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Il piccolo miracolo di Lourdes

di Luigi Nepi
  Lourdes
Data di pubblicazione su web 04/09/2009  

Ci vuole coraggio ad intitolare un film (e non un documentario) Lourdes. Jessica Hausner, giovane regista austriaca, ce l’ha avuto sfidando così lo scetticismo dei fedeli e l’ilarità di chi vede con scetticismo certe realtà; il risultato è appunto Lourdes, un film che “registra” le giornate di un pellegrinaggio nel santuario pirenaico. È la storia di Christine (Sylvie Testud), una giovane malata di sclerosi multipla, completamente paralizzata ed ovviamente costretta in una sedia a rotelle, che, suo malgrado, si trova a partecipare ad un pellegrinaggio organizzato dall’Ordine di Malta (“Non sono tanti i posti che puoi visitare in sedia a rotelle”), nonostante il suo scetticismo sarà proprio lei ad essere “miracolata”, ad iniziare a muovere prima le braccia e poi le gambe, alzandosi da sola e partecipando persino all’escursione sul picco del monte e riuscendo a farsi baciare da un aitante volontario dell’Ordine (Bruno Todeschini).

La trama sembrerebbe dare ragione alla sensazione iniziale, ma non è affatto così. Lourdes non è un film a senso unico, anzi è fortemente ambiguo, di un’ambiguità spontanea, affatto costruita o preordinata, che dipende unicamente dal punto di vista con il quale lo si guarda. I fedeli vi riconosceranno i luoghi, le facce i tempi ed i riti del santuario, mentre i più scettici vi vedranno la conferma di trovarsi di fronte ad un tempio con un po’ troppi mercanti se non ad una Disneyland del miracolo. La regista usa uno stile rigoroso, tanto semplice da tendere quasi al televisivo, non c’è enfasi né ironia nel suo sguardo, solo la volontà di raccontare la ritualità del pellegrinaggio con i suoi tempi e le sue attività rigorosamente scanditi, lasciando a chi guarda il giudizio su ciò che viene mostrato. Ci fa entrare nelle “segrete stanze”, compresa quella dove “certificano” le possibili guarigioni, dotata pure di sala d’attesa visto che sono in tanti quelli che quotidianamente pensano di essere guariti, salvo poi scontrarsi con la severità della commissione medica, che inesorabilmente boccia tutti quelli che si presentano (licenziando con la formula del dubbio la stessa Christine). Lourdes è anche una veloce panoramica su quella particolare umanità che orbita intorno al santuario: pellegrini, volontari, accompagnatori, sacerdoti, infermiere, malati, con le loro speranze, la loro devozione i loro dubbi, le loro angosce, i loro intrallazzi amorosi.

Sylvie Testud nel ruolo della protagonista offre una prova misurata e convincente, restituendo con i suoi sguardi tutto lo scetticismo che anima il suo personaggio. Intorno a lei ruotano una miriade di personaggi tra cui spiccano Maria (Léa Seydoux), la giovane volontaria che si dovrebbe occupare di lei ma che è attratta da Kuno, (Bruno Todeschini, il responsabile dei volontari dell’Ordine che bacerà Christine), Cécile (Elina Löwensohn), dura e irreprensibile responsabile delle volontarie dell’Ordine che, affetta da un tumore, finirà in coma durante il pellegrinaggio, ma soprattutto Madame Hartl (Gilette Barbier), la compagna di stanza di Christine, una settantenne sana ma sola che cerca in questi pellegrinaggi di uscire dal vuoto della sua vita. Per questo, non richiesta, inizia ad occuparsi della protagonista, sentendosi, alla fine, comunque parte integrante del miracolo.

Lourdes è quindi una piacevole sorpresa che, come alcuni film iraniani (mi si perdoni il paragone), riesce a far riflettere senza preconcetti su ciò che veramente accade in quei luoghi. In verità la Hausner inserisce alcuni passaggi (come il prete che rifiuta l’acqua della fontana perché sta bevendo il vino o la barzelletta sulla Madonna che non è mai stata a Lourdes), che lasciano intravedere il suo punto di vista, ma è l’ultima scena quella particolarmente rivelatrice: la serata danzante di commiato dove, davanti ad un anziano cantante da balera che si agita sul palco cantando canzoni di Fred Bongusto, volontari, volontarie e soprattutto il prete con una suora volteggiano con maestria; sembra quasi di assistere ad una scena della Messa è finita di Nanni Moretti, con tanto apoteosi quasi trash in cui Christine riprende il posto nella sua sedia a rotelle sulle note di Felicità di Albano e Romina (chissà se gli austeri custodi del santuario l’hanno davvero approvata).

Lourdes
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