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Specchio delle (loro) brame

di Roberto Fedi
  Monica Setta conduce Donne allo specchio
Data di pubblicazione su web 17/05/2003  
Riempire un palinsesto (ci scusiamo per la parolaccia, che usiamo malvolentieri perché significa in realtà un'altra cosa) non dev'essere facile. Da qui la frequenza di programmini-riempitivo, che servono solo per occupare una mezzoretta, possibilmente in modo gradevole. Di solito, la condizione indispensabile è che costino poco, e meglio se nulla.

Su La7, che è una rete che seguiamo con attenzione perché in un modo o nell'altro rappresenta il terzo (e debole) polo, ce n'è uno. Si intitola Donne allo specchio, e va in onda alle 17 per mezz'ora, condotto da Monica Setta. A nostro parere questi 'inserti' dovrebbero essere oggetto di maggior interesse, perché rappresentano, o dovrebbero rappresentare, il 'tono' della programmazione televisiva della giornata: sono una specie di 'sfondo' necessario, un tappeto su cui si posano, ogni tanto e qua e là, dei mobili più vistosi ('importanti', si direbbe oggi), ma che trovano una giusta collocazione proprio perché sono circondati da un panorama o da una struttura non del tutto banale.

Qui sta il problema. Il programmino in questione, ad esempio, è il grado zero del talk show. La scenografia è così essenziale che quasi scompare, ed è riscattata da una regia non piatta, che predilige tagli di inquadratura qualche volta originali, che suscitano l'attenzione; e da un po' di giochi di specchi (tanto per richiamare il titolo) che sulle prime sconcertano, e poi rendono l'ascolto meno stucchevole e provinciale.

Perché il limite di questi programmi-inserto consiste proprio nel pericolo del chiacchiericcio un po' marginale, un po' gratuito, e spesso e volentieri autocelebrativo. Il fatto che si rivolga alle donne, che sia condotto da una donna, e che le ospiti siano appunto donne, rende questo Specchio di per sé non insulso (la conduttrice, da parte sua, è garbata e non invadente); ma ovviamente è necessario andare a verificare di cosa si parla con queste signore.

Le quali, di solito, sono lì per farsi pubblicità: in questo non diverse dagli uomini, e forse anche più petulanti. Una volta può essere un'attrice; un'altra volta una cantante (ad esempio nella puntata del 15 maggio). Delle quali non facciamo il nome: sia perché ci è sfuggito dalla memoria (non erano propriamente delle celebrità), sia perché non vogliamo fare anche noi i piccoli megafoni dei piccoli personaggi. E le signore senza scaldarsi parlano un po' della vita, nei modi in cui di solito se ne parla in ascensore con i casuali vicini (la trasmissione è breve): l'amore, i rapporti con il compagno, un ricordo dei figli, un sorriso, una frase e un rigo appena. Se l'ospite per professione canta, allora con una certa discrezione si ricorda se ha partecipato a Sanremo, con quale canzone, in duo con chi; se recita, le si fanno i complimenti per l'ultima fiction, per il successo della tale soap opera o della tal'altra, con qualche leggera indiscrezione, sempre molto ma molto soft, sui compagni di lavoro, il regista, il pubblico. Tutto bene, tutto carino, tutto anche troppo circondato da elegante buonsenso, molto politicamente corretto.

Insomma niente da dire, per carità. Che le donne, in genere, siano più educate degli uomini (almeno in televisione) è un dato di fatto. Che le attrici, o le cantanti, o le signore e signorine dello spettacolo siano di gran lunga meglio, più simpatiche e cortesi e beneducate, delle giornaliste (per esempio) e delle 'donne politiche' è un dato di fatto. Che faccia più piacere, per una mezzoretta, con una scenografia accattivante e una conduttrice sorridente e sobriamente educata, ascoltare qualche frase gentile di cui ci scordiamo un secondo dopo, tutto sommato può essere anche gradevole.

Ma, detto questo, è mai possibile che alle signore, alla fine, si debba sempre e solo chiedere come vanno i rapporti con il compagno, come i due si sono conosciuti, oppure perché e quando quella 'storia' è finita, o si è interrotta, o se la attuale 'storia' e 'importante', e scemenze del genere? Ma perché ci costringete sempre ad essere politically incorrect, e a sbottare in un poco urbano 'ma chi se ne frega?'.


Donne allo specchio

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