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Era soltanto un gioco!

di Diego Passera
  La locandina
Data di pubblicazione su web 10/02/2010  

Sleuth, scritto da Anthony Shaffer nel 1970, a dispetto delle dramatis personae indicate, si regge sulla presenza di due attori, interpreti di Andrew Wike (l’anziano scrittore) e Milo Tindle (il giovane pretendente). Gli altri tre personaggi indicati sono impersonati ancora dall’attore giovane (e i nomi degli interpreti indicati nella locandina sono tre anagrammi del nome completo di Roberto Sturno: un gioco di parole, uno scherzo che ben si addice al gioco dei mascheramenti della pièce). Il testo è intrigante e ben costruito sul piano drammaturgico e della suspense: non a caso Shaffer lavorerà alla sceneggiatura delle tre maggiori trasposizioni cinematografiche dei racconti di Agatha Christie (Murder on the Orient Express, 1974; Death on the Nile, 1978 e Evil Under the Sun, 1982) e di Frenzy (1972) di Hitchcock. Il lavoro di Glauco Mauri e Roberto Sturno non è da meno: coinvolge tanto che, nei momenti in cui è prevista maggiore tensione, il respiro degli spettatori si blocca in una unanime e trepidante sospensione.

 


Glauco Mauri e Jolly Jack (l'allegro marinaio)


Mauri e Sturno attivano un meccanismo scenico perfetto e sempre sapientemente calibrato: da una parte si tende ad amplificare la resa umoristica implicita nelle battute, senza mai cadere nella banale comicità; dall’altra non si perde mai di vista la tragicità dell’argomento trattato. Ecco che allora la recitazione propone una variegata gamma interpretativa, e i due attori si mostrano abilissimi nel manifestare la complessità psicologica di Wyke e Tindle. Ciascun personaggio, a seconda che sia se stesso o che finga, appare esattamente l’opposto di quello che era in precedenza. È lo stesso Shaffer che ha voluto indagare le inquietanti realtà dell’animo umano.

 


Roberto Sturno e Glauco Mauri


Glauco Mauri dimostra le sue ottime qualità di regista, acuto indagatore della psicologia umana ed eccelso interprete. Nel primo atto propone un Wyke stralunato, che affronta le vicissitudini della vita con la leggerezza del fool a cui è permesso tutto, persino di istruire Milo su come riuscire a tenersi vicino Marguerite. Durante la messa in scena del piano ai danni dell’assicurazione (una finta!) ha una recitazione caricata, fatta di spostamenti continui sul palco, gesti ampi, risate improvvise frequenti ed eccessive, loquela enfatizzata e un po’ infantile («DOPPLER. A me pare il gioco crudele di un bambino / ANDREW. Cosa c’è di crudele nel gioco di un bambino?». Copione Mauri-Sturno, Atto II, p. 37). Questa resa recitativa è enfatizzata dal costume: un vestito rosso, démodé (a metà tra un dandy decadente e un Poirot raffazzonato) con i pantaloni troppo corti, che lasciano intravedere i calzini (anch’essi rossi).

 

Nel secondo atto (il vestito rosso è stato sostituito da un elegantissimo frac), quando Wyke è vittima di Doppler-Tindle, il dubbio che lo assale, la paura e l’angoscia che lo attanagliano, sono rese da Mauri quasi esclusivamente attraverso una complessa e minuziosa mimica corporale: per buona parte del tempo egli rimane seduto nella poltrona. La sicumera della voce e delle frasi («Ma è impossibile: era soltanto un gioco»; «Giuro che Tindle è uscito di qui vivo»; « Non l’ho ucciso. Gli ho sparato a salve e se ne è andato di qui vivo». Atto II, pp. 39-41) è continuamente tradita dal gesto: Mauri si tocca in continuazione la testa, a volte battendovi sopra i pugni chiusi, quasi a volersi convincere delle sue stesse affermazioni; si tira indietro i lunghi capelli sciolti e tamburella con le dita sul bracciolo della poltrona, denunciando l’irrequietezza di chi comincia a vacillare delle proprie certezze. Alla fine, quando, disperato, decide di uccidere il suo “avversario”, ritrova la totale calma e la lucidità. È davanti al fatto compiuto, poiché la sua verità più intima è stata ormai rivelata: «Ti renderai conto che tu puoi vivere solo in un mondo ormai passato, in un mondo che è morto. […] Ma questo è il tuo mondo non è il mio. Perdonami se voglio portare Marguerite a vivere tra uomini normali che cercano di capirsi tra di loro e dove il passatempo preferito non è l’inganno e il gioco […] La tua finlandesina mi ha detto che in realtà non siete mai stati veramente amanti. Mi dispiace dirtelo ma mi ha anche confessato che tu sei praticamente impotente » (Atto II, p. 55). Wyke spegne la luce, procede lentamente verso lo sgabello imbottito sulla destra della scena, mentre pronuncia ad alta voce le parole che dirà durante l’interrogatorio, si siede e aspetta la sua vittima.

