Nonostante gli ingenti tagli ai fondi per lo spettacolo abbiano complicato indiscutibilmente lattività dei teatri, la tenacia dei teatranti e la voglia di realizzare cartelloni allaltezza delle aspettative hanno dato vita ad un impegno generale affinché le stagioni potessero apportare i risultati sperati. Così è stato anche per il Teatro Stabile di Genova, cui si deve riconoscere il pregio di avere mantenuto alti i livelli della programmazione anche per la Stagione 2009-2010. La prolificità del teatro genovese si è da sempre espressa nella realizzazione di spettacoli classici affiancati a testi contemporanei. Questanno, la scelta della direzione dello Stabile ha voluto raccontare il Novecento per il tramite di tre grandi autori, che hanno segnato profondamente la letteratura del secolo scorso: Samuel Beckett (Aspettando Godot), James Joyce (Esuli) e Marguerite Duras (Il dolore).
Eros Pagni e Ugo Pagliai
La prima stagionale del Teatro Stabile di Genova è stata affidata a una pietra miliare della letteratura teatrale, lopera senza dubbio più nota di Samuel Beckett, quellAspettando Godot, che ha così fortemente influenzato il teatro successivo e la cui fortuna dal secolo scorso si è, inevitabilmente, tramandata a quello attuale. Il testo di Beckett sinserisce a pieno titolo nel genere del teatro dellassurdo, inteso come profonda riflessione sul senso, o meglio, sul non-sense dei gesti quotidiani e dellesistenza degli esseri umani. Gogo e Didi aspettano Godot in una landa deserta, caratterizzata esclusivamente dalla presenza di un albero (un salice piangente senza foglie) e di un sentiero: i due cercano continui pretesti per dare un senso allattesa, così come nella vita si trova sempre “qualcosa per dare limpressione di esistere”. Nella visione di Beckett, lesistenza delluomo è, quindi, un insieme di gesti senza senso, ripetitivi, surreali, forse (addirittura) inesistenti, in un tempo indefinito e nellattesa di qualcosa di cui non si conosce lentità, né si sa se mai arriverà.
una scena dello spettacolo
Il regista Marco Sciaccaluga ha scelto di dirigere lo spettacolo affidandosi alla concretezza dei gesti e delle situazioni rappresentate, attuando mirate scelte sia a livello di allestimento scenico, sia nellinterpretazione. Se si considerano le tematiche affrontate nel testo di Beckett, sembrerebbe che si tratti di un paradosso, se non fosse che la messinscena ha luogo allinterno di una sorta di bolla, che dà la sensazione di trovarsi davanti a un diorama e invita il pubblico a osservare con distacco la sequenza degli eventi, inducendolo alla riflessione. Il regista ha, inoltre, potuto avvalersi dellinterpretazione di due attori del calibro di Eros Pagni e Ugo Pagliai (nei panni, rispettivamente, di Vladimiro ed Estragone), che non hanno tradito le aspettative; va però segnalata anche lottima interpretazione di alcuni giovani provenienti dalla Scuola del Teatro Stabile di Genova, tra cui si è distinto, in particolare, Gianluca Gobbi.
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