Non c'è più posto per gli eroi
Filmografia incostante e forse per questo ancora a suo modo viva quella di Takeshi Kitano, regista giapponese culto di migliaia di cinefili in tutto il mondo. Per il suo ritorno al Festival di Cannes, dopo una serie di film autobiografici e poco circuitati, Kitano ha scelto di giocare sul tavolo della riconoscibilità, proponendo agli spettatori un'altra variante sul genere yakuza, ovvero il sanguinario gangster movie ambientato nel mondo della malavita nipponica. Outrage condensa infatti gran parte di una mitologia cinematografica che lo stesso Kitano ha contribuito, dalla fine degli anni Novanta, a fondare e non stona all'interno di un concorso in cui molti autori vanno sempre più spesso sul sicuro.
Una scena del film
Da un punto di vista narrativo la storia segue le disavventure di Otomo (interpretato dallo stesso Kitano), alle prese con una lotta senza quartiere per il controllo del clan al quale è affiliato. Dall'inizio alla fine è un continuo susseguirsi di scontri sanguinari (con il prevedibile corollario di inserti horror: arti spezzati, dita e lingue tagliate, coltelli conficcati, teste mozzate, sfregi e tanto tanto sangue), agguati e sparatorie. Non esiste che una falsa morale nella yakuza, che con la complicità di una polizia corrotta e servile, domina il traffico di droga della città e pensa solo ad arricchirsi: Otomo, come del resto tutti gli altri gangster, dal pesce più piccolo allo squalo più grande, deve guardarsi le spalle da chiunque, perché una promessa di fedeltà fatta oggi potrebbe trasformarsi in un sicuro tradimento domani. Kitano è perciò assai abile a costruire intorno a Otomo un meccanismo di accerchiamento che non lascia spazio al dubbio: man mano che i suoi uomini, in seguito a un tradimento, vengono eliminati, la sua posizione si complica sempre di più; che fare? Comportarsi da eroe e andare allo scontro sapendo di morire o fare il codardo, consegnarsi alla polizia e salvarsi almeno la vita? Otomo sceglierà la seconda opzione e sperimenterà su di se tutta la solitudine e la precarietà di un soggetto perdente.
Takeshi Kitano
Kitano, rappresentando un mondo che aderisce perfettamente ai meccanismi di genere (costumi e occhiali neri, automobili di lusso, camere d'albergo, assordanti e colorati night club, donne ridotte a puro oggetto sessuale, pistole sempre più micidiali), non manca di dare al film una patina di autoironia e di comicità. Non siamo di certo in presenza di quella vena surreale che contraddistingueva i suoi primi film, come Hana-bi e Sonatine, ma grazie a un montaggio volutamente parodico, che lega insieme due o più situazioni paradossali, Kitano riesce a tenere il ritmo di Outrage costantemente sospeso tra dramma e commedia. Merito di una capacità comica che purtroppo l'autore-attore giapponese non sempre nei suoi film riesce a dosare come dovrebbe.
Outrage
La locandina
Cast & credits
Titolo
Outrage |
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Origine
Giappone |
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Anno
2010 |
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Durata
120 min. |
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Colore | |
Regia
Takeshi Kitano |
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Interpreti
Takeshi Kitano (Otomo) Jun Kunimura (Ikemoto) Tomokazu Miura (Kato) Yukijo Tanahashi (Hostess) Soichiro Kitamura (Kan'nai) Ryo Kase |
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Montaggio
Takeshi Kitano, Yoshinori Ota |
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Fotografia
Katsumi Yanagijima |
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Musiche
Keiichi Suzuki |