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Sentimenti periferici

di Marco Luceri
  Cosa voglio di più
Data di pubblicazione su web 05/05/2010  

Presentato fuori concorso all'ultima Berlinale, il nuovo film di Silvio Soldini, Cosa voglio di più è un bell'esempio di cinema originale, ma non snob, impegnato, ma non ideologico, ambizioso, ma non autoreferenziale. Potremmo dire che è quel prodotto “medio” (che tante volte viene auspicato quando si parla di possibile “rinascita” del cinema italiano) che riesce a coniugare uno sguardo d'autore a una buona sceneggiatura, una messinscena convincente a un ottimo cast, non disdegnando (per fortuna) di andare incontro a un probabile e auspicabile successo presso il grande pubblico.

 

Soldini, qui al suo ottavo film di finzione, è un regista che frequenta il documentario e da uomo del nord conosce molto bene il tessuto urbano delle città settentrionali. Dopo aver raccontato in Giorni e nuvole la precarietà e il disastroso impoverimento della classe media in una Genova fredda e buia, per il nuovo film è tornato nella periferia della sua Milano: Anna (Alba Rohrwacher) lavora in un agenzia di assicurazioni e vive felicemente con Alessio (Giuseppe Battiston), il suo compagno, con il quale progetta di avere un figlio; i due si accontentano di vivere una vita semplice, ma dignitosa; quando però Anna conosce per caso Domenico (Pier Francesco Favino), un cameriere sposato con due figli, la passione arriverà a travolgere le loro esistenze e quella che prima era una quotidianità priva di sussulti si trasforma in un turbine di sesso, gelosie, incomprensioni, risentimenti e fughe in avanti.
 


Alba Rohrwacher e Pierfrancesco Favino
 

Alle prese con una sceneggiatura (scritta con Doriana Leondeff e Angelo Carbone) che ripropone l'eterno motivo del tradimento sentimentale (che nel cinema italiano degli ultimi trent'anni ha fatto la fortuna sia della commedia pecoreccia sia dei melodrammi melensi) Soldini riesce a seguire i personaggi per quello che sono, senza mai forzare la mano verso il romanzesco (se si escludono le scene girate a Tunisi, che sono veramente di troppo) e concentrando la sua macchina da presa sull'essenzialità drammatica della vicenda. Anna e Domenico sono due piccoli-borghesi sedotti da un sogno di evasione che si scontra irrimediabilmente con una quotidianità fatta di problemi concreti e inevitabili: i soldi che non bastano mai, le difficoltà sul lavoro, la solitudine, ma soprattutto la noia di una vita sempre uguale, stretta in una ritualità soffocante perché considerata normale (le uscite con gli amici al pub, i dvd a noleggio guardati davanti al televisore, i pranzi in famiglia della domenica). In questo senso il sesso che Anna e Domenico fanno come due bestie in calore in un motel da quattro soldi è un vero momento di gioia, in cui il desiderio riaffiora forte dietro la patina di grigiore che colora le loro vite. 
 


I due protagonisti in un'altra scena del film


 L'uso del piano-sequenza negli interni, alternato a quello della macchina a mano in esterni, un montaggio serrato quasi da documentario sono gli elementi stilistici di un realismo essenziale che Soldini mette al servizio dei suoi attori: Alba Rorhwacher (qui alla sua prima parte da protagonista) è bravissima a costruire un personaggio teso, nervoso, sempre sul punto di esplodere almeno quanto lo sono sia Favino, convincente nel fornire a Domenico un tono animalesco e sperduto, che Battiston, splendido nel dare ad Alessio un candore ingenuo a tratti piacevolmente irritante. La forza del film sta anche nella capacità dimostrata da Soldini nel dare ampio spazio ai tanti personaggi secondari (tra cui spicca la meravigliosa zia Ines, interpretata dall'esperta Gisella Burinato), mai relegati sullo sfondo, parte integrante della vicenda ed essenziali nel caratterizzare al meglio  l'ambientazione della storia. Contribuiscono a dare spessore al ritratto di questa piccola borghesia persa in una città che sembra senz'anima le scenografie di Paola Bizzarri (volutamente claustrofobici gli appartamenti di Anna e Domenico, forse troppo poco squallida la stanza del motel), i costumi di Silvia Nebiolo (ottimo il lavoro fatto su quelli di Alba Rorhwacher), le musiche di Giovanni Venosta (mai invasive o didascaliche e calibrate fino all'ultima nota), nonché la fotografia di Ramiro Civita (al meglio quando si tratta di restituire i colori di un'esistenza annacquata nella banalità).

 

 

Cosa voglio di più
cast cast & credits
 


La locandina


 
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