 


Glauco Mauri


Roberto Sturno si accorda perfettamente con Mauri e interpreta magistralmente il Tindle disorientato e scapestrato del primo atto e quello consapevolmente crudele e sagace del secondo. Inoltre dimostra grandi capacità mattatorie e acrobatiche, offrendo una gustosa prova di virtuosismo ginnico con il costume da clown, ma anche abilità da caratterista, proponendo un ispettore Doppler forse un po’ troppo caricato, ma decisamente accattivante e irresistibile. Sturno-Tindle fa da contraltare a Mauri-Wyke, in un vero e proprio contrappunto visivo, nonché concettuale. Nel primo atto, alla gestualità esagerata e ai continui movimenti del secondo, corrisponde una maggiore fissità del primo, che spesso si trova seduto nella poltrona posta sulla destra della scena (la medesima su cui nel secondo atto sederà Mauri). La quiescenza è giustificata dallo smarrimento causato dall’udire la incredibile proposta dell’altro. Sturno preferisce rendere minimi i movimenti del corpo (momento a parte, quello della clownerie) e a puntare maggiormente sull’uso della voce. Egli riserva al secondo atto, al momento della messa in scena della sua vendetta, la possibilità di trasporre nel gesto e nel movimento l’eccitazione derivata dall’autoesaltazione in quanto orditore del piano ai danni di Wyke («Volevo ripagarti con la tua stessa crudeltà» – Atto II, p. 57).

 


Roberto Sturno


Fin dall’apertura del sipario, è continuamente negata la corrispondenza metonimica tra un oggetto scenico e l’epoca che esso richiama. Unica certezza: siamo nel ventesimo secolo. Un esempio. La musica proveniente da un grammofono, l’abito rosso indossato da Wyke e la macchina da scrivere alla quale sta lavorando, fanno pensare agli anni 1930-40. Ma poco dopo, al suono del campanello, l’attore impugna un telecomando e blocca l’immagine del fuoco in quello che sembrava un camino e si scopre essere uno videocitofono, su cui la fiamma era trasmessa. Adesso vi si vede la faccia di Tindle, in attesa davanti al portone d’entrata. Dal medesimo telecomando Wyke può addirittura regolare un complesso sistema di illuminazione interno alla casa. Tecnologie impensabili, evidentemente, per i decenni ipotizzati in precedenza. La volontà di negare qualunque riferimento di tempo è assolutizzata da un grande orologio, posto sulla destra della scena, che non scandisce alcuna ora: il pendolo si muove, ma non ci sono le lancette. Neppure l’illuminazione soccorre lo spettatore: la luce svolge la sua funzione primaria oppure diviene simbolica e sottolinea lo stato d’animo dei protagonisti o l’atmosfera della scena. Intrigante la mancanza di una qualunque temporalità ne L’inganno che, nelle parole del regista, è una amara considerazione intorno a un concetto universale: «la stupida follia che così spesso devasta il rapporto tra gli uomini».

 

Sleuth debuttò al St. Martins Theatre di Londra il 12 febbraio 1970 e dopo aver vinto il premio Award come migliore commedia dell’anno rimase sui palchi inglesi per otto anni. Inoltre è stato adattato per lo schermo nel 1972 (regia di Joseph Mankiewicz, con Laurence Olivier e Michael Caine) e nel 2007 (regia di Kenneth Branagh e sceneggiatura di Harold Pinter, con Michael Caine e Jude Law). Nonostante tale successo di critica e di pubblico, non esistono traduzioni italiane di questo dramma, che evidentemente non è molto rappresentato sulle nostre scene. Un peccato. Ancora più pregevole, dunque, il lavoro di Mauri-Sturno, che oltre ad aver tradotto il testo, offrono la possibilità di reperirlo collegandosi al sito internet della compagnia.

 

L'inganno
cast cast & credits
 


La locandina



 


Roberto Sturno

 
 
 
 





 

 
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