Nel 1951 al Théātre de Poche di Parigi va in scena La leēon (La lezione) del drammaturgo di origine romena Eugène Ionesco. Pur trattandosi della prima fase di produzione dellautore sono già individuabili quelle che diventeranno le caratteristiche delle sue opere successive e, più in generale, di quello che dieci anni dopo Martin Esslin definirà “Teatro dellAssurdo”. Con tale accezione verranno indicati quegli scrittori (primo tra tutti Samuel Beckett) che rappresentavano il corrispettivo artistico-drammaturgico del pensiero filosofico dellEsistenzialismo. Lassurdità dellesistenza si esplica nelluso desemantizzato della parola, nella costruzione di situazioni e dialoghi senza un nesso logico, dietro i quali si nasconde una netta denuncia verso lipocrisia dei rapporti sociali, lincomunicabilità, o peggio, lassenza di senso nello scambio verbale tra uomini.
Horaţiu Mălăele
Ne La leēon, infatti, viene mostrata nella sua forma più sadica la relazione docente/allievo rivelando come lesercizio di potere dellinsegnante possa sfociare in abuso. È per questo che durante la pièce assistiamo ad un rovesciamento di ruoli: il Professore, inizialmente timido e impacciato, diventa man mano sempre più aggressivo e logorroico, mentre la Studentessa, che si presenta vivace e saccente, finisce per diventare vittima inerme, somatizzando il proprio disagio in un terribile “mal di denti”. Si prova orrore o rassegnazione di fronte alla malvagità umana? Luomo è cattivo per natura o sono le circostanze a renderlo tale? Nel secolo figlio della “caduta di valori e delle ideologie”, annichilito dalla consapevolezza di una crisi esistenziale generalizzata, cè ancora spazio per il buon senso? Il personaggio della Governante, che entra in scena interrompendo la lezione più volte, sembra proprio rappresentare la voce della coscienza del Professore, il “grillo parlante” che raramente viene ascoltato.
Horaţiu Mălăele e Aylin Cadīr
Il Teatro Nazionale di Bucarest guidato da Horaţiu Mălăele porta in scena Lectia, in lingua originale con i sopratitoli in italiano: definito dramma comico dallautore stesso, la compagnia ne propone una messinscena clownesca che appropriatamente risponde alle esigenze del testo e del pubblico. Dopo le prime battute il gioco dialogico del non sense è chiaro, sta alla capacità attoriale riuscire a trasmettere il suo significato recondito. Per cui abbiamo due livelli di lettura: una più superficiale che si ferma allassurdità e alla comicità della situazione, laltra più filosofica che spinge a riflettere sulla consistenza della crudeltà umana. Ed in questo non possiamo non citare Artaud che ripropone appieno il supposto aristotelico della catarsi a teatro: purificarsi e liberarsi attraverso la messa in mostra dellinumano.
Mălăele e Cadīr in una scena
Lobiettivo è quindi raggiunto in pieno dai tre interpreti che, indossando i panni di tre clown stereotipati (“vecchio bavoso”, "bimbetta saccente”, “serva saggia”), evidenziano le caratteristiche e i difetti dei personaggi ioneschiani in modo goliardico. Mălăele incanta, nella recitazione e nella mimica, per linterpretazione di un Professore quasi afono che poi si lancia in sproloqui lunghissimi su matematica e filologia, acquisendo sicurezza ed esaltazione. Aylin Cadīr è la Studentessa pimpante ed estroversa, tipico ritratto infantile del clown, che pian piano diventa mansueta e silenziosa. Accanto a loro Natalia Călin, la giudiziosa e ponderata Governante che entra a inizio spettacolo lentamente, arrancando, in semibuio, fino ad essere illuminata dal fascio di luce nellaprire la presupposta (ma assente) porta dingresso.
Una scena dello spettacolo
La messinscena della compagnia romena sembra incarnare lo spirito di Ionesco nei toni alti, nei ritmi funambolici, nelle divertenti tirate prive di senso, nellinterpretazione degli attori. Alla fine le risate sono tante, ma il riso amaro ci riporta a Beckett che in Finale di partita affermava: «non esiste nulla di più comico dellinfelicità». Ed il passaggio dal burlesco al tragico non fa che rendere anche lo spietato Professore vittima di una società corrotta, in cui la comunicazione diventa automatismo, degradazione, fino ad annullarsi.
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