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I Demoni

di Alessandro Tinterri
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Data di pubblicazione su web 08/06/2009  

Succede a volte che da un male nasca un bene, per uno di quei miracoli non infrequenti in teatro e soprattutto nel teatro italiano. E' quanto accaduto con I demoni, lo spettacolo che Peter Stein ha tratto dal romanzo di Dostoevskij. Doveva essere una produzione del Teatro Stabile di Torino, già annunciata in cartellone, quando lo spettacolo, malgrado lo stato avanzato delle prove, è stato cancellato per ragioni finanziarie. Non conosco nel dettaglio la vicenda, esemplare dei tempi calamitosi in cui viviamo, non so le circostanze che hanno costretto un'istituzione seria come quella torinese a venir meno all'impegno preso con un professionista come Peter Stein. Devono essere state ben gravi. Tuttavia, nessuno me ne voglia, se dico che personalmente, se non arrivo a rallegrarmene, per lo meno me ne consolo, dopo aver visto quello che per brevità chiamerò spettacolo, anche se credo che Stein preferirebbe si dicesse il laboratorio de I demoni. Nella breve nota dattiloscritta distribuita agli spettatori si fa cenno alla caparbietà del regista e di quanti, attori e tecnici, avevano lavorato al progetto, risoluti a rendere comunque pubblico il frutto di tanto lavoro. Sia benedetta, dico io, tanta caparbietà, visto che a essa dobbiamo una delle emozioni raramente concesse a uno spettatore, sia pure assiduo frequentatore dei teatri.
 

Una scena dello spettacolo
Maddalena Crippa e Elia Schilton

Cominciamo col dire che I demoni hanno avuto in tutto 4 repliche per 96 spettatori ciascuna, gli ultimi due fine settimana di maggio nella cornice di Borgo San Pancrazio, dove il regista tedesco vive ormai da anni insieme con Maddalena Crippa: dalle 11 del mattino alle 23 di sera (come nel teatro greco), con quattro pause di 15 minuti e due di un'ora per pranzo e cena, com'era precisato nel programma della giornata, scandito con una precisione teutonica, dietro la quale riconosciamo il reciproco rispetto, sia per gli spettatori, sia per gli artisti. Ma non si è trattato di un evento eccezionale né per la breve programmazione, né per la durata dello spettacolo: Peter Brook con il Mahabarata o il nostro Luca Ronconi ci hanno abituati alle kermesse teatrali. Il luogo, indubbiamente suggestivo, anche per l’atmosfera domestica che vi si avvertiva, non meno che le modalità dell’evento contribuivano a farne qualcosa di unico.

Fabrizio Cruciani a proposito di Holstebro e dell’Odin Teatret parlava di casa che si apriva per accogliere il pubblico, qui la dimora di Stein e della Crippa per un periodo è stata la casa della troupe de I demoni e per un giorno anche di noi spettatori. Perfetto padrone di casa, ironico e severo al tempo stesso, Stein ricordava la presenza carismatica di Kantor, anche se meno distaccata, più necessaria e attiva la sua partecipazione, sino a indossare i panni del pope Tichon. Le scenografie e i costumi di prova, ridotti qualcosa di più del minimo, contribuivano nella loro sobria essenzialità a suggerire più che mostrare, a sollecitare l'attenzione più che distrarla appagando lo sguardo. La luce, che penetrava dall'esterno nel grande capannone dalle belle capriate in legno a vista, che ospita il teatro, concorreva a creare la giusta atmosfera scenica, con l'oscurarsi progressivo della luce diurna a mano a mano che s'infittisce anche la vicenda dei personaggi sulla scena.

 

Il gruppo di attori
Il gruppo di attori

Gli attori erano pronti, soprattutto Maddalena Crippa, che vestiva con la giusta autorevolezza le vesti di Varvara Petrovna, mai mi è apparsa così convincente, dispotica, ma anche ironica, cieca e dolente, per eccesso di generosità, nella sua palese inadeguatezza a governare la vita propria e quella altrui. Un sentore cecoviano ante litteram si avvertiva a tratti in lei, come nello Stepàn Trofimovic, ridicolmente umano nelle sue debolezze, di Elia Schilton. Ma bisognerebbe citarli tutti, uno per uno, personaggi e attori, dall’allucinato Kirillov di Fausto Russo Alesi allo stravolto Stavrogin di Ivan Alovisio, dalla civettuola Lizaveta di Irene Vecchio alla folle Lebjadkina di Pia Lanciotti, sino al sordido fratello di lei, disegnato da Franco Ravera, per non dire del governatore di Graziano Piazza, succubo della moglie, interpretata da Paola Benocci, a sua volta vittima dell’impudente Pëtr Stepànovic di Alessandro Averone. La recitazione di tutti era così ben concertata, così discrete le musiche di Arturo Annecchino, calibrati i raccordi narrativi, affidati al bravo Andrea Nicolini, ed esaustivo l’adattamento fatto da Stein da accompagnare lo spettatore nei meandri più intricati e bui del romanzo di Dostoevskij e trasformare la visione dello spettacolo in una erlebnis, una vera esperienza di vita.




I Demoni
cast cast & credits
 



Crippa e Stein
Maddalena Crippa e Peter Stein



Maddalena Crippa e Ivan Aloisio
Maddalena Crippa e Ivan Alovisio

 
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