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Senza risposte

Marco Luceri
  A Serious Man
Data di pubblicazione su web 17/12/2009  

È vero che ci si può aspettare di tutto dai fratelli Joel ed Ethan Coen, la premiata ditta del cinema d'autore americano così cara ai cinefili di tutto il globo. Nella loro produzione, così eclettica, diversificata, incostante e imprevedibile, che permette loro di passare, senza batter ciglio, dall'epos minimalista di Non è un paese per vecchi alla vacuità giocosa di Burn After Reading, il nuovo film A Serious Man è sicuramente da annoverare tra quelli più riusciti, se non altro perché la materia dell'autobiografismo (come hanno dichiarato i Coen nelle molte interviste rilasciate a proposito della loro pellicola, il film è stato ambientato apposta nel 1967, quando i due erano appena adolescenti) è sempre scottante e spesso chi si è misurato con essa non ha entusiasmato.

"L'uomo serioso" che da' il titolo al film è un ebreo americano, Larry Gopnik, bravo, pulito e onesto professore universitario di fisica in odore di promozione, al quale, da un giorno all'altro, iniziano ad accadere guai di ogni genere: la moglie insoddisfatta si innamora di un corpulento e insulso predicatore che vuole anche cacciarlo di casa (riuscendoci), la figlia non fa che passare il suo tempo a lavarsi i capelli e a truccarsi, il figlio spende centinaia di dollari per farsi inviare le novità discografiche, il fratello vive mantenuto da lui perché disadattato, il vicino dall'aspetto animalesco gli invade il giardino, trascurando la moglie che prende il sole nuda in cortile, e come se non bastasse uno studente cinese lo perseguita per avere la sufficienza all'esame. Il povero Gopnik cercherà di fronteggiare tutte queste assurdità cercando di trovare una possibile via d'uscita nei consigli di tre celebri rabbini della sua comunità, finché la sorte non riuscirà a cambiare (forse) gli eventi.

I Coen costruiscono la struttura narrativa del film come una commedia brillante dai toni grotteschi, cinica e nichilista: il personaggio di Gopnik si contrappone agli altri in uno schema che si ripete per tutto la vicenda narrata, facendo perno sul fatto che egli consideri sconcertante quello che gli altri invece trovano perfettamente normale. Da questa serie di equivoci nasce la tendenza verso il comico, rafforzata da un fattore assai importante: la scelta degli attori. I personaggi del film sono infatti dei tipi fissi, perfettamente definiti da un type-casting che ha puntato a renderli riconoscibili allo spettatore sin da subito, soprattutto attraverso la presenza fisica, il trucco e i costumi. Questo non vale solo per il protagonista, il bravissimo Michael Stuhlbarg, consumato attore teatrale, e per i deuteragonisti, ma per tutti i personaggi secondari che non hanno affatto un ruolo subalterno rispetto agli altri. Tutti, in egual misura, contribuiscono a definire il tono della commedia e a caratterizzare la vicenda del professor Gopnik come una sorta di assurdo viaggio verso l'inferno, in cui si può perdere tutto nel peggiore dei modi possibili.

Gli spasmodici tentativi compiuti da Gopnik per arginare la frana che gli cade addosso sono concentrati soprattutto nelle tre scene in cui il piccolo professore si confronta con i rabbini: laddove la ricerca di risposte sfocia nella speranza di trovare una soluzione a tutto, il credo religioso dimostra tutta la sua "benefica" incapacità di fornirne. E' qui che il tono della commedia diventa dramma, dimostrando tutta l'inconsistenza di un uomo privo ormai di ogni punto di riferimento certo, sul quale si abbatte ancora più forte il dissacrante e cinico non-sense della vita. Del resto, il prologo iniziale del film (ambientato in un misterioso quanto lontano Ottocento immaginario) gioca sull'ambivalenza del destino umano, che riserva sorprese inaspettate e spesso dolorose. La fotografia del film, come del resto anche la scenografia, sono costruite apposta come uno sfondo iperrealista, in cui la riconoscibilità e l'apparente senso di sicurezza che danno a Gopnik e agli altri, non sono altro, in realtà, che la trasfigurante moltiplicazione spaziale di un senso di smarrimento sempre più soffocante (riuscitissime in tal senso le due scene in cui il professore si rapporta alla vicina di casa).

I Coen riprendono dunque in pieno l'amaro e serioso nichilismo insito nel cinema americano di tradizione ebraica, osservando con gli occhi partecipati della memoria i riti e le consuetudini di un'appartenenza culturale e religiosa che alla fine accettano come indispensabile, laddove la ricerca del senso della vita, del d-io che sta sopra l'io, si concretizza proprio nei termini di una fatale presa d'atto dell'imprevedibile e del mistero. Un viaggio di andata e ritorno in cui tutto torna ai punti di partenza, ma mai come in questo caso, i personaggi, a partire da Gopnik, ci vengono restituiti trasfigurati e in perenne attesa che possa accedere qualcosa. Del resto, la tromba d'aria che minacciosa, all'orizzonte, si potrebbe avvicinare per travolgere essi e il loro mondo, scelta come meccanismo di sospensione del finale, sta lì a ricordarlo.

A Serious Man
cast cast & credits
 



Joel e Ethan Coen


 
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