Il vecchio leone del cinema polacco affronta un tema di assoluta tragicità ma purtroppo senza grande originalità, il tema angoscioso di sempre e tristemente di attualità della paura delluomo in guerra, della violenza collettiva dellesercito organizzato di fronte allangoscia delluomo solo, che risulta sempre più tragica. Film di guerra se ne sono ormai visti fin troppi e Skolimowski è troppo navigato per non cercare un punto di vista nuovo, che qui è quello di offrirci un film muto in cui tutta lattenzione sia concentrata sui suoni, sulle immagini, sui volti. Ottima trovata che lo libera anche dallimpegno di ogni meschina verosimiglianza e gli consente di dare al tutto risonanze metaforiche e poetiche. Le immagini sono ovviamente magistrali, a cominciare dallavvicinamento di elicotteri americani in uno scenario impressionante di deserto afgano. Mentre gli uomini urlano e mitragliano, un uomo si affanna a correre tra gli anfratti rocciosi, affanna, ansima, si vede da lontano e poi sempre più vicino. E, ahinoi! Vincent Gallo (inspiegabile autore protagonista di un altro film in concorso, Promises written in the Water, sul quale ci siamo ripromessi di tacere) che, truccato da Talebano che più talebano non si può, ansima alla ricerca di unimpossibile salvezza: infatti tra latrati di cani e urla belluine di uomini viene catturato e poi caricato su un aereo con destinazione una delle basi CIA in Europa di cui si è favoleggiato.
Cambia completamente il panorama e il nostro, approfittando di un incidente del convoglio che lo dovrebbe condurre alla base, ammazza, ferisce, fugge. Scena analoga alla precedente di ansimi e sbarramenti di occhi, solo in un paese innevato e quindi a lui ostile la cui disperante estraneità è addolcita soltanto nel ricordo dalle immagini di moglie, figlio, e Allah. Altre fughe, altri latrati fino a che il prigioniero si rifugia in una casa abitata (ma ovviamente sperduta) in cui una giovane muta lo accoglie e lo rifocilla. Poi ci pare che fugga di nuovo verso un qualche paese meno disabitato. Come avrete capito si tratta di un film poetico, pieno di spasmi e di accelerazioni, con un montaggio sonoro di grande effetto e con un protagonista che pare una caricatura del talebano da tv privata.
P.S
Riteniamo doveroso fare qui ammenda del nostro giudizio visto che il protagonista è stato premiato con la coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile mentre il film nel suo insieme ha ricevuto il premio per la regia. Vincitore assoluto del festival dunque il clan Coppola a cui il presidente Tarantino (che non vorremmo impegnato prossimamente in un film prodotto da Francis Ford) ha voluto dare il suo pieno appoggio con il Leone doro allex fidanzata Sofia senza dimenticare con Vincent Gallo il protagonista dellultimo film del patriarca.
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