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Toy Story 1, 2 e... 3D!

di Luigi Nepi
  Toy Story 3
Data di pubblicazione su web 04/09/2009  

Finalmente il 3D sbarca alla Mostra del cinema di Venezia! Era ora, anche perché non è certo più possibile trascurare una forma di rappresentazione che, neanche troppo lentamente, sta uscendo da quei ghetti in cui era stata fino adesso confinata, i parchi divertimenti e il circuito IMAX (a proposito perché non è mai stato aperto un IMAX in Italia?), per arrivare nei circuiti cinematografici regolari, soprattutto attraverso i disegni animati ed i film “per ragazzi” di un certo Robert Rodriguez (che non è proprio l’ultimo arrivato); infine c’è da considerare che sta arrivando il ciclone Avatar di James “Titanic” Cameron, che, a detta di chi è riuscito a vederne i 18 minuti di anteprima, sembrerebbe essere qualcosa di davvero straordinario.

Il 3D sbarca a Venezia non soltanto con i simpatici personaggi della Pixar o come corollario del Leone d’oro alla carriera per il loro inventore John Lasseter, ma soprattutto all’interno di quel variegato ed oscuro (ai più) mondo di conferenze, tavole rotonde, seminari, nonché nelle trattative tra produttori, compratori ed esercenti, che, in fin dei conti, sono i luoghi dove si esercita il vero potere decisionale in materia. Di più, all’interno delle aree riservate ai professionisti “dell’industria cinema”, fanno bella mostra enormi televisori full HD 3D, che grazie ad un particolare tipo di segnale, ad un protocollo di decodifica interno all’hardware dell’apparecchio e a dei leggerissimi occhiali del tipo di quelli che la cantante Arisa ha sfoggiato a Sanremo, restituiscono bellissime immagini tridimensionali e cambiano il modo stesso di guardare la televisione, che torna ad essere uno spettacolo da godersi in poltrona (per chi fosse interessato, ovviamente, questi apparecchi possono trasmettere in alta definizione anche le immagini tradizionali). Insomma tutto fa pensare che non ci si trovi di nuovo davanti ad un fuoco di paglia o, peggio, ad un disperato tentativo di un’industria in crisi, sembra davvero che qualcosa di importante si stia muovendo.

È in questo clima che John Lasseter (giustamente premiato per tutto quello che sta facendo da un altro grande innovatore come George Lucas) porta a Venezia la prima mondiale dei suoi due Toy Story, il primo dei quali nel “lontano” 1995, ha rappresentato una svolta nella storia del cinema di animazione (e non solo), visto che si è trattato del primo lungometraggio realizzato completamente in computer grafica, con quella tecnica particolare di definizione del personaggio chiamata proprio 3D, perché alla bidimensionalità tipica dei cartoni animati, la tecnologia digitale sostituiva personaggi e scene che cercavano di restituire l’impressione di una realtà virtuale dando “spessore” alle cose rappresentate. Con Toy Story in 3D la Pixar segna, anche metaforicamente, un nuovo inizio, torna sul “luogo del delitto”, aggiungendo quella tridimensionalità, che quattordici anni fa era stata sicuramente pensata come un’evenienza ma che non era stato certo possibile rendere in questo modo (anche perché è bene fare una rivoluzione per volta).

C’è da dire che i nuovi Toy Story sono sostanzialmente un’altra cosa rispetto ai precedenti in 2D, non tanto per la storia e i movimenti dei personaggi che sono esattamente gli stessi, ma il nuovo ambiente tridimensionale porta a problematiche di lettura ed interpretazione del testo del tutto nuove. La disposizione delle figure nello spazio, i rapporti tra i vari piani, l’uso stesso della sfocatura, presente in alcuni sfondi ereditati dalla versione bidimensionale, assumono un valore totalmente differente; la possibilità di poter scegliere la percezione della distanza tra dei personaggi in uno spazio scenico sostanzialmente diverso non può non essere oggetto di riflessione, né tantomeno priva di significato. Il 3D entra fin dai titoli di testa e ci restituisce un’opera nuova che non può essere liquidata come una semplice operazione commerciale o una ricerca dell’effetto fine a sé stesso; se, come credo, questo tipo di forma cinematografica avrà un seguito, ne vedremo delle belle (in tutti i sensi) e chissà che non venga rivitalizzata anche l’asfittica discussione teorica sul cinema di questi ultimi anni.

In attesa di una proiezione da fruire senza occhiali, uno dei grossi nodi da sciogliere è rappresentato, come sempre, da quale sistema adottare per la proiezione in 3D; attualmente (leggo dallo schema di Paolo Cherchi Usai su Segnocinema n° 158) sono tre: RealD (con schermo riflettente ed occhiali a basso costo), XpanD (su schermi tradizionali ma con occhiali a batteria molto costosi), Dolby 3D Digital Cinema (che non richiede né schermo, né proiettore speciali, ma occhiali che richiedono molta manutenzione). I Toy Story sono stati proiettati con il sistema XpanD, certo vedere un film con degli occhiali a pila per qualcuno può anche risultare scomodo, ma assistere alla scena dei bambini in prima fila che tendono le mani nel tentativo di afferrare la neve che cade alla fine del primo Toy Story, fa davvero pensare che il futuro possa anche passare di là.

 P.S. Nel 2010 arriverà davvero il terzo capitolo della saga dei giocattoli di Andy, dove lui andrà al college e i pupazzi saranno regalati ad un asilo, scommettiamo che sarà un evento davvero tridimensionale?




Toy Story 3
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