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Arsenico e vecchi merletti

di Marco Luceri
  Locandina
Data di pubblicazione su web 14/05/2009  

Sarà per i fortissimi venti di crisi economica che stanno ancora poderosamente soffiando anche sulla malandata Europa che si appresta ad andare al voto, sarà perché anche il cinema (quello delle sale) sta vivendo un anno di contrazione del pubblico, sarà perché anche a Hollywood non se la passano poi così bene, sarà perché Cannes, nonostante tutto, è sempre Cannes... Ecco, sarà quel che sarà, questa 62esima edizione (dal 13 al 24 maggio) del festival cinematografico più blasonato, invidiato e glamour del mondo, sembra, nelle aspettative, riservare poche sorprese e molte (forse appannate) certezze. Scorrendo infatti i titoli e i nomi del programma messo in piedi dall'ineffabile sempiterno Gilles Jacob, si ha la sensazione che anche quest'anno sulla Croisette si riveda sempre lo stesso film (come da una quindicina di anni a questa parte): i grandi nomi a sfidarsi nel Concorso e le novità (se ce ne fossero) a riempire le ambite caselle delle sezioni laterali.

Partiamo allora dalla sezione competitiva e scopriamo che chi la Palma d'Oro l'ha già vinta in passato si ritroverà ad agognarla anche quest'anno. Qualche nome? Quentin Tarantino, che proprio Cannes lanciò giusto 15 anni fa, ci riprova con le sue storie giocose e truculente, infarcite di citazioni e di omaggi ai "maestri" del B-Movie: con Inglorious Basterds stavolta ha messo insieme un vecchio Aldrich (Quella sporca dozzina) e un dimenticato Castellari (Quel maledetto treno blindato). Sorveglieremo sulle capacità di sintesi autoriale tarantiniana. In coda a lui, ma solo per eccesso di riverenza, dovrebbero esserci sia il furetto hongkonghese Johnny To, con Vengeance. sia Sam Raimi con Drag Me to Hell e Terry Gilliam (con The Immaginarium of Doctor Parnassus), a chiudere la presenza americana sulla Croisette.

Non mancherà neanche quest'anno il parruccone di Pedro Almodovar, con la solita Penelope Cruz al seguito, protagonista di Los abrazos rotos. A proposito di autori un po' bolliti, ci saranno anche la rediviva Jane Campion con Bright Star, il superattivo Ang Lee, che con Taking Woodstoock si misurerà niente meno che con il più celebre concerto della storia del rock, fino al vecchio Alain Resnais al cui Les herbes folles chiediamo di non essere così letale come lo era l'ultimo Coeurs (ma si sa, questi vecchi maestri francesi ancora stucchevolmente incensati dai Cahiers bisogna infilarceli sempre dentro al concorso, anche se girano sempre lo stesso film, e sempre peggio, da vent'anni).

Di ben altra pasta dovrebbero essere i film di un bel trio di irregolari: Ken Loach che, abbandonate le questioni sociali e politiche della sua Inghilterra, si butta nel mondo del calcio, raccontando la parabola del campionissimo Eric Cantona; Lars Von Trier, da cui è bene sempre aspettarsi di tutto (soprattutto dopo l'ultimo, geniale Il grande capo), presenta invece una nuova variazione sull'horror filosofico: Antichrist; mentre Michael Haneke promette una pellicola di raggelante crudeltà, con Das weisse band. Chissà se la presidente di giuria e campionessa di ermetismo Isabelle Huppert strizzerà l'occhio per lui, a cui deve molto.

Massiccia la presenza degli orientali con nomi di spicco come il coreano Park Chan-Wook con Bak-Jwi e il maestro Tsai Ming-Liang, che tradendo probabilmente Marco Muller e Venezia, arriva a Cannes con un film (Visage) ricco di attori francesi (da Laetizia Casta a Jeanne Moreau, da Fanny Ardant al redivivo Jean-Pier Léaud): sarà così ruffiano da presentarsi come un nuovo Truffaut dagli occhi a mandorla?

Per l'Italia, dopo la sbornia dell'anno scorso, dove grazie ai premi vinti da Il divo e Gomorra sembrò che il grande cinema italiano fossero ritornato ai fasti di un tempo (basterebbe vedere l'assai deludente stagione 2008-09 per farci ricredere), ritroviamo Marco Bellocchio, uno dei pochissimi "vecchi" autori che non sono stati travolti dalle prurigini della senilità sonnacchiosa: Vincere, questo il titolo (beffardo, certo) del suo film, che recupera la violenta passione di un giovane Mussolini per una donna difficile ed enigmatica. Il ritratto del futuro duce, a quanto dice il regista piacentino, sarà quello di un uomo truce e spietato. Ovvio, si dirà. Beh, non tanto, a quanto pare, nell'italietta di oggi.

Il film che aprirà il festival, in assenza di mega-produzioni hollywoodiane, sarà il decimo cartone animato della premiata ditta Pixar-Disney di John Lasseter (che quest'anno sarà Leone d'Oro alla Carriera alla Mostra di Venezia): Up, la storia di un vecchio pensionato che realizza il sogno di partire per l'America Latina grazie a dei palloncini che trasformano la sua casa in una piccola mongolfiera carica di sogni, sembra promettere bene: pare che Carl, il settantottenne protagonista del cartoon, abbia un modello in Spencer Tracy.

Un indispettito Francis Ford Coppola è finito ad aprire la sezione Quinzane des Réalisateurs, ma potrebbe non essere un male, anzi: il film indipendente a basso budget (come agli inizi della sua carriera) che ha realizzato, Tetro, potrebbero dare una ventata di vitalità a un vecchio elefante avanti negli anni, e rendere ancor più interessante una sezione che (insieme alla Semaine de la Critique), fuori dal blasone del tappetino rosso, per tradizione riserva sempre il meglio; da tenere d'occhio infatti saranno il simil-porno Humpday della brava ragazza terribile Lynn Shelton, Ne change rien (bio-pic sulla raffinata attrice e cantante Jeanne Balibar) di Pedro Costa e La Terre de la Folie del super indipendente Luc Moullet.

Il resto, e soprattutto le sorprese, come sempre succede nei festival, e quindi ancor di più a Cannes, vanno ricercate tra le altre decine di titoli che passeranno sugli schermi. Non farlo risulterebbe eticamente disdicevole, soprattutto in tempi di crisi. Il manifesto di quest'anno, con la Monica Vitti de L'avventura (Antonioni, 1960) che si sporge a guardare un paesaggio anonimo e misterioso, sta lì a ricordarcelo.

 

62° Festival di Cannes 2009
cast cast & credits
 




 








 
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