Il latte amaro della violenza
Tutto è infatti apparentemente semplicissimo in questa storia non detta (il film ha il grande merito di essere parlato pochissimo), che si affida all'espressività attonita della protagonista Magaly Sollier e ad una tecnica di ripresa che non risparmia accentuazioni grottesche più esplicite di qualunque discorso.
Portata da un zio ad una visita medica nella lontana capitale, rivela nella sua vagina una patata, una sorta di scudo messo a protezione della sua verginità. Il rifiuto di levarla coincide con l'ossessione per un degno funerale alla madre a cui resta legata da un morboso rapporto di dipendenza. La necessità di guadagnare i soldi per il funerale la porterà nella capitale (al servizio di una bizzarra signora) dove a poco a poco la prigione difensiva che si è costruita si apre a piccoli spiragli, fino alla maturazione che la porterà a decidere di togliere lo "scudo" e ad aprirsi, finalmente, ad una vita normale. Il sorgere della fiducia nei confronti del giardiniere della villa e l'inizio di un dialogo personale fatto attraverso piccole conoscenze comuni di elementare botanica è tra le cose più belle del film, come l'impercettibile trasformazione di questa fiducia in amore.
Inevitabilmente meno toccato dalla grazia il film nelle sue parti più esplicite, quali il caricaturale dispendio per cerimonie nuziali e la tragica spersonalizzazione del rito collettivizzata da una speculazione commerciale senza gusto e senza scrupoli.
Il canto di Paloma
Claudia Llosa
Cast & credits
Titolo
Il canto di Paloma |
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Origine
Spagna, Perù |
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Anno
2009 |
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Durata
94' |
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Formato
35 mm |
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Colore | |
Autori
Claudia Llosa |
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Regia
Claudia Llosa |
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Interpreti
Megaly Solier (Fausta) Susi Sanchez (Aida) Efrain Solis (Noé) Marino Ballon (Zio Lucido) Antolin Prieto (Figlio di Aida) Barbara Lazon (Perpetua) |
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Produttori
OBERÓN CINEMATOGRÁFICA, VELA PRODUCCIONES, WANDA VISIÓN S.A. |
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Scenografia
Susanna Torres, Patricia Bueno |
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Costumi
Ana Villanueva |
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Sceneggiatura
Claudia Llosa |
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Montaggio
Frank Gutiérrez |
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Fotografia
Natasha Brier |