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Poesie del corpo

di Mariagiovanna Grifi
  Öper Öpis
Data di pubblicazione su web 10/06/2010  

Negli ultimi dieci anni il duo svizzero Martin Zimmermann (artista del movimento) e Dimitri De Perrot (dj e compositore) lavorano alla creazione di spettacoli tragicomici incentrati sulla fusione tra musica, scenografia e movimento. Al Napoli Teatro Festival presentano Öper Öpis, performance che coniuga circo, danza, arti visive e musica, senza l’uso delle parole. Mentre al lato del palco De Perrot si dedica al suono mixando brani pop, rumori di oggetti sfregati tra loro e versi di animali, in scena agiscono cinque acrobati ed il coreografo Zimmermann. Quest’ultimo, inizialmente solo su di un palcoscenico in bilico e mobile, interagisce con oggetti quali sedie, tavolo e pezzi di legno, con lo scopo di “ristabilire un ordine”: proposito non facile carambolando ogni cosa dal lato in pendenza. La sua ricerca di un equilibrio nello spazio circostante è resa più assurda e comica quando entrano i cinque acrobati, i quali sembrano essere completamente a loro agio nel disequilibrio e nell’instabilità.


Da destra: Eugénie Rebetez, Blancaluz Capella, Martin Zimmermann,
Victor Cathala, Kati Pikkarainen, Rafael Moraes 

Le gag mimiche e circensi di Zimmermann sono affiancate dai numeri funambolici: l’acrobata francese Kati Pikkarainen, la cui espressività asettica entra in contrasto con gli alti e macchinosi salti che compie, ed il suo partner Victor Cathala, omone che rende ancora più ridicolo al suo cospetto il gracile Martin; l’equilibrista-contorsionista argentina Blancaluz Capella che, dopo essere entrata in scena “a due zampe” nascondendo magistralmente gli altri due arti, compie i suoi volteggi con il compagno brasiliano Rafael Moraes; la coreografa svizzera Eugènie Rebetez, che si abbandona a danze delicate e sensuali nonostante il suo fisico imponente. Uno spettacolo in cui la poesia del corpo si lega al suono, al movimento, all’interazione con gli oggetti (talvolta rendendoli animati) alla ricerca di un’armonia, di fronte all’imprevedibilità e alla precarietà. Metafora della vita e delle sue incertezze, la scena è per Zimmermann luogo di insicurezza, timore e talvolta gli provoca la perdita di controllo. Da qui il conflitto con gli artisti che lo circondano con i quali sembra non riuscire mai a stabilire il contatto a causa degli eventi improvvisi che modificano lo spazio (per esempio il movimento della pedana). Il nome “Oper Opis” (Qualcuno Qualcosa) indica infatti il nucleo dell’opera: il fallace tentativo di relazionarsi con il mondo. Il pubblico accoglie felicemente la forma di comunicazione alternativa del linguaggio mimico. 

Öper Öpis
cast cast & credits
 





l'ex Birreria di Miano

 

 


 


Blancaluz Capella


 

 

 


 

 
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