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Una traversata nel deserto della vita 

di Carmelo Alberti
  Sogno di una notte di mezza estate
Data di pubblicazione su web 20/06/2002  
Alla stregua di un ambiente onirico, il palcoscenico del Piccolo Teatro Arsenale di Venezia accoglie una molteplicità di spazi, reali e metaforici, entro pareti tremolanti di perline, che un uso sapiente delle luci disegna e colora di continuo, come se si trattasse di un antro magico. Così, dai toni bui della notte, regno di Oberon, allo sfavillante mondo di Titania, dalla monotona coloritura dell'Atene dei divertimenti, sulla quale impera un Teseo-manichino, alla calda atmosfera della notte in cui i meccanici-attori provano la tragica farsa di Piramo e Tisbe, trascorre la rappresentazione del Sogno di una notte di mezza estate, riscritto da Shakespeare e diretto con amore da Marco Martinelli. Le specialissime musiche, ora originali, ora derivate da Purcell, Mendelssohn e Laura Pausini, sono di Luigi Ceccarelli, l'accurata illuminazione è firmata da Vincent Longuemare, i costumi sono di Ermanna Montanari e Cosetta Gardini. Lo spettacolo, in prima assoluta, accolto dal consenso degli spettatori, molti dei quali giovanissimi, conclude il ciclo di laboratorio Cantiere Orlando, che aveva visto nel giugno 2000 il suo prologo al Goldoni di Venezia con L'isola di Alcina del poeta romagnolo Nevio Spadoni, tratto dall'Orlando furioso di Ariosto, e nel 2001 la seconda fase con il Baldus che Martinelli ha ricavato da Folengo; ma non è estranea a questa realizzazione la recente esperienza de I Polacchi, tratta da Alfred Jarry.

Anche stavolta la penna di Marco Martinelli ha scarnificato l'intreccio del Sogno shakespeariano per lasciare emergere alcuni nuclei essenziali, utili per definire un'indagine sul mondo contemporaneo e sulla natura "magica" del teatro. Prevale l'intrecciarsi e il contaminarsi delle linee narrative, quella della nozze di Teseo e Ippolita, quella della diatriba degli amanti risucchiati da un interminabile reciproco inseguimento, quella degli artigiani che offrono al duca una recita tanto esilarante quanto amara, insieme ai litigi di Oberon e Titania che sconvolgono il mondo invisibile dei boschi. A tali temi il poeta-regista aggiunge sconfinamenti coerenti con la ricerca sui poemi italiani dell'umanesimo, a cominciare dall'Orlando innamorato di Boiardo, con la contaminazione delle lingue, a partire dall'amato slang romagnolo mediato dal poeta Nevio Spadoni, e con l'abitudine a ragionare con graffiante gaiezza sull'imbarbarimento dell'umanità di oggi.

Atene si svela essere un parco giochi situato sulla costiera adriatica, nei pressi di un cavalcavia, un luogo finto, con statue di cartapesta, in cui si agitano personaggi gracili e infantili, quali i quattro innamorati vestiti in tenuta da tennis; il duca sa lanciare solo slogan ripetuti all'infinito, gli amanti sembrano figli viziati in una società senza padri, la vacuità degli operai oscilla tra una partita a tressette e la maniacalità individuale. Sull'altro versante, quello degli spiriti, non c'è differenza, perché la coppia Oberon-Titania sa provocare o preannunciare catastrofi; e la regina delle fate ripete come un ritornello "I e tot murt!", sono tutti morti. Forse il senso profondo della messinscena sta proprio nel non esserci scampo alcuno nella traversata del deserto della vita, a dispetto del trascorrere delle generazioni.

Martinelli si sbizzarrisce nel saldare insieme invenzioni appropriate e divertenti, che costituiscono come una traccia allusiva o ridicola (e suscita tante risate fra gli spettatori), in grado di accentuare lo sconforto dinanzi alla vacuità del mondo. Uno spiraglio di soluzione s'intravede, allora, nella forza catartica del teatro: e qui il regista mette in campo una bella squadra di interpreti, a cominciare dalla sempre più esperta Ermanna Montanari (Titania e Ippolita), che è ispiratrice e protagonista di questa realizzazione: all'interno della scena Ermanna è la voce arcaica e aedica, è il tramite fra ambito dell'umano e dell'incantesimo, è ogni forma della femminilità, ora silente sirena ora vacua imperatrice. Accanto a lei il bravo Mondiaye N'Diaye (Oberon) recita i toni esaltati di un maldestro sovrano della notte. Anche gli altri sono all'altezza del loro compito: Luigi Dadina (Teseo), Roberto Magnani (Puck), Maurizio Lupinelli (Sfondo), Francesco Antonelli, Alessandro Argnani, Luca Fagioli, Massimiliano Rassu, Alessandro Renda (i meccanici), Michele Bandini, Cinzia Dezi, Nicola Garbellini, Emiliano Pergolari (gli amanti) e la fitta schiera dei neri spiritelli di ogni età.


 


Sogno di una notte di mezza estate
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Sogno di una notte di mezza estate
Sogno di una notte
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