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La strada sbagliata

di Luigi Nepi
  The Road
Data di pubblicazione su web 04/09/2009  

Corman McCarthy è senza dubbio uno degli scrittori più in voga tra i registi di Hollywood (e non solo) e dopo Non è un paese per vecchi, portato sugli schermi con grande fortuna dai fratelli Cohen, ecco che anche l’apocalittico The Road prende la via del cinema grazie a John Hillcoat, ma, evidentemente, non tutti i romanzi (né tutti i registi) sono uguali. Se i due fratelli di Minneapolis sono riusciti a capitalizzare la possibilità di lavorare su un soggetto così importante, altrettanto non si può dire del regista australiano, che confeziona un film pieno di buone intenzioni, che rimangono, però, ampiamente inespresse.

Una misteriosa apocalisse ha reso la terra totalmente brulla e fredda, l’impossibilità di produrre cibo ha praticamente decimato la razza umana e per questo alcuni dei pochi superstiti si sono dati al cannibalismo, organizzandosi in bande criminali che razziano e mangiano quello (o quelli) che trovano, arrivando a rinchiudere i più deboli nelle cantine come bestie da macello. In questa versione intellettuale di Mad Max un padre (Viggo Mortensen) e suo figlio (un efficace Kodi Smit McPhee) vagano “verso sud”, alla ricerca di condizioni migliori per vivere, gli incontri che faranno in questa loro singolare odissea definiranno i contorni di una storia interamente basata sulle variazioni del rapporto tra padre e figlio.

Per il regista si dovrebbe trattare di “un horror lirico ed epico, che esamina gli esseri umani nelle loro manifestazioni peggiori e migliori”, ma purtroppo mancano al film il ritmo e la suspense tipici del genere. The Road, atteso al Lido come la prima delle grandi sorprese di questa Mostra del cinema, è invece abbastanza deludente, per di più realizzato da un regista che preferisce nascondersi dietro il suo protagonista piuttosto che esporsi in prima persona. In effetti Viggo Mortensen si carica sulle spalle il figlio ed il film e riesce a portarli, piuttosto faticosamente, alla fine, offrendo, con il suo volto devastato dalle rughe, dalla fame, dal rimorso e dalla disperazione, una grande prova di maturità artistica.

Hillcoat non è aiutato neanche dalla sceneggiatura che lascia irrisolti alcuni importanti snodi narrativi, trattati in modo un po’ troppo sbrigativo e decisamente sciatto (perché un padre, che è costretto a far mangiare gli insetti a suo figlio, decide di lasciare un rifugio antiatomico pieno di ogni bendiddio e tornare a fare la bestia braccata, solo perché ha sentito passare sopra dei cani?) e che introduce inutili (ed a volte patetici) flashback, che hanno il solo merito di farci vedere la sempre bellissima Charlize Theron, nel ruolo della moglie di Mortensen, che sceglie il suicidio piuttosto che quel tipo di lotta per la sopravvivenza (e come darle torto?). Purtroppo anche la colonna sonora si rivela un’occasione parzialmente sprecata, perché, nonostante sia stata affidata a quel genio sregolato di Nick Cave e nonostante sia riconoscibile la suggestiva vena dark-blues del suo autore, le musiche si mettono a completo servizio dell’immagine, limitandosi a sottolineare ed assecondare docilmente ciò che viene mostrato, tanto che finiscono ben presto per farsi dimenticare.

Insomma Hillcoat non ce la fa ad uscire dal pericoloso pantano del già visto che questo genere di film porta inevitabilmente con sé confezionando un’opera che per argomento, andamento drammaturgico, fotografia, uso del colore riporta alla mente I figli degli uomini di Alfonso Cuarón, passato anch’esso a Venezia nel 2006. Per questo The Road può essere inserito di diritto nella categoria dei “film americani da festival” (e la presenza di Molly Parker nel cast è, in questo senso, quasi una garanzia), che cercano di strizzare l’occhio al gusto europeo, pensando che basti rallentare un po’ il ritmo per dare spazio alla riflessione. La Mostra non avrà pescato la sorpresa che in tanti si attendevano, ma ha sicuramente trovato in Mortensen il primo serio concorrente alla Coppa Volpi quale miglior attore protagonista. Un’ultima notazione la merita il sorprendente cameo di Robert Duvall, quasi irriconoscibile nel ruolo di un vecchio, quasi cieco, che non pensava di “poter vedere ancora un bambino” (e le metafore si sprecano...).




The Road
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