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Cannes 2010

di Marco Luceri
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Data di pubblicazione su web 10/05/2010  

L'ennesima figuraccia internazionale collezionata dal nostro governo è cronaca di questi giorni: il ministro Sandro Bondi ha rinunciato a rappresentare l'Italia al prossimo Festival di Cannes, che si aprirà il 12 maggio. La motivazione ha dell'incredibile: il nuovo film-documentario di Sabina Guzzanti, Draquila – L'Italia che trema (fuori concorso), infangherebbe l'onore delle istituzioni e del popolo italiano. Se in questo paese non fossimo ormai abituati da tempo alle tragicomiche traversie di un esecutivo e di una maggioranza che si imbestialiscono ogni qualvolta uno prova ad alzare una voce contraria, stenteremmo a credere che un ministro della cultura si preoccupi che un film (sì, un film!!!) possa dare all'estero un'immagine distorta del Paese. Si tranquillizzi il ministro, glielo ha già detto tra le righe il suo omologo francese Jack Lang: a Cannes nessuno si strapperà le vesti per la sua assenza (tra l'altro è da tempo che Bondi non presenzia alle cerimonie ufficiali legate al cinema e alle attività culturali in generale, salvo passare il tempo – immaginiamo – a esercitare il suo poetico talento nell'attuazione di tagli economici – non ultimo quello agli enti lirici - a tutto ciò che concerne il suo stesso ministero, geniale).

 

Sterili polemiche nostrane a parte, il carrozzone del festival cinematografico più importante, blasonato, invidiato e snob del mondo sta per ripartire puntuale come ogni anno. E come sempre celebra fasti e decadenze degli autori e dei divi che sgomitano per esserci e per poter dire al mondo intero: «Sono a Cannes e dunque esisto». Il Festival sarà aperto dall'ennesima megaproduzione hollywoodiana in costume di Ridley Scott, che ha ripescato il vecchio mito di Robin Hood, affidandolo al muscolare Russel Crowe e alla camaleontica Cate Blanchett. Tra i film in Concorso (la giuria è presieduta da Tim Burton, dentro anche Giovanna Mezzogiorno a Alberto Barbera)  troviamo sventagliata l'essenza stessa del Festival, che lascia sempre più spazio alle presunte sicurezze e poco alla sperimentazione (meglio la Mostra di Venezia, per questo...): tra i veterani troviamo Abbas Kiarostami con Copia conforme (con Juliette Binoche, girato in Toscana), Takeshi Kitano con Outrage, Mike Leigh con Another Year, Nikita Michalkov con il già contestatissimo (in patria) Burnt By The Sun 2: Exodus, Bertrand Tavernier con l'adattamento di un classico di Madame La  Fayette, La Princesse de Montpensier. Tra gli altri, il nostro Daniele Luchetti con La nostra vita, Alejandro Inarritu con Biutiful e i due coreani Im Sang-soo con The Housemaid (remake di un classico del cinema coreano) e Lee Chan-dong con Poetry.

 

Nella sezione «Un Certain Regard», quella in cui trovano spazio i più giovani e gli sperimentatori (vero motivo d'interesse del Festival) spicca per nemesi il vegliardo Manoel de Oliveira che dall'alto dei suoi 101 anni (!) ha giurato che The Strange Case of Angelica sarà il suo ultimo film. Ma la vera novità sarà il ritorno sulla Croisette di Jean-Luc Godard con una pellicola dal titolo provocatorio (e non poteva essere altrimenti): Film Socialisme. Fuori concorso anche Woody Allen (che quest'anno ha deciso di disertare Venezia) con il suo quarto film londinese, You Will Meet A Tall Dark Stranger, Olivier Assayas con Carlos, Stephen Frears con Tamara Drewe e Oliver Stone con un nuovo episodio della saga Wall Street (ancora con l'inossidabile Michael Douglas), Gregg Araki con Kaboom, Gilles Marchand con L'autre monde e Otar Iosseliani con Chantrapas. E poi cortometraggi, retrospettive, importanti restauri (tra cui Il Gattopardo di Luchino Visconti), documentari, lezioni di cinema (come quella che terrà Marco Bellocchio).

 

Il mondo del cinema fa il suo giro, insomma, con un Festival sempre uguale e sempre diverso: quest'anno tanta Francia, pochi americani, tanti europei, uno sguardo sempre più ampio sull'Asia e l'attesa di scoprire tre o quattro buone novità. Il resto prevedibilmente sarà condito dal glamour e dagli affari. Nube islandese (e Bondi) permettendo.


 



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