batterista, la piacevole canzone e la bella voce del cantante e gli scatenati ballerini pieni di voglia di divertirsi in un energetico ballo collettivo ai limiti della resistenza fisica.
Foto di A. Anceschi
Una resistenza richiesta anche in Front Line, una coreografia di Henri Oguike del 2002 ora riproposta in Italia per la prima volta con lAterballetto. Costruito sul Quartetto per archi di Dmitrij Šostakovick ed eseguito dal preparato Quartetto dellIstituto Musicale “Achille Peri”, con i violini Alessandro Cannizzaro e Davide Gaspari, la viola di Davide Berselli e il violoncello di Marco Ariani, Front Line tende a restituire la fisicità e lespressività della musica ‘šostakoviana con uno stile coreutico contemporaneo. In una gara spasmodica la danza si misura attraverso gli interpreti, che usano lo strumento-corpo, con la musica che, a sua volta, sfida la danza con gli strumenti – viola, violino e violoncello – e in questa tenzone si vedono i danzatori interpretare la coreografica di Henri Oguike alla stessa velocità con cui i musicisti suonano la partitura di Šostakovick. Uninteressante esperimento che mette a dura prova il fiato dei protagonisti e, paragonandoli a ‘note umane sul ‘pentagramma scenico illuminato da Guy Hoare, mostra la versatilità del ‘corpo di ballo di Cristina Bozzolini. Un ‘corpo di ballo senza dubbio eccellente e che, proprio per le innegabili capacità e potenzialità, vorremmo vedere anche in creazioni ispirate ad una maggiore liricità.
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