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I premi non sono nulla?

di Federico Ferrone
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Data di pubblicazione su web 25/05/2009  

«Per quanto mi riguarda, i premi non sono nulla, l'unico premio è il lavoro» diceva fieramente Katharine Hepburn. Che però, nell'arco della sua prodigiosa carriera, ha messo in carniere ben quattro oscar come migliore interprete femminile, il massimo di sempre.

Inutile ripetere quanto i premi diano senso a carriere intere, permettano ai film di essere distribuiti e dividano molto più di quanto non accontentino. A Cannes, quest'anno (come quasi sempre) il numero dei maestri in concorso è tale che l'elenco degli esclusi fa quasi più impressione del palmarès. Niente premi per Ken Loach, Pedro Almodovar, Elia Suleiman e l'eterno deluso Marco Bellocchio, che masticherà forse amaro ma si può accontentare con la certezza che le sue sono opere che emergono sempre alla distanza, inevitabilmente penalizzate dalla frenesia di un festival che raramente concede ai giurati una seconda visione.

La palma d'oro è andata a The White Ribbon di Michael Haneke, premiato dalla giuria presieduta dalla “sua” Isabelle Huppert, protagonista di La pianista, con cui aveva ottenuto il premio dell'interpretazione femminile proprio a Cannes. A proposito di cinema francese, dopo che l'anno scorso Entre le murs di Laurent Cantet aveva rotto un digiuno da Palma d'oro più che ventennale, stavolta il premio speciale della giuria è andato allo strepitoso Un prophète di Jacques Audiard.

Per il resto, nell'attesa di vedere meglio tutti i film premiati, non possiamo non notare l'oculata distribuzione geografica dei riconoscimenti. Miglior regista il filippino Brillante Mendoza per Kinatay. Premio della giuria per Fish Tank dell'inglese Andrea Arnold e Thirst del vendicativo coreano  Park Chan-Wook, migliore sceneggiatura l'hong-konghese Spring Fever di Lou Ye, migliori attori Charlotte Gainsbourg in Antichrist di Lars Von Trier e Christopher Waltz per Inglourious Basterds di Quentin Tarantino.

Nelle sezioni collaterali, vittoria di Dogtooth di Yorgos Lanthimios nella sezione Un Certain régard e trionfo alla Quinzaine des Réalisateurs per  il canadese Xavier Dolan (classe 1989), che ha ottenuto tre premi per I Killed My Mother: Menzione speciale per La mertitude des choses di Felix Von Groeningen.

 

Premi:

 

Palma d'Oro
Das Weisse Band (Il nastro bianco) di Michael Haneke

Gran Premio della Giuria
Un Prophète (Un profeta) di Jacques Audiard

Miglior Regia
Brillante Mendoza per Kinatay (The Execution of P)

Miglior Sceneggiatura
Lou Ye per Chun Feng Chen Zui De Ye Wan (Spring Fever)

Miglior Interpretazione Femminile
Charlotte Gainsboueg per Antichrist di Lars Von Trier

Miglior Interpretazione Maschile
Christoph Waltz per Inglorious Basterds di Quentin Tarantino


Premio Speciale della Giuria ex equo
Fish Tank di Andrea Arnold

Bak-jwi (Thirst) di Park Chan-Wook

Premio per i meriti alla Carriera
Les Herbes Folles (Wild Grass) di Alain Resnais


Palma d'Oro per il Miglior Cortometraggio
Arena di Joćo Salaviza

Premio Speciale per il Cortometraggio
The Six Doller Fifty Man di Louis Sutherland

 




 
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