La peggio gioventù
Evviva, il cinema italiano è vivo e lotta con noi. Arrivati sulla Croisette in sordina e con una sparuta rappresentanza, i cineasti di casa nostra si sono imposti alla grande nella lussuosa cornice di Cannes: c'ha pensato prima Sabina Guzzanti con il suo Draquila - L'Italia che trema a scuotere dal torpore mediatico la tragedia de L'Aquila (se n'è accorto perfino Sandro Bondi), poi è arrivato Michelangelo Frammartino con Le quattro volte, straordinaria elegia sul tempo, sulla natura e sui rapporti umani e infine, il più atteso di tutti, Daniele Luchetti (in concorso) con La nostra vita che ha consentito a Elio Germano di strappare il premio come Miglior Attore (ex-aequo con Javier Bardem) e di entrare nella storia, al fianco di mostri sacri come Mastroianni, Tognazzi e Volonté.
Elio Germano (Piero)
Il film di Luchetti parte proprio dal volto di questo attore romano impegnato e discreto, dagli occhi dolci, ma dalla faccia dura, dal sorriso pulito e dalle movenze feline. La nostra vita è un film suo almeno quanto lo è del regista perché la mdp di Luchetti è tutta dentro lo sguardo e la pelle di Claudio, giovane capomastro della periferia romana (un tempo si chiamava borgata), che perde la moglie e rimane con tre figli da accudire. Il mondo in cui si muove è quello del sottobosco clandestino e illegale dell'edilizia più spregiudicata, tra palazzine tirate su alla buona, truffatori, speculatori, puttane, spacciatori, sfruttatori, immigrati, lavoro nero e tutto quel mondo che si regge in piedi perennemente in bilico tra l'opportunismo e la catastrofe.
La trasformazione di Claudio da onesto lavoratore, padre innamorato e felice, a rancoroso e spregiudicato squalo pronto a mangiarsi tutto e tutti per poter avere tanti soldi e farli vedere sembra essere quella di un paese che ha in gran parte smarrito il senso dei sentimenti (o pensa di poterli comprare – come accusa la donna rumena con cui Claudio andrà a letto dopo la morte della moglie) e che si arrabatta come può per superare una crisi che viene da lontano e che non si sa dove porti. L'unico appiglio, in questo supermarket dell'usa e getta che è Italia d'inizio millennio, sembra ancora essere la famiglia (nel film i fratelli di Claudio), pronta ad accoglierti anche quando sbagli e a sorreggerti quando tutto sembra perduto.
Luca Zingaretti (Ari)
Luchetti ha tolto da questa storia il tono epico e fatale del dramma famigliare a sfondo politico e questo è un merito. La nostra vita – proprio perché “nostra” - è un film fatto di personaggi veri, la cui immediatezza comunicativa è affidata ai corpi, alle voci, alla cadenza popolare, alla polvere delle strade e al sudore del cantieri. E' per questo che il regista usa spesso la macchina a mano facendola muovere assai velocemente, inserisce pochi totali e preferisce stare addosso agli attori (tutti ottimi, da Giorgio Colangeli a Raoul Bova, da Luca Zingaretti a Isabella Ragonese) e ai luoghi, con un ritmo da documentario sociale e un montaggio che spezza l'azione. E' un desiderio di immediatezza e di realismo quotidiano che Luchetti sembra condividere con alcuni autori italiani di oggi, come Soldini e Garrone, dediti a un cinema che batte nuove e antiche strade e che punta non a caso l'obiettivo sulla piccolissima borghesia metropolitana, la famigerata “pancia” del paese. Che poi La nostra vita non sia un film “corale”, ma si concentri sulla vicenda di un personaggio non è un limite, semmai un'opportunità, visto che ormai il nostro sguardo si è abituato (suo malgrado) a guardare alla realtà che ci circonda proprio per casi-limite. Gli sceneggiatori Rulli & Petraglia lo sanno e forse fanno bene ad approfittarne.
La nostra vita
La locandina
Il regista
Cast & credits
Titolo
La nostra vita |
|
Origine
Italia |
|
Anno
2010 |
|
Evento
Cannes 2010 |
|
Colore | |
Regia
Daniele Luchetti |
|
Interpreti
Elio Germano (Claudio) Isabella Ragonese (Elena) Raoul Bova (Piero) Stefania Montorsi (Liliana) Luca Zingaretti (Ari) Giorgio Colangeli (Porcari) Alina Berzunteanu (Gabriela) Marius Ignat (Andrei) Awa Ly (Celeste) Emiliano Campagnola (Vittorio) |
|
Produttori
Marco Chimenz, Fabio Conversi, Matteo De Laurentis |
|
Scenografia
Giancarlo Basili |
|
Costumi
Maria Rita Barbera |
|
Sceneggiatura
Daniele Luchetti, Sandro Petraglia, Stefano Rulli |
|
Montaggio
Mirco Garrone |
|
Fotografia
Claudio Collepiccolo |
|
Musiche
Franco Piersanti |
|
Note
Aiuto regista: Gianni Costantino, Andrea Rebuzzi |