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Il morso di Draquila

di Marco Luceri
  Draquila
Data di pubblicazione su web 13/05/2010  

C'ha pensato Sandro Bondi a mettere il vento in poppa a Sabina Guzzanti. Con il gran rifiuto di prendere parte al 63° Festival di Cannes appena apertosi perché Draquila – L'Italia che trema «sporca l'immagine dell'Italia e offende la verità e gli italiani», il ministro ha suscitato una bagarre internazionale, trasformando la proiezione del primo film italiano (fuori concorso) sulla Croisette in un evento tale da oscurare l'inaugurazione della kermesse, affidata alla corazzata hollywoodiana messa su da Ridley Scott con Robin Hood.
 


 

Polemiche a parte, il film della Guzzanti è un vero e proprio pugno nello stomaco, un film d'inchiesta, viscerale e appassionato, diretto e preciso, su quello che è successo e sta succedendo a L'Aquila, dopo che il terribile terremoto di un anno fa distrusse la città e i paesi intorno. Molti hanno scomodato Michael Moore, ma a parte la presenza nella pellicola dell'attrice-regista e qualche inserto animato (che non è proprio la stessa cosa del found footage) i riferimenti al cinema del grande fustigatore dell'America bushiana appaiono un po' fuori luogo. Già, perché la comicità, l'ironia, la satira (che pur sono pane quotidiano per la Guzzanti, come era ben evidente ne Le ragioni dell'aragosta) non appartengono a Draquila proprio perché agli occhi della regista è talmente grande il dramma che non c'è più spazio per ridere.

 


 

In effetti il film ha una tesi ben chiara: dopo la terribile primavera del 2009, con l'immagine di Berlusconi pesantemente appannata dalle inchieste sugli scandali sessuali, il premier può risalire la china dando prova di prontezza, efficienza e generosità riuscendo a ricostruire L'Aquila come una sorta di new town nel deserto. Per fare questo però ha bisogno di un braccio armato: la Protezione Civile, guidata dal fido Guido Bertolaso, che può agire in deroga alle leggi. Per la Guzzanti lo spreco di denaro pubblico, la corruzione, la speculazione edilizia, la sospensione dei diritti civili che hanno segnato la vicenda non sono che uno degli aspetti più desolanti dell'autoritarismo populistico del Presidente del Consiglio, fiancheggiato da un'informazione televisiva servile di stampo sovietico e da un'opposizione inerme (simbolicamente raffigurata come un tendone sporco, vuoto e abbandonato).

 

Sabina Guzzanti sceglie di dare voce alla gente, a tutta la gente, quella che è rimasta nelle tendopoli, quella che ha avuto una casa dove c'è tutto, tranne l'anima (e che poi per di più dovrà restituire al centesimo), quella che è stata portata negli alberghi della costa, quella che ha forzato i posti di blocco per riprendersi il centro deserto della città ecc. E poi amministratori locali, volontari della Protezione Civile, sindacalisti, politici, giovani, anziani, semplici cittadini. Un pezzo d'Italia vera che più che Michael Moore ricorda i servizi di Sandro Ruotolo per Annozero.

 


  

Efficace nella messinscena, il film sfrutta l'immediatezza del documentario per trasformare il materiale girato in un film politico dalle venature di crime movie, in cui chiara diventa la ramificazione dei nemici, i loro intrallazzi, i loro progetti, le finalità dell'azione e i possibili ostacoli che si frappongono al raggiungimento dell'obiettivo (le inchieste della magistratura sugli appalti per il G8 alla Maddalena e i favori della cosiddetta «cricca»). L'eroe in questo caso è il personaggio che indaga (la stessa Guzzanti) e che tenta di far venire a galla il marcio che c'è dietro un'ipotetica gigantesca macchina d'affari criminale. Quale sarà il finale il film lo lascia intravedere, ma sarà la cronaca dei prossimi giorni (forse) a stabilirlo.



Draquila - L'Italia che trema
cast cast & credits
 


La locandina
 
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