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Notti tragiche

di Roberto Fedi
  Notti tragiche
Data di pubblicazione su web 26/06/2010  

Ora che tutto ‘is over’, come dicono gli americani, tiriamo finalmente un sospiro quasi di sollievo. Televisivamente parlando, si vuol dire. Perché, disastro degli azzurri a parte, anche le serate della Rai a commento delle partite mondiali non sono state meno vergognose.

 

Non entriamo qui nel merito della débacle di Lippi & Compagnia Brutta: purtroppo, anche la nostra scaramanzia dell’ultimo articolo non gli ha portato bene. Pazienza. Ma  dobbiamo spiegare il perché del nostro sollievo. Ecco qua.

 

Se qualcuno di voi ha visto le ‘notti mondiali’ di Rai Uno, in collegamento dal Sudafrica e a rimbalzo da Roma, probabilmente ha pensato che fosse una parodia della Gialappa’s Band. Per esempio, quel duo inedito (per fortuna) e si spera mai più edito in futuro di Bisteccone Galeazzi e Bistecchino Costanzo era, onestamente, da galera. Tra l’altro, visto che di solito viene inquadrato da solo (e ora si capisce perché), non si era mai capito bene quanto il Bisteccone sia, appunto, un Bisteccone. Una montagna, al cospetto della quale anche Bud Spencer, invitato lì una volta solo per far pubblicità a un suo libro (e ti pareva che anche lui non l’avesse scritto o fatto scrivere) sembrava un topolino. Sudato, il Galeazzone: agitato, anfanante. Lì accanto, alla sua destra, un Bistecchino in sedicesimo, che una volta si chiamava Costanzo Maurizio e che ora non si saprebbe più riconoscere, minuscolo e quasi del tutto immerso sotto il tavolo, che gracchiando e fischiando (ahi, la dentiera…) in romanesco pretto diceva roba che non si capiva, senza ovviamente intenderci una mazza di calcio neanche per sbaglio. Una volta ha chiamato Quagliarella addirittura Quagliarello, Balotelli lo ha semplificato in Ballotelli, e via andando. Dice anche le parolacce, in vecchiaia: a un certo punto ha fischiato e bofonchiato che è giusti che i tifosi “siano incazzati” (testuale). Che finezza, ahó, visto che semo aroma. Ci sembrava anche che non capisse bene nemmeno quello che dicevano gli ospiti – protesi per protesi, dategli anche un Amplifone, per piacere. E magari uno sgabello più alto, oppure legatelo alla seggiola così nun ze trova a  scivolà sott’er tavolo.

 

Indecente. Invece laggiù, nel continente nero parapunzipunzipà, le cose mica andavano meglio. Il dibattito, di solito caotico come se questi buontemponi stessero parlando al bar,  prevedeva di solito un imbarazzato e imbarazzante Jacopo Volpi, o uno scalpitante (a vuoto) Mazzocchi, che si notava solo per il colore degli occhiali, repellente. Poi a scelta un genio fra il lento Collovati, che finge di litigare sempre con il moviolista, ora riccioluto da morir dal ridere, e poi tale Zazzeroni (roba da matti, sembra il nome di un personaggio dei fumetti tipo l’idraulico Tubo De Tubis in Topolino, e invece è vero: ha infatti incredibilmente una zazzera grigia d’altri tempi che gli arriva sulle spalle), o Marino Bartoletti detto da noi Banaletti per le banalità che riesce a dire, sorridendo sornione sotto i baffi come se ci rivelasse il quarto mistero di Fatima (o terzo? Boh, è un mistero). Poi di nuovo a Roma, dove la nuora di De Benedetti, al secolo Paola Ferrari, cinquantenne ben portante la cui unica qualità sembra essere quella, tempo fa candidata dell’estrema destra della Santanché, trombata e quindi precipitosamente rientrata in Rai,  passava la palla ai due Ollio e Stanlio, che improvvisamente si svegliavano e che però non facevano ridere e che dovevamo cancellare dalla Tv col telecomando per paura di sognarceli la notte.

 

Madonna. Una pena mondiale. Roba che si vergognerebbero a far vedere anche a una Tv di provincia. Per questo abbiamo, nonostante tutto, tirato un sospiro di sollievo. Ora che i nostri eroi se ne tornano a casa, si spera (siamo ottimisti, ma figuriamoci se accadrà) che anche la vacanza di questi furbetti sia finita, e che anche Piazza di Siena, dove c’erano i fenomeni sopra citati, sia smobilitata. Se almeno a questo è servita l’eliminazione, a chiudere questo obbrobrio indecoroso, beh: grazie, azzurri.

 

 




 
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