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Concerto di Leonard Cohen

di Michele Manzotti
  Concerto di Leonard Cohen
Data di pubblicazione su web 14/09/2010  

Firenze, Piazza S.Croce, 1 settembre 2010

 

Quando ha intonato Hallelujah un'intera piazza ha ascoltato ogni singola nota in un silenzio assoluto. Quando ha preso la chitarra per accompagnarsi in Suzanne un'ovazione ha sottolineato le prime battute. Infine quando ha salutato con il suo cappello i 5000 spettatori che erano venuti in piazza S.Croce a Firenze, per l'unica data italiana, Leonard Cohen si è come sentito a casa. Davanti a una delle basiliche più note del mondo, ha rotto ogni indugio e si messo subito a comunicare con la gente. Non parlando tra un brano e l'altro, ma semplicemente regalando la sua arte. La sua voce infatti è ancora bella calda, sicura nel registro basso.

 


 

Accanto a sé ha un gruppo di musicisti eccezionali, che salgono sul palco con lui ormai da molti anni. A partire dal bassista e direttore musicale Tom Beck, per continuaare con Neil Larsen all’Hammond (superbo in Hallelujah) e al polistrumentista italo californiano Pino Soldo. Quindi il chitarrista Bob Metzeger, con Cohen dal 1988, rappresenta l’anima più Americana del gruppo (la maiuscola indica il genere musicale) mentre il batterista Rafael Gayol, dal Texas, aggiunge un senso di ordine e quasi dedizione alla causa.

 

Forse il periodo di silenzio che ha caratterizzato la carriera di Cohen ha giovato al mantenimento di una forma invidiabile se a 73 anni continua a esibirsi. E a dare l'impressione che il concerto non dovesse mai finire (5 bis in programma). È stata Dance me to the end of love ad aprire un concerto che ha catturato subito la piazza, e già da Bird on the Wire il pubblico ha capito che Cohen faceva sul serio: interpretazioni pulite, che nascevano dal cuore. Proseguite con Everybody Knows, In my Secret Life, Who by Fire con Anthem che ha concluso una prima parte piena di poesia.

 


 

È poi Tower of Song a riaprire lo spettacolo con lui che decide di suonare le tastiere e la chitarra e ritrovare una forma cantautorale più intima. Arrivano al cuore Sister of mercy, The Partisan e dopo Hallelujah, I'm Your Man e Take this Waltz a far alzare il pubblico in piedi. Senza fumo sul palco o effetti speciali. Ma grazie a una voce solida, a un atteggiamento di grande affetto per chi lo è venuto ad ascoltare, salutato con un inchino e un cappello in mano. E soprattutto a tante belle canzoni, una ricetta semplice quanto efficace per conquistare fama e autorevolezza con la musica.

 




 
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