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Un monito alla vigilanza

di Sara Mamone
 
Data di pubblicazione su web 15/02/2009  

Il ritratto collettivo della Germania di oggi, fatto attraverso le voci libere di 13 registi è ben più che un film e come tale va visto. Non può esserci una linea stilistica comune nella dichiarata e programmatica  libertà creativa di ciascun artista  e infatti la memoria, la sensibilità e il gusto di ciascuno sono liberi di selezionare gli episodi da conservare nel proprio archivio.

Germania ’09 è la frammentata riflessione su una patria culturale, su una storia collettiva e, soprattutto, senza alcun velo, l’omaggio dei giovani registi di oggi ad uno dei momenti più nobili del cinema tedesco, quello in cui talenti come Fassbinder, Klughe, Schloendorff, sostenuti dal sindacato tedesco dei registi, diedero vita ad uno dei più espliciti esempi di cinema politico, anzi più direttamente di intervento politico attraverso il cinema, quello in cui un film, collettivo anch’esso, diede il sigillo ad un’intera epoca: Germania in autunno indicherà da allora quel tragico momento in cui il terrorismo aveva aperto nuove ferite in un paese che ancora faticava ad assumere le responsabilità del nazismo e che combatteva questo terrorismo con armi non sempre ortodosse.


Il rapimento e l’uccisione dell’industriale tedesco Schleier per opera della Rote Armée Fraction capitanata da Hans Baader, Ulrike Meinhof e Gudrun Ensslin, poi “suicidati” in carcere, aveva fatto tremare più di un tedesco, il sospetto di una limitazione pretestuosa delle libertà individuali aveva dato al sindacato cinematografico e ai suoi artisti il desiderio e la forza di un impegno militante: fu un film memorabile che non solo diede il sigillo a quegli anni ma che, soprattutto attraverso lo sconvolgente episodio di Fassbinder, mise in luce, per la prima  volta e con un’intensità che ne avrebbe fatto un pioniere, le squassanti conseguenze del clima pubblico nella vita privata dell’artista.

Oggi non mancano le sfide, ma il clima è diverso e la Germania ha fatto con serietà qualche conto col suo passato, l’Ovest e l’Est Tedesco si stanno riavvicinando e, più che un allarme, il film suona come un monito alla vigilanza. E suona anche, e con questo ci piace chiudere le nostre corrispondenze berlinesi, come un omaggio che il festival si offre, un augurio che la cinematografia tedesca, finalmente  assai presente nella selezione dopo tanti anni possa presto raccogliere, anche artisticamente, i frutti del suo impegno.  Arrivederci.







Deutschland 09
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