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Un noir attraversato dalla Storia

di Sara Mamone
 
Data di pubblicazione su web 09/02/2009  

Grande ammiratore dello scrittore di noir James Lee Burke, Bertrand Tavernier ha deciso di regalargli questa sua prima produzione americana dirigendo il suo romanzo In the electric mist all’insegna di una fedeltà che lo ha allontanato dalla tentazione di trasposizioni e interpolazioni (nell’81 aveva trasformato Pop 1280 di Jim Thompson in Coup de Torchon ambientandolo negli anni ’30 nel Senegal francese). Ma Burke “ha una voce speciale tra gli scrittori di film noir” secondo il regista che dichiara “se fossi stato capace di trasportarlo in Francia lo avrei fatto”. Non essendone “capace”, cioè riconoscendo alla storia un radicamento ineludibile, ne ha accentuati ancor più i tratti pertinenti affidando al più americano dei “duri” di oggi il ruolo protagonista: Tommy Lee Jones è Dave Robicheaux, detective maturo e sfibrato che vive taciturno la sua vita diviso tra gli affetti di una moglie dolce e paziente e di una figlia adottiva non ancora adolescente e il suo lavoro. Oltreché, naturalmente, i suoi fantasmi.

La trama è abbastanza complessa e, nonostante le forti tinte, non particolarmente significativa: il detective è sulle trace di un serial killer che uccide con ferocia inaudita giovani donne e, mentre torna da un giro investigativo, conosce la star hollywoodiana Elrod Sykes giunta da quelle parti per girare un film finanziato dall’ingombrante boss mafioso Baby feet (un John Goodman drasticamente ridotto dalle diete ma sempre dominatore dello spazio dello schermo). Il divo, dal cervello completamente fumato, racconta di aver visto nella palude il cadavere decomposto di un negro incatenato. Un doloroso e irrisolto caso di tanti anni prima si affaccia alla mente dell’investigatore e, insieme, l’intuizione di un sotterraneo possibile legame tra l’antico e i nuovi delitti. Mentre le tessere del mosaico in qualche misura si vanno ricomponendo avvicinando l’investigatore alla soluzione, l’assassino, simmetricamente, si avvicina alla famiglia del detective. Il rapimento finale della figlia e l’uccisione del criminale segnano la fine della vicenda.

Niente di tutto questo, evidentemente, interessa Tavernier, che non ha certo scelto quest’opera di genere per la sua trama, ma per il suo stile nebbioso e paludoso, per questi esterni che si prestano meravigliosamente a rendere il clima di un’anima o, forse, ben di più. Forse di un intero paese? E infatti la grande Storia, quella che da sempre interessa il regista francese attraversa, letteralmente, il film, nella figura ossessiva del generale John Bell Hood e dei suoi reduci, annidati apparentemente nel brumoso bosco che fa da scena ai delitti e annidati realmente nell’anima e nella coscienza americana. Nel dialogo ininterrotto con lui, Robicheaux trova la forza e la tenacia per continuare il suo durissimo mestiere e alla fine (forse, risolti i casi con un atto di giustizia), per liberarsi dei suoi fantasmi e accettare, chissà, la piena dolcezza di una vita di normali affetti, cioè della vita.

Che il film sia bello non c’è dubbio (Tavernier non può fare film brutti). Vorremo però rivederlo a mente sgombra, senza gli inevitabili fantasmi e le accelerazioni cinefiliche che un festival comporta. Vorremo vederlo con tempi lenti e lo spazio emotivo sgombro . Presto, speriamo, in sala.















In the electric mist (Nella nebbia elettrica)
cast cast & credits
 


 




 
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